Hanno ragione i presidenti della Cei e della Comece, nella loro intrigante Lettera all’Europa, un genere letterario inedito, per lanciare con garbo e linguaggio semplice, un messaggio chiaro, che intercetta anche l’imminente scadenza elettorale. Bisogna essere grati e consapevoli del cammino percorso, del bilancio largamente positivo, degli ideali che hanno permesso questa straordinaria e inedita realtà, l’Unione. Tendiamo a dimenticarlo, a dare per scontato quello che scontato non è, cioè pace e prosperità. Non si può non partire da qui, dalla storia e dall’imprinting iniziale, frutto di uomini che avevano vissuto una storia di conflitti e seppero guardare oltre, ma con realismo, senza fronzoli ideologici.
E proprio per questo, a partire da questo deposito, che non si deve né dimenticare né sottovalutare, hanno titolo per rilanciare “gli interrogativi del Papa”, di fronte alla grande e festosa marea dei giovani a Lisbona, l’estate scorsa, alla Gmg. Due spiccano, in concreto ed esprimono quello che arrovella anche tutti noi: “Europa, dove sei? Che direzione vuoi prendere?”
Sì, perché il motore sembra imballato. La lettera non ci dà, non ci po’ dare soluzioni operative. Ma suggerisce un metodo: porre le giuste domande, con il giusto senso della realtà e un atteggiamento culturale e morale, dunque politico, fiducioso.
Di fronte ad un europeismo di maniera, cortocircuitato in burocrazia, e ad un euroscetticismo crescente ed ideologico il cardinale Zuppi e monsignor Crociata ci indicano insomma una strada per guardare con creatività ad una situazione certamente inedita e delicata, che non è solo il tempo delle guerre, ma anche quello di un disorientamento culturale e morale che ci svuota.
Confida giustamente, la lettera, in un “rilancio”. E sono consapevoli, gli autori e tutti noi, che non va da sé, comporta un propellente. È, citando il Papa, “un nuovo umanesimo”. Che poi è riproporre quello di sempre, cioè partire ed arrivare alla persona concreta, nelle sue relazioni naturali. Il classico realismo cristiano, al servizio di tutti. Che fra l’altro rappresenta anche una vaccinazione efficace contro ogni forma di violenza, “aperta oppure subdola”, da chiunque e in qualunque modo veicolata.