Un patto di buon vicinato, da Delpini una chiamata generale

Nel primo Discorso alla Città da lui pronunciato nella Basilica di Sant’Ambrogio alla vigilia della festa del Patrono, l’Arcivescovo propone un’alleanza tra cittadini e istituzioni per costruire un nuovo modello di convivenza civile

Mons. Mario Delpini. Sotto, il Presidente Mattarella

“Voglio formulare a nome della comunità cristiana e della Chiesa ambrosiana l’intenzione di proporre un’alleanza, di convocare tutti per mettere mano all’impresa di edificare in tutta la nostra terra quel buon vicinato che rassicura, che rasserena, che rende desiderabile la convivenza dei molti e dei diversi, per cultura, ceto sociale e religione”. È la proposta lanciata da monsignor Mario Delpini nel suo primo Discorso alla città pronunciato nella basilica di Sant’Ambrogio, il 6 dicembre, alla vigilia della festa del patrono. Davanti alle autorità civili, religiose, militari ed economiche, l’Arcivescovo indica un modello di convivenza civile e di città esigente, che riguarda non solo le istituzioni, ma ogni persona. Una proposta “rivoluzionaria” nella sua quotidianità, che cambierebbe non poco il volto della società e il modo di vivere di ciascuno. Con parole immediate e positive, che non si nascondono le fatiche del vivere, i problemi anche complessi, ma che indicano un cammino di speranza.

Un Discorso (“Per un’arte del buon vicinato” è il titolo) che affonda le radici nella figura di Ambrogio e nella storia della Chiesa e della società ambrosiane per proporre “il nostro impegno per questo patto di buon vicinato”, ispirato al magistero di papa Francesco.

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