Il futuro della “martoriata” Ucraina dovrà purtroppo necessariamente fare i conti anche con le persone rimaste gravemente ferite sul fronte o a causa della guerra. Secondo le statistiche ufficiali, in Ucraina, si contano ormai 125.000 mutilati di guerra, in prevalenza maschi ma anche molte donne, ai quali occorre assicurare, fin da adesso e poi sempre più in futuro, una cura riabilitativa dopo l’intervento chirurgico e il sostegno di psicologi per ricostruirsi una vita in presenza di gravi ferite. I “numeri” dei danni “collaterali” della guerra in corso in Ucraina sono stati dati a Roma, alla conferenza stampa di presentazione della “Corsa dei Santi” che si corre quest’anno in solidarietà con l’Ucraina e a sostegno di un progetto realizzato da Missioni don Bosco a Leopoli.
Si tratta di una struttura dove convergono campo di calcio, palestra e aree gioco finalizzati ad accogliere bambini, ragazzi e famiglie che si ritrovano a causa della guerra a vivere in situazione di forte fragilità. La casa salesiana di Leopoli – racconta padre Mykhaylo Chaban, superiore dei salesiani in Ucraina – è diventata un centro di eccellenza dove approdano ora anche sportivi che hanno subito la perdita di arti e cercano di riacquistare autonomia e competitività. Il percorso non è facile. ”I primi tempi dopo l’amputazione e la operazione sono i più difficili”, dice il sacerdote. Per dare una “risposta” al dolore di una vita spezzata, i salesiani di Leopoli sono andati a cercare i ragazzi ricoverati negli ospedali proponendo loro una pratica sportiva poco conosciuta. Si tratta di “Amputee calcio” ed è una tipologia di calcio praticato da persone con amputazioni nel corpo. I giocatori in campo (sono 6 più il portiere) possono avere due mani ma solo una gamba mentre il portiere può avere due piedi ma solo una mano. Si utilizzano stampelle metalliche per muoversi e coordinare il corpo durante le azioni, mentre sono vietate le eventuali protesi di quotidiano utilizzo; fanno eccezione gli amputati bilaterali, che possono usare una protesi. I salesiani capiscono che Amputee calcio può aprire a questi ragazzi delle prospettive. Nasce così una squadra che conta già una quarantina di giocatori. Molte partite vengono disputate in Polonia, in attesa che anche in Ucraina si riesca ad avviare un campionato nazionale. L’iniziativa viene pubblicizzata. Le partite vengono trasmesse e così – racconta il salesiano – le richieste di partecipazione aumentano. “Sono ragazzi che hanno certamente vissuto una tragedia molto grande”, aggiunge. Ed hanno bisogno di tempo per elaborare il dolore. “C’è chi arriva per la prima volta agli allenamenti ma sparisce per un mese. Poi però ritorna e si lavora con lui in squadra, con l’aiuto della famiglia e il sostegno di psicologi”. E’ certo che “l’Ucraina dovrà fare i conti con questa fascia di popolazione giovane ferita e muovere già oggi i primi passi. E’ una tragedia per il nostro popolo ma dobbiamo aiutare a vivere questa tragedia in modo dignitoso e con speranza”. Lo sport è una via. Ma i salesiani già stanno pensando a come aiutare questi ragazzi con una formazione specifica al lavoro perché il futuro passa anche dalla riqualificazione professionale.
Al progetto quest’anno – grazie alla “Corsa dei santi” di Roma – si può contribuire inviando un SMS solidale al numero 45594, attivo dal 28 ottobre al 5 novembre. Con i fondi raccolti si può sostenere la ristrutturazione, nel distretto di Lychakiv (Leopoli) dove operano i salesiani, di un campo di calcio del centro “Bosco”. Una struttura che già oggi ha la missione di accogliere circa 600 giovani, tra cui 70 bambini e ragazzi, accolti presso la casa famiglia Prokova, di età compresa tra i 6 e i 19 anni, orfani o minori sfollati dalle zone più colpite della guerra. A beneficiare del campo di calcio saranno anche 45 ragazzi che hanno subito lesioni agli arti a causa del conflitto.
“Non è possibile fermare la guerra – dicono i salesiani presentando il progetto – ma è possibile creare condizioni di quotidianità ed offrire spazi di serenità. La pratica sportiva riveste un ruolo fondamentale, assumendo anche in valore terapeutico. Permette di allontanare la mente dal persistente senso di allerta, paura e ansia, di ripristinare le sensazioni perdute di sicurezza e stabilità, di affrontare la condizione di precarietà generale e donare senso di controllo sulla propria esistenza. “Se la guerra non è un gioco, il gioco può sconfiggere la guerra”, dice don Daniel Antùnez, presidente di Missioni Don Bosco. “L’affermazione è forte e paradossale”, aggiunge. “Ma i salesiani dell’Ucraina saranno scommettendo su questa sfida”. Le conseguenze della guerra sono drammatiche: lesioni e amputazioni, traumi. Ferite che purtroppo non riguardano solo gli adulti o i militari ma “in maniera penosa anche i neonati, i fanciulli, gli adolescenti. Perchè preoccuparsi del gioco? Per godere di squarci di bellezza e di esperienze di affetti amicali”, risponde il salesiano, per offrire a tutti, anche alle vittime “il diritto inalienabile di cercare la felicità”. “La vera cessazione della guerra – conclude don Antùnez – sarà data quando bambine e bambini, con le loro famiglie, saranno tornati a vivere con leggerezza le loro giornate”.