(Strasburgo) Prudente apertura di credito, con estrema circospezione, verso i nuovi padroni della Siria. Soldi e armi all’Ucraina perché “c’è in gioco la sicurezza di tutta l’Europa”. Ue “fortezza” sulla questione migratoria. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, spiega in estrema sintesi le prossime sfide e gli scenari che l’Unione ha di fronte. Lo fa a Strasburgo, alla vigilia del Consiglio europeo che riunirà il 19 dicembre, a Bruxelles, i 27 capi di Stato e di governo: una giornata per discutere di migrazioni, Ucraina, Medio Oriente, resilienza e preparazione alle crisi.
Capitolo Siria. La parola pace appare un paio di volte – quasi di straforo – nella visione della Von der Leyen. Si concentra su altri temi, peraltro di massima rilevanza. “La caduta di Bashar al-Assad è una liberazione per il popolo siriano. Abbiamo tutti visto le strazianti immagini provenienti dalle prigioni di Assad, dove tanti innocenti sono stati detenuti, torturati e uccisi. Assad aveva costruito un intero sistema di prigioni sotterranee. Questo era il vero volto del regime. Per questa ragione tanti siriani sono invasi dalla gioia. Dopo decenni la speranza è tornata in Siria”. Il caso-Siria è tutto da scoprire, però. E potrebbe riservare brutte sorprese. Da una parte risulta come una sconfitta dello stesso Assad e del suo alleato Putin. Un ruolo nella partita l’ha giocato la Turchia guidata da un altro autocrate, Erdogan (dal quale si è recata il 17 dicembre la stessa Von der Leyen, portando in dote un altro miliardo per affrontare l’emergenza profughi). Ed è sempre quell’Erdogan che nega le libertà nel suo Paese e che reprime i curdi con la violenza…
Rimanere a Damasco. “L’Ue ha sempre mantenuto una presenza diplomatica a Damasco per supportare chi aveva bisogno, rispettando però il principio di nessun contatto e nessun finanziamento al regime di Assad. Ma ora la nostra presenza assume una dimensione diversa. Intensificheremo i nostri contatti diretti con Hts”, i ribelli siriani che hanno cacciato Assad conquistando Damasco, “e le altre fazioni”. Quindi precisa: “Se ci sta a cuore il futuro della Siria dobbiamo essere lì sul campo”. Tratteggia dunque un nuovo impegno umanitario e cita persino un possibile e futuro aiuto per la ricostruzione.
Questione rifugiati. “In Medio Oriente l’Ue deve impegnarsi. Sono appena tornata dalla Giordania e dalla Turchia, dove ho discusso di come possiamo lavorare insieme per la stabilità della regione”. La caduta di Assad ha restituito la speranza a molti siriani fuggiti dal Paese negli ultimi anni: alcuni hanno iniziato a tornare in Siria. Ma non ci sono garanzie che la situazione evolverà in modo democratico e pacifico, infatti le agenzie Onu dicono che i rischi permangono. “Quindi, mentre tutti i rifugiati hanno il diritto di tornare, questo deve essere volontario, sicuro e dignitoso”.
Sostegno ferreo. Von der Leyen prosegue la sua analisi ponendo in rapporto la situazione siriana con quella ucraina. “La caduta di Assad è un racconto ammonitore sui limiti della forza della Russia”. Lascia intendere che Putin abbia perso, per ora, sul fronte mediorientale. Resta drammaticamente aperto il fronte europeo. “Dopo tre anni di guerra totale, la Russia non è riuscita a spezzare la resistenza dell’Ucraina. Ma ora Putin ci sta provando più duramente che mai, con nuove armi, truppe dalla Corea del Nord e una nuova ondata di attacchi alle infrastrutture energetiche. La sua strategia è chiara: sta cercando di fare progressi sul campo per terrorizzare il popolo ucraino. Quindi, rafforzare l’Ucraina in questo momento non è solo un imperativo morale, è anche un imperativo strategico”. Dunque “sostegno ferreo” a Kiev.
Soldi per la “resistenza”. I numeri si rincorrono: nel 2025 l’Ue verserà 13 miliardi di euro all’Ucraina, inoltre da gennaio si comincerà a inviare la parte del prestito del G7, finanziata con i proventi delle attività russe immobilizzate, per una cifra di 18 miliardi di euro. “Questo darà all’Ucraina stabilità economica e finanziaria fino alla fine del 2025 e libererà spazio fiscale per l’acquisto di attrezzature militari”. Fondi che, indirettamente, alimenteranno la resistenza bellica contro l’invasore. “Dobbiamo continuare a sostenere politicamente gli ucraini. Hanno compiuto enormi progressi verso l’adesione alla nostra Unione. Gli ucraini – dice la presidente della Commissione – stanno lottando per il loro futuro e per quello della nostra Europa. La bandiera dell’Ucraina infine sventolerà nel cuore della nostra Unione”.
Migrazioni: nulla di nuovo. Sul versante migratorio la direzione che si va rafforzando è quella securitaria. Non un accenno a un possibile approccio inclusivo, non una progettualità rispetto all’emergenza demografica e lavorativa in Europa che richiederebbe giovani risorse da Paesi terzi (come sta cercando di fare la Spagna). La Commissione sposa la linea della paura: la prospettiva si concentra sui rimpatri (compresa la ridefinizione di “Paesi sicuri” e la realizzazione di hub esterni all’Ue, in barba al diritto internazionale e alla sicurezza di chi, per ragioni diverse, è forzatamente costretto a emigrare), soldi a Erdogan perché trattenga i profughi siriani e mediorientali, stop al diritto di asilo in diversi Paesi in funzione anti russa e anti bielorussa. Su questa strada Von der Leyen non nasconde ai avere il supporto politico di gran parte dei governi europei.