Inghilterra: le “Preghiere di amore e di fede” per coppie omosessuali dividono la Chiesa

Tornano all’ordine del giorno del Sinodo, l’organo che controlla la “Chiesa di Inghilterra” e che si riunirà a York dal 5 al 9 luglio, le cosiddette “Preghiere di amore e di fede”, cerimonie per celebrare coppie omosessuali stabili, unite civilmente dalla legge britannica. Si tratta di un tema che divide profondamente la chiesa di stato inglese, come era emerso già durante il Sinodo del febbraio dello scorso anno, quando queste liturgie su base volontaria, che nessun pastore anglicano sarà obbligato a celebrare, avevano ricevuto un primo voto positivo.

Foto Calvarese/SIR

Tornano all’ordine del giorno del Sinodo, l’organo che controlla la “Chiesa di Inghilterra” e che si riunirà a York dal 5 al 9 luglio, le cosiddette “Preghiere di amore e di fede”, cerimonie per celebrare coppie omosessuali stabili, unite civilmente dalla legge britannica. Si tratta di un tema che divide profondamente la chiesa di stato inglese, come era emerso già durante il Sinodo del febbraio dello scorso anno, quando queste liturgie su base volontaria, che nessun pastore anglicano sarà obbligato a celebrare, avevano ricevuto un primo voto positivo. Tuttavia l’approvazione era stata a maggioranza limitata e le camere di laici e pastori erano divise quasi a metà. L’iter per introdurre queste cosiddette “Preghiere di amore e di fede”, la procedura “Canon B2”, rimane lungo, fino al 2025, e complesso perché richiede consultazioni con ogni diocesi e la maggioranza di due terzi in ognuna delle tre camere del Sinodo, laici, pastori e vescovi. Maggioranza che, in questo momento, non esiste. Per questo motivo, lo scorso novembre, sempre il Sinodo, ha trovato una scorciatoia, decidendo di introdurre le “Preghiere di amore e di fede”, per coppie omosessuali stabili, in forma sperimentale. Sono queste liturgie, definite “standalone services”, a scatenare profonde divisioni nella “Chiesa d’Inghilterra”. A dimostrarlo è stata una lettera, inviata, qualche giorno fa, al Primate anglicano Justin Welby, dall’organizzazione “Alliance”, che raccoglie esponenti della parte evangelica e anglocattolica della “Chiesa di Inghilterra”. “Se il Sinodo darà via libera agli “standalone services””, si legge nel messaggio, che è stata diffuso dai giornali britannici, “Dovremo dare vita a una provincia parallela, dentro la “Chiesa d’Inghilterra”, e chiedere supervisione da parte di vescovi che rimangano fedeli all’ortodossia su matrimonio e sessualità”. Proprio sulla possibilità di avere vescovi che si occupino di fedeli contrari alle cerimonie che celebrano le unioni omosessuali, come già era avvenuto per chi si opponeva all’ordinazione delle donne, voterà il Sinodo del prossimo luglio. Sempre l’organo che controlla la “Chiesa di Inghilterra” dovrà anche decidere se procedere con un periodo sperimentale di tre anni, a partire dal 2025, durante il quale le controverse liturgie verranno usate e il loro uso attentamente monitorato. Al Sinodo verrà, poi, chiesto di rimandare, fino al febbraio dell’anno prossimo, un’altra controversa decisione, quella di consentire ai pastori anglicani di essere partner in matrimoni tra omosessuali. In agenda, dal 5 al 9 luglio, vi sono anche modelli che consentono più indipendenza, dentro la chiesa di stato inglese, in materia di protezione di minori e la legislazione che darà vita a un “Redress Scheme”, un programma di terapie e compensazione finanziaria per chi ha subito abusi. All’ordine del giorno anche la possibilità di aprire un’inchiesta, sempre in materia di abusi, sulle chiese del “Soul Survivor network” a Watford, nord ovest di Londra. Mentre una mozione della diocesi di Liverpool chiede al Sinodo di riaffermare la dignità di bambini portatori di handicap.

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