Economia: avanti adagio, se Putin e Trump non tagliano la strada all’Europa

Illustrato a Bruxelles da Paolo Gentiloni il documento della Commissione che riporta i dati – e le previsioni – fondamentali delle economie dei Ventisette fino al 2026. Non mancano i segnali positivi (occupazione, inflazione), benché ancora deboli. Molti i rischi dietro l’angolo: conflitti, instabilità geopolitiche, dazi e guerre commerciali. Germania in recessione, Pil italiano in frenata

(Foto Commissione europea)

Qualche elemento positivo, diverse “incertezze” con le quali fare i conti, seri rischi dietro l’angolo. La Commissione europea ha presentato venerdì 15 dicembre le Previsioni economiche d’autunno, con uno scenario temporale che si spinge fino al 2026. Illustrate dal commissario all’economia Paolo Gentiloni (di fatto alla sua ultima apparizione pubblica come componente del Collegio), queste Previsioni portano la firma di un Esecutivo in uscita, che entro due settimane dovrebbe lasciare il posto alla nuova squadra di Ursula von der Leyen. Non a caso la prudenza nelle analisi appare come uno dei fili conduttori dell’ampio documento.

Sfide strutturali e incertezza. “L’economia europea si sta lentamente riprendendo”, è il primo, generale elemento positivo. “L’inflazione continua ad attenuarsi, i consumi privati ​​e la crescita degli investimenti riprendono, la disoccupazione è contenuta, la crescita è destinata ad accelerare gradualmente nei prossimi due anni”. Paolo Gentiloni, però, subito aggiunge: “Tuttavia, le sfide strutturali e l’incertezza geopolitica pesano sulle nostre prospettive future”. “Gli Stati membri dovranno percorrere una strada stretta per ridurre i livelli di debito e sostenere la crescita, aiutati dal nuovo quadro di governance economica e dalla continua attuazione di NextGenerationEu”. Gentiloni specifica: “Guardando al futuro, è fondamentale rafforzare la nostra competitività attraverso investimenti e riforme strutturali”. E i rischi? Quelli derivanti dai possibili dazi prospettati dal nuova presidente Usa Trump e dalla guerra commerciale minacciata dalla Cina; quelli relativi alle ricadute economiche dei conflitti in corso, fra cui il lievitare la bolletta energetica; la necessità o la scelta – dalle conseguenze sottostimate – di spendere di più per la sicurezza e a favore dell’industria bellica, spostando risorse e investimenti dalla ricerca, dall’innovazione e dalla competitività, in un’Europa – come ha avvertito Mario Draghi – che “rischia il declino” economico. E non solo.

Qualche numero. Per restare ai numeri offerti da Gentiloni, la Commissione prevede una crescita del Pil nel 2024 pari allo 0,9% nell’Ue27 e allo 0,8% nell’area dell’euro. Si ritiene che l’attività economica accelererà all’1,5% nell’Ue e all’1,3% nell’area dell’euro nel 2025, e all’1,8% nell’Ue e all’1,6% nell’area dell’euro nel 2026. Quindi il commento: “Dopo aver ripreso a crescere nel primo trimestre del 2024, l’economia dell’Ue ha continuato a espandersi nel secondo e terzo trimestre a un ritmo costante, seppur moderato”. Gentiloni ha accennato a una “crescita dell’occupazione e una ripresa dei salari reali”, benché “i consumi delle famiglie sono stati frenati” dal costo della vita e da “una maggiore incertezza a seguito della ripetuta esposizione a shock estremi”, guerre in primis. Le famiglie hanno dunque preferito “risparmiare una quota crescente del loro reddito”. “Allo stesso tempo, gli investimenti hanno deluso, con una contrazione profonda e generalizzata nel 2024 nella maggior parte degli Stati membri”. Ora però “la moderazione dei consumi sembra allentarsi”. Con il progressivo calo dell’inflazione e la graduale ripresa del potere d’acquisto dei salari e il calo dei tassi di interesse, “i consumi sono destinati a espandersi”. Inoltre l’impulso del Recovery and Resilience Facility e di altri fondi Ue determineranno “un aumento degli investimenti pubblici”.

