“Noi per fortuna non abbiamo subito danni materiali perché abitiamo a Valencia Capital ma nei quartieri colpiti dall’onda della pioggia, la gente ha perso tutto, tutto, tutto”. Con voce rotta da commozione e pianto, Ana Victoria Gòmez Dìaz, della comunità dei focolari di Valencia, racconta al telefono come la città sta vivendo queste ore difficilissime in cui si sta facendo la conta dei morti rimasti ancora sotto acqua e fango e dei danni. “Ci sono quartieri della città ancora irraggiungibili. I volontari riescono ad arrivare lì solo a piedi o in bicicletta. Nei supermercati non c’è niente. Noi andiamo avanti con quello che avevamo comprato prima dell’alluvione ma non sappiamo fino a quando l’acqua e le cose surgelate ci basteranno. Ma almeno abbiamo una casa. C’è gente che ha perso tutto”, a questo punto Ana si ferma. Fa fatica a parlare. Racconta poi di una famiglia amica che si trova in un quartiere della città completamente sommerso dalla piena. “Stiamo cercando di aiutare in vari modi. Noi per esempio abbiamo messo a disposizione la lavatrice per pulire i vestiti intrisi di acqua e fango”.
Valencia è una città sotto choc, immersa non solo nell’acqua ma anche nel dolore per le centinaia di morti. Il parroco della chiesa di San Jorge, a Paiporta, Gustavo Riveiro, mostra un Cristo recuperato dall’acqua, “la sua immagine con il volto pieno di fango ci ricorda gli oltre cento morti di Paiporta, il numero delle persone scomparse non ancora quantificabile, e le loro famiglie”. “E’ questa la vera tragedia, quella delle persone che hanno perso la vita. Tutto il resto verrà recuperato quando possibile, e se possibile…”.
Il pensiero di Ana va al giorno dell’alluvione. “Ricordo che c’era un vento fortissimo. Poi all’improvviso il cielo si è oscurato”. Sono bastati 10 minuti per scatenare l’inferno. Probabilmente, vendendo quel cielo nero, molti sono scesi nei garage per portare via le macchine ed è così che sono rimasti bloccati nella furia delle acque e sono morti.
Domenica è stata per Valencia un giorno di lacrime e rabbia. Lacrime per le vittime. E mentre in cattedrale si prega per le vittime e si raccolgono fondi per gli aiuti, l’arcivescovo di Valencia, mons. Enrique Benavent, ha visitato le località di Paiporta, Picanya e Aldaia. Il giorno prima, sabato, aveva visitato i quartieri di La Torre e Castellar. Gli spostamenti avvengono man mano che si ripristinano le vie di accesso alle aree colpite. Ma domenica è stato anche il giorno della rabbia. A Paiporta il re Felipe e la regina Letizia, il premier Sanchez e il presidente della comunità valenciana Mazon – in visita alle zone alluvionate – sono stati fortemente contestati dalla popolazione. Alcune persone hanno anche lanciato fango. Ma nonostante le forze dell’ordine sconsigliassero ai reali di proseguire per motivi di sicurezza la visita, loro hanno continuato a fermarsi con la folla e a parlare con le persone, condividendo il loro dolore. Bisogna “comprendere la rabbia e la frustrazione” delle persone colpite dalle inondazioni, ha detto il re Felipe. “La gente è arrabbiata”, spiega Ana. “Ci sono delle responsabilità – spiega – che andranno sicuramente chiarite da parte delle autorità politiche. C’è anche disorganizzazione nella gestione dei soccorsi e degli aiuti. Ma non è questo il momento delle polemiche”.
Rispetto poi alle scene di sciacallaggio che si sono viste nei negozi, Ana commenta: “è vero. È successo. Purtroppo in queste situazioni, viene fuori il meglio e il peggio di una società. Ma è anche vero che il buono è sicuramente più forte”. Ana racconta dei giovani che fin dalle primissime ore si sono mobilitati per aiutare le persone più colpite. “Erano le 8 di mattina ed ero uscita di casa”, racconta Ana. “E’ allora che ho visto questi giovani per strada. Erano tanti. Avevano scarponi ai piedi e pale nelle mani. Si sono organizzati da soli. Sono stati i primi ad andare ad aiutare le persone, casa per casa, secchio dopo secchio… Sporchi di fango fino alle braccia, sono loro, sono questi giovani il ‘volto’ più vero di questa tragedia. Ci hanno dato a tutti una lezione di amore, solidarietà, empatia. Un messaggio di speranza”.
Non mancano anche all’interno della Chiesa le manifestazioni di solidarietà che arrivano da tutta la Spagna e a livello internazionale. A Valencia, la Cattedrale farà una donazione di 150.000 euro. Anche le Diocesi spagnole hanno dato il loro aiuto attraverso Caritas Valencia. Aiuti stanno arrivando anche dal vicino Portogallo tramite il cardinale Américo Aguiar.