Lunedì 7 ottobre 2024 ricorre il primo anniversario della belluina strage perpetrata da Hamas contro inermi ebrei di ogni età, mentre dormivano o cantavano; terribile carneficina sbandierata sui media dai cinici autori terroristi come grande impresa. Gli antisemiti più accaniti arrivano a ritenere la strage come voluta o permessa dallo stesso stato d’Israele per aver modo di sferrare un attacco violento agli oppositori: ma è evidente che si tratta di una meschina versione di dietrologia. Andando a ritroso, volendo, si potrebbero citare, nei quattromila anni di storia del popolo ebraico, numerose vicende a cui far risalire l’inestricabile groviglio attuale in quella terra triplicemente “santa” – ad ebrei, cristiani e musulmani –, in cui si trova a vivere un popolo che, straordinariamente resiliente allo scorrere dei secoli, mantiene intatta la sua identità etnica. Con Hezbollah Israele aveva un conto sospeso dal 2006, quando fallì l’invasione nel Libano del sud; con Hamas la politica attendista di Netanyahu dimostratasi poi fallimentare con l’aggressione di un anno fa, tendeva a contrapporre il partito “terrorista” all’Autorità palestinese; con questa infatti, o meglio con l’OLP, c’era reciproco odio inveterato, solo mitigato dagli accordi di Oslo del 1994, mentre all’interno dei palestinesi prendevano piede i “terroristi” di Fatah e Hamas con questi ultimi che prevalsero a Gaza. Ma lotte, rivendicazioni, guerre, attentati e vendette si intersecano da molto prima. Il 6 ottobre 1973 – giorno della festività ebraica del Kippur (cui Hamas si ispirò a sua volta l’anno scorso) – Egitto e Siria attaccano Israele con quella che è ritenuta la quarta guerra arabo-israeliana; ma poi proprio questi due paesi arriveranno a più miti consigli riconoscendo lo stato ebraico. Israele aveva bene in mente anche la sua vittoria schiacciante nella “guerra dei sei giorni”, ai primi di giugno del 1967, quando aveva umiliato Egitto e Giordania… E arriviamo al 1947 quando la decisione dell’Onu che assegnava territori distinti rispettivamente ad ebrei e palestinesi prefigurando la mitica creazione dei due stati, incontrò la ribellione dei paesi arabi che attaccarono Israele… Ma l’apice di tutto fu la Shoah, quando milioni di ebrei furono eliminati (qui una bieca dietrologia arriva addirittura al negazionismo!). Nel 1917 era stata l’Inghilterra a promettere agli Ebrei un “focolare” in Palestina, dopo che erano stati oppressi per secoli dai turchi ottomani… Riandando a ritroso è tutta una storia di oppressione, con qualche breve fase in cui poterono alzare la testa. Mamelucchi, Crociate, Arabi islamici dal 637 d. C., i Romani dal 63 a.C. al 135 d. C. con la distruzione del “tempio minore” e poi del secondo tempio; dal 129 al 64 a.C. regnarono i giudei Maccabei, ma anch’essi a loro volta in parte oppressori degli oppositori; nel 322 a.C. gli ebrei erano stati sconfitti dai Macedoni che li dominarono; nel VI secolo li dominarono i Persiani che ne deportarono gran parte in Babilonia finché Ciro concesse loro di tornare e di ricostruire il tempio; nell’VIII secolo a.C. erano stati gli Assiri a reprimerli e deportarli a Ninive. Il popolo ebraico era giunto in Palestina, la “Terra promessa”, fuggendo dall’Egitto nel 1200 (dopo che vi si erano rifugiati i figli di Giacobbe fuggendo a loro volta da una terra che era diventata inospitale) e fondando la capitale Gerusalemme nel 950 per vivere alcuni secoli di libertà, ma contrastata al loro interno con la divisione dei regni di Giuda a sud e d’Israele a nord, fino alla citata conquista babilonese di Nabucodonosor nel 587… Una storia, non c’è che dire, tormentata, con le varie diaspore che seguirono…; e non si può ignorare lo stigma che si portarono dietro nei secoli del cristianesimo (fino a non molti decenni fa) come “deicidi”, relegati nei ghetti di Occidente (il più antico pare proprio quello di Venezia). Ce n’è dunque abbastanza. Eppure sorprende il rigurgito antisemita dopo i pentimenti post-olocausto. Ora lo stato d’Israele sta calcando troppo la mano contro gli attuali nemici giurati che ne vogliono la soppressione. Netanyahu, che aveva perso punti al suo interno dopo il 7 ottobre, ne sta guadagnando e sfrutta furbescamente il momento favorevole. Si parla di difesa “sproporzionata” (più a Gaza che in Libano, in verità, dove l’Idf ha eseguito interventi “mirati”, ma che ora sta invadendo), però non si parla di altre sproporzioni, come quella di Mosca, che da trenta mesi provoca milioni di vittime in terra ucraina per una pretesa difesa dei propri madrelingua nel Donbass e il cui ministro degli esteri Lavrov si perita di esecrare Israele perché uccide civili e viola la sovranità del Libano, quando il Cremlino fa tutto questo da 960 giorni. Invochiamo la fine della guerra, di ogni guerra; ma purtroppo sappiamo che per volerle finire bisogna essere in due: impossibile finché l’uno vuole solo la “fine” dell’altro.
Dopo un anno
Lunedì 7 ottobre 2024 ricorre il primo anniversario della belluina strage perpetrata da Hamas contro inermi ebrei di ogni età, mentre dormivano o cantavano; terribile carneficina sbandierata sui media dai cinici autori terroristi come grande impresa. Gli antisemiti più accaniti arrivano a ritenere la strage come voluta o permessa dallo stesso stato d’Israele per aver modo di sferrare un attacco violento agli oppositori: ma è evidente che si tratta di una meschina versione di dietrologia.