Von der Leyen supera l’esame di Strasburgo. Ma la sua maggioranza si è ristretta

Il Parlamento europeo ha dato il via libera al Collegio dei commissari. Emiciclo diviso in due e probabile cammino a ostacoli dell'Esecutivo. Tre le priorità programmatiche enunciate a Strasburgo dalla politica tedesca: innovazione, decarbonizzazione, sicurezza. In secondo piano, almeno apparentemente, armi a Kiev, migrazioni, Balcani e demografia

(Photo European Parliament)

Von der Leyen ottiene dall’Europarlamento il voto di fiducia alla sua Commissione, che così entrerà in carica il prossimo 1° dicembre. Ma la “maggioranza Ursula” appare risicata, indebolita dalle diatribe – e da parecchie defezioni – tra i gruppi politici che la dovrebbero sostenere (benché la politica tedesca abbia un solido sostegno da parte dei 27 capi di Stato e di governo che l’avevano designata a giugno per succedere a se stessa).

Maggioranza di stretta misura. L’emiciclo di Strasburgo mercoledì 27 novembre si è dunque espresso a favore del Collegio, dopo aver svolto le audizioni ai singoli commissari, promuovendoli tutti. Von der Leyen ha ottenuto 370 voti favorevoli (la maggioranza era di 361), 282 contrari e 36 astenuti. Hanno votato 688 eurodeputati su 720 membri dell’aula. A luglio Von der Leyen aveva avuto dagli eurodeputati una fiducia più ampia, con 401 voti. Anche rispetto alle precedenti Commissioni, la maggioranza questa volta è proprio minima e segnale di malessere. Nelle dichiarazioni di voto è emerso il sì convinto del Ppe; sì, con alcune defezioni, da Socialdemocratici, Liberali e Conservatori (non tutti); divisi i Verdi, no dalle destre (Europa delle nazioni sovrane, Patrioti per l’Europa) e dalla Sinistra. Singoli deputati o delegazioni nazionali hanno votato diversamente dalle indicazioni del proprio gruppo politico.

“Amo l’Europa della libertà”. Nel discorso che ha preceduto la votazione, Ursula von der Leyen ha sostenuto che “innovazione, decarbonizzazione, sicurezza” sono i tre pilastri attorno ai quali si impegnerà, con gli altri 26 commissari, nei prossimi cinque anni. La presidente ha fatto riferimento ai valori di fondo dell’Unione e ha citato le sfide che la attendono, fra cui la guerra in Ucraina (anche se l’argomento non è stato in primissimo piano, come nelle uscite pubbliche precedenti, e si è parlato meno di risorse e armi a Kiev), le instabilità geopolitiche, il cambiamento climatico, la concorrenza economica di Usa e Cina. Dopo aver fatto alcuni riferimenti alla storia e alle motivazioni cardine dell’integrazione europea, ha detto che la “libertà non è gratuita”, bensì richiede “scelte difficili, significa investire massicciamente nella nostra sicurezza e prosperità. E soprattutto chiederà di rimanere uniti e fedeli ai nostri valori, trovando il modo di lavorare insieme e superare la frammentazione”. “Lottare per la libertà ci unisce come europei, per me questa è la ragion d’essere della nostra Unione. Questa è l’Europa che amo e questa è l’Europa a cui la mia Commissione si dedicherà sempre”.

Bussola della competitività”. Ricollegandosi a queste osservazioni, Von der Leyen ha sottolineato: “La nostra libertà e sovranità dipendono più che mai dalla nostra forza economica. La nostra sicurezza dipende dalla nostra capacità di competere, innovare e produrre. Il nostro modello sociale è in relazione a un’economia in crescita mentre affronta il cambiamento demografico”. A tale riguardo la presidente ha annunciato che la “prima grande iniziativa della nuova Commissione sarà una Bussola della competitività”, realizzata “sui tre pilastri del rapporto Draghi. Il primo è colmare il divario di innovazione con gli Stati Uniti e la Cina. Il secondo è un piano congiunto per la decarbonizzazione e la competitività. Il terzo è aumentare la sicurezza e ridurre le dipendenze”. Sulla base di questi principi, “questa dovrà essere una Commissione per gli investimenti per la transizione verde, digitale e sociale”.

Migrazioni: sovranità e solidarietà. “Vogliamo tutelare la qualità della vita degli europei, in tutta Europa”. Nel suo discorso all’Europarlamento Ursula von der Leyen ha toccato diversi punti: dall’economia alla sicurezza, dalle migrazioni al Green Deal. Non ha mancato di fare alcuni riferimenti alla vita dei cittadini, ha lasciato intendere che occorre un bilancio adeguato alle sfide in atto, senza tacere una possibile riforma dei trattati. “Dobbiamo affrontare le sfide che le regioni si trovano ad affrontare, dai cambiamenti demografici al cambiamento climatico, fino alla necessità di infrastrutture moderne”, ha detto. “Questo tocca il cuore della libertà, perché per molte persone libertà significa scegliere dove vivere, lavorare e studiare. Scegliere se crescere la propria famiglia in un’altra parte d’Europa o dove sono cresciuti. Come ha detto Enrico Letta: ‘la libertà di restare’. Voglio che le regioni e le comunità abbiano il controllo del proprio destino e che possano contribuire a plasmare le nostre politiche. Questo è il compito della coesione e delle riforme che ho affidato, come vicepresidente esecutivo, a Raffaele Fitto”. In un altro punto del suo intervento ha dichiarato: “Sin dall’inizio del mio primo mandato, ho promesso un approccio alla migrazione che fosse sia equo che rigoroso. Un approccio che garantisse sovranità e solidarietà. Con regole più severe ma anche maggiori garanzie per i diritti individuali. Inoltre opereremo per aprire percorsi legali per le migrazioni”.

L’interesse dei cittadini. Dopo il voto dell’aula, la presidente del Parlamento, Roberta Metsola, ha sottolineato che gli eurodeputati hanno svolto, nella procedura di elezione della Commissione, “il compito di controllo democratico”, aggiungendo che si tratta ora “di lavorare con fiducia reciproca” nell’interesse dei cittadini che “si attendono risultati e risposte” in vari ambiti, fra cui il costo della vita, la sicurezza, l’energia, il lavoro.

Quali prospettive? Il magro bottino di voti e le divisioni tra gli stessi gruppi politici che affermano di sostenerla, lasciano intravvedere un percorso a ostacoli per il bis di Von der Leyen. L’aria che tira in Europa ha un forte accento nazionalista; la guerra in Ucraina sembra non finire; gli Usa di Trump e la Cina neocolonialista appaiono sempre più come concorrenti e non certo come partner economici e geostrategici. Senza contare le altre minacce alla pace – e quindi alla stabilità e alla cooperazione internazionale – che giungono da Medio Oriente, Russia, Africa. Von der Leyen afferma di puntare su un “centro” politico pro europeo, che ruota attorno ai Popolari; ma Socialdemocratici e Liberali, che pur la sostengono, le imputano di aver allargato la maggioranza agli anti europeisti Conservatori. Certamente i fronti aperti sono innumerevoli e Von der Leyen ritiene di essere – al momento – l’unica figura capace di tenere insieme i governi dei Paesi membri e la parte dell’Eurocamera che ancora crede nell’Ue. Forse è questa la sua forza

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