Decalogo di Retinopera. Simoncelli: “un commissario Ue per la pace”

Nel documento diffuso da Retinopera in vista delle elezioni per il rinnovo dell'Europarlamento il primo punto è dedicato alla pace e alla risoluzione dei conflitti. La coordinatrice della Campagna ministero della Pace lancia anche la proposta di una figura europea che se ne occupi in prima persona

Foto Calvarese/SIR

L’Unione europea è nata come progetto di pace e riconciliazione. Nel corso degli anni, man mano che l’integrazione europea trasformava la cultura politica e la vita economica del nostro continente i pericoli di conflitto armato tra le nazioni europee si erano progressivamente allontanati. L’impegno a mantenere la pace al suo interno e a promuoverla nel mondo è un ingrediente essenziale della missione dell’Ue.
La prima metà del secolo scorso si è distinta per il peggiore conflitto che il mondo abbia mai visto: due guerre mondiali e milioni di vite perdute. Chi poteva prevedere che nella seconda metà del secolo quegli stessi popoli si sarebbero uniti nell’Unione europea? Eppure il sogno si è avverato, l’Unione europea è un progetto di pace e i cittadini vedono chiaramente la pace come una priorità, e oggi più che in altri tempi. L’Unione europea e i suoi Stati membri hanno una particolare responsabilità di condividere e promuovere i valori universali anche al di fuori dei loro confini. Non si tratta un impegno giuridico ma una responsabilità morale.
A suo tempo Papa Giovanni Paolo II sottolineò questo aspetto affermando che “l’Europa non può ripiegarsi su se stessa. Essa non può né deve disinteressarsi del resto del mondo, al contrario deve avere piena coscienza del fatto che altri Paesi, altri continenti, si aspettano da essa iniziative audaci per offrire ai popoli più poveri i mezzi per il loro sviluppo e la loro organizzazione sociale, e per edificare un mondo più giusto e più fraterno” e quindi per costruire la pace all’interno dei suoi confini e in tutto il mondo.

Il Trattato sull’Unione europea più volte richiama la necessità di politiche di pace:

“L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini”; “L’Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli”.
L’implementazione di questa cornice legale richiede nuovi strumenti e paradigmi istituzionali e trova una indifferibile e urgente necessità in quanto la nonviolenza e la risoluzione nonviolenta dei conflitti ne sono un valore fondante.
L’Unione europea, in quanto tale, non è solo uno strumento di cambiamento sociale, economico e culturale, ma è la concretizzazione storica della filosofia che contiene la chiave di lettura per la risoluzione dei conflitti in ogni angolo del pianeta. L’Unione europea è la più vibrante testimonianza dell’ideale che tutti noi siamo migliori lavorando gli uni con gli altri e per gli altri. In parole povere, l’Unione europea è il più potente simbolo di risoluzione dei conflitti nella nostra storia.
Per questo abbiamo bisogno di infrastrutture per la pace per mettere in pratica in modo strutturale il diritto alla pace a livello nazionale e internazionale. Siamo convinti che è ancora possibile generare un nuovo paradigma del pensiero politico che opti per la nonviolenza.

L’esperienza e la pratica degli artigiani di pace costituisce un patrimonio inestimabile

in grado di offrire contenuti preziosi alla definizione delle funzioni e alle attività che dovrebbe assumere una politica che sappia davvero organizzare, curare e promuovere la pace. Una attività istituzionale funzionalmente dedicata che sappia investire di protagonismo le nuove generazioni, che sia in grado di esportare non solo eserciti e armamenti ma piuttosto contingenti di pace, che faccia proprio il principio femminino della cura, che risponda in modo pieno al ripudio della guerra, che trovi innovative esperienze di diplomazia dal basso capaci di lavorare in sinergia con le istituzioni per un pacifismo strutturale.
La pace è spesso vista come assenza di conflitto, ma dobbiamo invece guardarla con un approccio sistemico e considerare tutte le sue dimensioni. Il nostro obiettivo è concreto e tangibile: vogliamo vivere in un mondo pacifico dove i diritti umani siano rispettati e crediamo che a tal fine sia necessario creare un ministero della Pace che è, a nostro avviso, la migliore struttura sostenibile per attuare e garantire la pace.
Gli Stati possono intraprendere misure adeguate e attuare il diritto alla pace istituendo un ministero della Pace, e come Unione europea è urgente avvalersi di un Ufficio per la pace e di un Commissario per la pace e la riconciliazione con la funzione principale di recarsi nelle zone di conflitto in anticipo applicando i principi per la risoluzione dei conflitti (precisamente quei principi su cui si fonda la stessa Unione europea), verso una prospettiva anche di contingenti civili di promozione della pace e di difesa nonviolenta.
I principi del rispetto, della tolleranza, del partenariato e dello sviluppo di interessi economici comuni sembravano del tutto irraggiungibili. Eppure nel giro di pochi anni è prevalsa la consapevolezza che gli esseri umani non possono vivere separati. Dobbiamo compiere un passo avanti anche per le politiche di pace, siamo destinati a vivere e lavorare insieme come costruttori di pace!

(*) coordinatrice Campagna ministero della Pace

Altri articoli in Europa

Europa