“Siamo molto grati alla Chiesa italiana. I bambini in Ucraina soffrono tanto di questa guerra ed hanno un immenso bisogno di trascorrere un tempo di svago e serenità”. È mons. Oleksandr Yazlovetskyi, vescovo ausiliare della diocesi di Kiev-Zhytomyr e presidente della Caritas-Spes, a dare voce alla gratitudine di tutta la Chiesa ucraina per l’iniziativa “È più bello insieme”, sostenuta dalla Conferenza episcopale italiana, che consente anche quest’anno e per il terzo anno consecutivo a 700 minori e accompagnatori provenienti dall’Ucraina di trascorrere in Italia un tempo di vacanze. “Conosco tante famiglie, anche qui a Kyiv”, aggiunge il vescovo, “e so che anche i bambini cadono in depressione a causa dei continui allarmi, il suono delle sirene, a volte anche il rumore delle esplosioni. Sentono ogni giorno alla tv le notizie che arrivano dai fronti della guerra. Quando i bambini, specialmente i più piccoli, sentono le sirene cominciano a piangere ed è difficile dopo calmarli. Sono venuto a conoscenza del caso di un bambino, che a causa di un bombardamento qui a Kyiv, ha cominciato a balbettare e i genitori adesso si sono rivolti ad un logopedista per aiutarlo a recuperare il linguaggio”. Prima di cominciare l’intervista, il vescovo fa riferimento alle ultime statistiche (aggiornate dal governo al 27 maggio 2024). Dall’inizio dell’invasione russa su vasta scala (24 febbraio 2022), sono morti 548 bambini ucraini e sono rimasti feriti altri 1.351. La maggior parte dei bambini è stata colpita nella regione di Donetsk (532), di Kharkiv (378), di Kherson (152), Dnipropetrovsk, Kiev, Zaporizhzhia e Mykolaiv. La guerra distrugge e non guarda purtroppo all’età delle sue vittime. Ma non ci sono solo i morti. “Ci sono anche i bimbi deportati in Russia”, aggiunge il vescovo. Dietro le cifre, ci sono vite spezzate per sempre. Il presidente della Caritas Spes le ricorda. Il 25 maggio scorso, una ragazzina di 12 anni è stata uccisa durante un attacco aereo russo su un ipermercato a Kharkiv. Faceva parte della parrocchia greco-cattolica della città, insieme alla sua mamma, anche lei rimasta vittima di quel bombardamento. Il 26 maggio, due ragazzi, di 9 e 12 anni, sono rimasti feriti nel bombardamento di un villaggio di Bohuslavka, nel distretto di Izium, nella regione di Kharkiv. Come riportato da Ukrinform, sempre il 26 maggio scorso si è tenuta a Odessa, presso la Cattedrale della Trasfigurazione, una cerimonia funebre per Zlata, di 4 anni, ferita in un attacco missilistico il 29 aprile; i medici hanno combattuto per la vita del bambino per quasi un mese, ma non c’è stato purtroppo nulla da fare.
Come reagiscono i bambini a queste notizie?
I bambini sentono queste notizie, spesso anche alla tv. Sanno che sotto le bombe muoiono anche i loro coetanei ed hanno paura. Per questo, avere la possibilità di lasciare per un po’ di tempo, il paese in guerra, li aiuta psicologicamente a riprendersi, ad essere più forti e tornare più tranquilli”.
L’Italia è poi una meta perfetta per le vacanze.
Noi avevamo il Mar Nero dove prima della guerra tutti andavano a riposare. Era un luogo bello per le villeggiature. Anche noi, come Caritas e come parrocchie, in passato abbiamo organizzato diversi campi scuola sulle sponde del Mare. Adesso è tutto è bloccato. Le acque, piene di mine, sono inquinate a causa dei residui bellici. Dal Mare, inoltre, sparano i missili. E’ pericolosissimo e per questo è proibito andare. C’erano anche le montagne della Carpazia. Sono bellissime. Molti facevano la vacanza lì. Ora le famiglie sono state forzatamente separate. I mariti, tutti gli uomini in genere, sono al fronte e le donne non se la sentono di mettersi in viaggio in queste situazioni. Insomma, non abbiamo più un posto dove portare in vacanza le persone, e in particolare i bambini. Voi avete le spiagge del Mediterraneo. Avete le montagne. Siamo molto grati della possibilità che avete offerto a questi bambini di vivere qualche giorno in serenità, senza il rumore delle armi, senza la paura che possa succedere qualcosa da un momento all’altro. Arriveranno stanchi perché qui in Ucraina, vivono praticamente in uno stato di stress continuo.
C’è un popolo che li sta aspettando nelle diocesi che hanno aderito all’iniziativa. Quanto è importante essere accolti dalla Chiesa in Italia?
E’ vero, volevo anche dire che per noi, come Chiesa cattolica, il fatto che i nostri bambini vengano accolti dalle vostre comunità parrocchiali, dai vostri ragazzi e dalle vostre famiglie è un segno di accoglienza e anche di evangelizzazione che sicuramente rimarrà nei loro cuori, per sempre. Come ho già detto spesso in passato, per noi ucraini è anche molto importante che un Paese democratico e cristiano come l’Italia, mostri solidarietà. Sono iniziative che dicono con i fatti e non solo a parole che l’Europa e l’Italia sono con noi. Il rischio è che con il passare del tempo, gli ucraini possano sentirsi soli ed abbandonati. E’ importante toccare con mano la vicinanza e la compassione di un popolo come il vostro nei nostri confronti. E’ un modo per confermarci anche che siamo sulla strada giusta.