“Macron è già finito. Qualcuno può fermare Le Pen?”. Senza troppo pudore Politico.eu, a qualche ora dalla pubblicazione dei risultati del primo turno francese, fa il suo bilancio, guardando al secondo turno, previsto per il 7 luglio. Sono le ore in cui, sintetizza l’apprezzata testata, “il presidente deve decidere se i suoi candidati debbano ritirarsi e appoggiarsi alla sinistra per fermare la conquista del potere dell’estrema destra in Francia”. Fallimento della scommessa del presidente sulle elezioni anticipate, umiliazione personale, movimento – quello di Macron – che sta per morire e una Francia, sono alcune delle espressioni usate. E, se il voto tra una settimana “porterà la maggioranza parlamentare al Rassemblement National (e le previsioni suggeriscono che sia possibile), la Francia si troverà in acque inesplorate: il Paese sarebbe governato, almeno in parte, da politici che si sono fatti un nome simpatizzando con Vladimir Putin mentre prometteva di smembrare l’Unione europea, dichiarava guerra all’immigrazione e lasciava la Nato”.
Su quei punti di politica internazionale torna la svedese “Aftonbladet“, che scrive come le elezioni francesi siano “una questione che riguarda tutta l’Europa” perché “la Francia è un pilastro non solo della Nato, ma anche dell’Ue. Date le tensioni – e le divisioni – nel Paese, il risultato del secondo turno delle elezioni del 7 luglio potrebbe portare non solo al caos parlamentare, ma anche a grandi manifestazioni”. Per Dagens Nyheter, sempre svedese, “Emmanuel Macron ha scommesso tutto e ha perso. È già chiaro dopo il primo turno delle elezioni”. “Se vuole evitare di passare alla storia come il presidente che ha portato al potere il Rassemblement National, è necessario un tipo di leadership diverso da quello mostrato il mese scorso”.
Al di là della frontiera orientale della Francia, la Germania, che in queste settimane ha visto la crescita dell’estrema destra Afd, guarda con timore alle vicende francesi. “Ci sono voluti decenni perché i Le Pen raggiungessero le porte del potere in Francia. La sinistra e i verdi in Germania hanno fornito spiegazioni sorprendenti subito dopo le elezioni nel Paese vicino. Condurranno l’Afd a trionfi simili a quelli del Rassemblement National nelle elezioni statali”, si legge oggi sul sito del Die Welt, che addirittura segnala come “l’incertezza politica in Francia ha ricadute sui ricchi del Paese”. Sarebbero infatti “aumentate le domande dei francesi alla Svizzera per proteggere i loro beni”. La testata Frankfurter Allgemeine, impietosa su Macron, scrive invece: “Le idee strategiche di Macron sono sempre state messe in dubbio, anche se aveva una notevole base di fan soprattutto in Germania”. Tuttavia, “un presidente, che mette a repentaglio la sua maggioranza in Parlamento senza che ce ne sia bisogno, non potrà certo sperare in un ingresso clemente nei libri di storia”.
La testata spagnola El Pais segue la concitazione di queste ore, in cui si guarda alla strategia elettorale per domenica prossima; ore in cui “il sospetto suscitato dalla sinistra radicale della France Insoumise, e in particolare dal suo leader, Jean-Luc Mélenchon, costituisce uno dei principali ostacoli all’unificazione delle forze politiche francesi in un cosiddetto fronte repubblicano”, che sarebbe “al cordone sanitario del resto delle formazioni francesi” rispetto all’estrema destra.
Oltre Manica, il britannico The Guardian fa commentare il risultato del primo turno da un ex-corrispondente di Libération, Pierre Haski: “Che cosa è andato storto? Ci si può ovviamente chiedere perché Macron abbia deciso di scommettere il futuro del Paese su un’elezione anticipata che non aveva alcuna possibilità di vincere. Possiamo anche chiederci perché questo Paese, con le sue numerose risorse, abbia generato così tanta rabbia e risentimento tra i suoi cittadini da produrre un risultato elettorale che ha maggiori probabilità di danneggiare la sua economia e la sua coesione sociale piuttosto che risolvere problemi reali”. “Possiamo anche mettere in discussione un’élite politica francese che è stata così cieca da lasciare che l’estrema destra prosperasse in ampi angoli di una società che si sentiva dimenticata e disprezzata”. “Tutto questo è vero e se ne discute ormai ovunque in Francia, tra amici, colleghi e nei nostri ambienti familiari. Tutti si guardano allo specchio e si chiedono cosa fare domenica prossima nel girone di ritorno”. E conclude: “Dovremo imparare a vivere in una terra divisa dove il Rassemblement National controlla le piccole città e vaste aree della Francia rurale, mentre le persone ‘ragionevoli’ hanno il sopravvento nelle grandi città, inclusa Parigi. Questa è una vera tragedia”.