Papa a Bruxelles. Don Visconti: “grande attesa nella comunità italiana”

Il sacerdote che segue la comunità cattolica italiana nella capitale belga racconta al Sir la preparazione all'incontro con Francesco. "Il Belgio - afferma - è nel cuore dell’Europa, uno dei Paesi più secolarizzati al mondo. Mi piace vedere questa visita come se riguardasse una delle nuove periferie della storia: proprio quella della secolarizzazione".

Don Claudio Visconti nella cappella del Foyer Catholique di Bruxelles, (foto SIR/Marco Calvarese)

(Bruxelles) “C’è fermento nella Chiesa locale, si respira una grande attesa perché è la prima visita in Belgio di Papa Francesco e la prima di un pontefice da quarant’anni”. Don Claudio Visconti è responsabile della comunità cattolica italiana che vive a Bruxelles. Bergamasco di origine, è promotore di tante iniziative, valorizzando il contributo dei laici, connazionali che vivono nella capitale, non pochi dei quali funzionari delle istituzioni dell’Unione europea. Un luogo particolare di questa presenza è, fra l’altro, il Foyer Catholique Européen, a due passi dall’Europarlamento, che propone innumerevoli percorsi di formazione cristiana, culturali e aggregativi, per gli italiani, ma anche per polacchi e spagnoli.

Le nuove periferie. “La visita del Papa – racconto al Sir don Visconti – è stata preceduta da un lungo periodo di preparazione spirituale, tenendo lo sguardo sui due prossimi eventi della Chiesa universale: il Sinodo e il Giubileo”. Quindi precisa: “Credo che una sottolineatura particolare riguardi il fatto che Francesco venga proprio in Belgio, dopo essere stato in Lussemburgo. Sappiamo che il Papa nei suoi viaggi internazionali ha privilegiato soprattutto le periferie, le realtà in cui si evidenziano tante forme di povertà. Il Belgio, invece, è nel cuore dell’Europa, uno dei Paesi più secolarizzati al mondo. Mi piace vedere questa visita come se riguardasse una delle nuove periferie della storia: proprio quella della secolarizzazione, di coloro che non conoscono più il Vangelo”.

Il compito dell’università. Non a caso la visita è propiziata dai 600 anni di fondazione dell’Università Cattolica di Lovanio (nelle sue due sedi, una di lingua francese, l’altra fiamminga), “ateneo di grande cultura, che ha dato importanti contributi alla Chiesa, al Concilio Vaticano II… Forse il Papa vorrà ricordare alla cultura e al mondo universitario il compito di riscoprire e valorizzare le sue radici cattoliche e magari reinterpretare la parola buona del Vangelo nei percorsi culturali, della ricerca, nella formazione delle nuove generazioni che rappresentano il futuro di questo Paese”.

Le comunità di origine straniera. Un ulteriore aspetto sottolineato da don Claudio è legato al fatto che la Chiesa belga “vive della presenza e del contributo di numerose comunità cattoliche di origine straniera: ci sono gli italiani (300mila in Belgio su 10 milioni di abitanti, 100mila circa nella sola Bruxelles), i polacchi, le tante persone provenienti dai Paesi africani e sudamericani. Basti pensare che a Bruxelles la domenica si celebrano messe in 23 lingue diverse!”.

Percorso di preparazione. “Dal punto di vista della nostra comunità italiana – prosegue il racconto del sacerdote – va detto che abbiamo seguito, con intensità e partecipazione, il percorso di preparazione a queste giornate. Non a caso c’è stata poi una vera e propria corsa a iscriversi alla messa di domenica, che sarà celebrata allo stadio. Purtroppo non tutti i nostri connazionali vi sono riusciti”.

Occhi e cuori rivolti a Bergoglio. “Non c’è modo migliore che aprire l’anno pastorale della nostra comunità partecipando a una celebrazione con il Santo Padre”, scrive don Visconti in una lettera alla comunità italiana diffusa in questi giorni: “La celebrazione di domenica 29 settembre con il pastore ‘primus inter pares’ avrà lo stesso valore di tutte le altre, ma la presenza di Papa Francesco renderà sicuramente memorabile e speciale quel giorno e quella celebrazione. La sua presenza ci ricorda per un verso che la comunità cristiana è grande come il mondo e noi siamo parte di questa immensa famiglia”; “ma soprattutto la sua visita, fatta di ascolto e di parola, ci rinvia all’Unico Pastore che abita i cieli, per un verso tanto lontano, ma per altro verso tanto vicino da venire ad abitare presso di noi, addirittura in noi”.“Cominciamo il nostro anno con un calendario preciso, denso di attività, che ci permetterà di camminare insieme ma anche con uno spirito attento, per lasciarci coinvolgere da questo evento e cogliere nelle parole che il Papa ci dirà l’orientamento per il presente anno e quelli a venire”.

 

 

 

 

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