Inflazione, occupazione, deficit. Dalle Previsioni economiche emergono altri elementi oggettivamente positivi. Anzitutto l’inflazione complessiva nell’area dell’euro e nell’Ue dovrebbe rallentare. Secondo elemento: il mercato del lavoro resterà “forte, con una disoccupazione ai minimi storici” (salvo alcuni Paesi e regioni storicamente segnate dalla disoccupazione). Terzo elemento: il deficit rispetto al Pil è in calo grazie al consolidamento fiscale. Il rapporto debito/Pil dovrebbe invece aumentare, dall’82,1% nel 2023 fino all’83,4% nel 2026.

Russia, Usa, Cina… Come sempre la Commissione segnala, nelle sue Previsioni, accanto ai segnali positivi i rischi, spesso “sistemici”. “Incertezza e rischi al ribasso per le prospettive sono aumentati”, vi si legge. “La prolungata guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e l’intensificarsi del conflitto in Medio Oriente alimentano rischi geopolitici e rischi per la sicurezza energetica”. “Un ulteriore aumento delle misure protezionistiche da parte dei partner commerciali”, e qui il riferimento indiretto è agli Usa di Trump, “potrebbe sconvolgere il commercio globale, gravando sull’economia aperta dell’Ue”. Sul fronte interno, “l’incertezza politica e le sfide strutturali nel settore manifatturiero potrebbero comportare ulteriori perdite di competitività e gravare sulla crescita e sul mercato del lavoro”. Inoltre, ritardi nell’attuazione dei Pnrr potrebbero intralciare la ripresa.

Italia: Pil, stima tagliata. Venendo più puntualmente all’economia italiana le stime non sono rosee. La crescita del Prodotto interno lordo nel 2024 dovrebbe attestarsi allo 0,7% (nelle Previsioni di maggio era allo 0,9%). Nel 2025 il Pil dovrebbe risalire all’1,0% e all’1,2% nell’anno ancora successivo. Male il debito pubblico: la Commissione prevede il dato al 136,6% per quest’anno, e una significativa risalita al 138,2% rispetto al Pil nel 2025, per toccare il 139,3% nel 2026. Nessuna positiva inversione di tendenza, dunque, per il debito pubblico. Il deficit rispetto al Pil dovrebbe calare dal 3,8 di quest’anno al 3,4 del prossimo e toccare il 2,9 nel 2026. L’inflazione è data all’1,1 quest’anno, all’1,9 nel 2025 e all’1,7 nel 2026. Dato interessante, invece, per il tasso di disoccupazione: 6,8% quest’anno, 6,3 nel 2025 e 6,2 nel 2026.

Gli altri Paesi: se la Germania frena… Uno sguardo ai dati degli altri Paesi aggiunge qualche punto interrogativo in più sul futuro, soprattutto per lo stallo della “locomotiva” tedesca. La Germania quest’anno chiuderà in recessione: -0,1% il dato riguardante il Pil. Come sempre dalla Germania ci si aspetta che faccia da traino alle altre economie del continente.Il Pil tedesco dovrebbe invece riprendersi progressivamente, segnando un +0,7% nel 2025 e toccare l’1,3 nell’anno successivo. Bene invece il dato tedesco sulla disoccupazione, tendenzialmente poco sopra al 3%, così come il rapporto deficit/Pil al 2,2 quest’anno. Per la Francia il Pil è dato quest’anno all’1,1%, allo 0,8% l’anno prossimo, per risalire all’1,4 nel 2026. Male il deficit (attorno al 6%) e pure il debito (112,7%). La Spagna mostra numeri positivi: Pil al 3,0% quest’anno e al 2,3 nel 2026; deficit al 2,6 quest’anno, debito poco sopra il 100%. Il punto debole della Spagna rimane invece la disoccupazione, che quest’anno sarà dell’11,5%. Pil positivo per la Polonia: 3,0% quest’anno, 3,6 il prossimo anno e 3,1 nel 2026. Deficit inferiore al 3% e debito stabile attorno al 54%.

 

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