“A Bruxelles si è svolta in questi giorni la conferenza regionale di Caritas Europa, con la presenza di tutti i rappresentanti delle realtà aderenti alla federazione che raccoglie 49 Caritas nazionali di 46 diversi Paesi” del continente. Lo spiega al Sir Paolo Valente, vicedirettore di Caritas Italiana, specificando che la federazione “va dalla Spagna fino all’Armenia, comprendendo la Turchia e diversi Paesi che non fanno parte dell’Unione europea o dell’Europa propriamente detta”. I rappresentanti si trovano ogni anno in un Paese Ue per affrontare “questioni di ordinaria amministrazione, ma anche per verificare quali siano le urgenze del momento, discutere, eventualmente assumere decisioni secondo lo statuto della federazione”.
Quali sono i temi urgenti emersi sul piano sociale? Quali le vostre attenzioni particolari?
Caritas Europa ha come sua mission quella di rappresentare le istanze dei poveri, a nome dei Paesi membri presso le istituzioni europee. Caritas Europa svolge dunque un’opera di advocacy, di rappresentanza delle istanze delle persone che normalmente non hanno voce. In questo momento vorremmo presentare al Parlamento europeo, all’Unione europea nel suo insieme, anche in vista delle prossime elezioni, i temi che riguardano l’occupazione, soprattutto circa la creazione di un mercato del lavoro il più possibile inclusivo. Un altro ambito rilevante sono i servizi sociali e il diritto di accesso a tali servizi da parte di tutte le persone, in particolare quelle più povere. Che siano servizi di qualità, valorizzando quello che noi in Italia chiamiamo terzo settore, quindi il privato sociale, le organizzazioni, tra queste le Caritas nazionali e diocesane dei vari territori. C’è poi un altro aspetto molto importante…
Quale?
È la questione delle migrazioni. Migrazioni verso l’Europa, sviluppando una politica che sia accogliente. Sappiamo che l’Europa ha la tendenza a creare una fortezza, a difendere i confini esterni, per controllare il più possibile l’afflusso di persone. E invece qui parliamo di politica di accoglienza e di inclusione, sapendo fra l’altro che molti Paesi hanno un problema nel trovare manodopera al loro interno. Poi ci sono le migrazioni interne all’Europa. Un altro tema attuale e drammatico è rappresentato dalle guerre attualmente in corso in Europa (oltre a quelle presenti nel mondo intero). Quella in Ucraina, con il grande flusso di rifugiati verso l’Europa – che vede impegnate le Caritas nazionali per l’accoglienza – e il conflitto in Armenia e in Nagorno Karabakh, di cui si è parlato per pochi giorni e del quale non si è più saputo niente. Una questione che invece Caritas Europa segue costantemente assieme a Caritas Armenia.
Altri capitoli prioritari?
Abbiamo discusso di cambiamenti climatici e di sviluppo sostenibile: in effetti a pagarne le conseguenze sono coloro che non li hanno provocati. Ossia i Paesi e i poveri nel sud del mondo. Un ulteriore argomento è quello della qualità della cooperazione internazionale, perché tutte le Caritas nazionali, anche Caritas Italiana, sono presenti nei Paesi cosiddetti in via di sviluppo, con vari progetti, però nell’ottica di una collaborazione tra comunità, tra Chiese locali, e non in un in un’ottica post coloniale. La politica di advocacy, anche in questo caso, consiste nella valorizzazione delle risorse e delle comunità locali. Quando si tratta di mettere a disposizione risorse economiche verifichiamo che non sia un investimento “a buon rendere”, ma piuttosto un’azione di sviluppo per e assieme alle comunità locali.
La messa cui avete partecipato è stata presieduta dal nunzio presso l’Ue Noël Treanor: quale messaggio vi ha lasciato?
Il messaggio è quello dell’unità nella mission della Caritas, volta essenzialmente alla promozione umana. Non si tratta solo di creare dei servizi, neppure e semplicemente di aiutare le persone, ma di camminare insieme alle persone che sono in una situazione di povertà e di vulnerabilità, per aiutarle a rimettersi in piedi e a camminare con le proprie gambe. Come ha sottolineato il nunzio, e così pure il presidente di Caritas Europa mons. Landau, ciò avviene quando si creano delle comunità che riescono a collaborare, sia a livello locale che internazionale.
Le elezioni europee sono ormai prossime: Caritas Europa ha recentemente prodotto un documento. C’è un esplicito invito alla partecipazione democratica?
In vista delle elezioni europee di giugno è stato pubblicato un memorandum da parte di Caritas Europa che contiene 5 punti fondamentali appena richiamati – lavoro e inclusione, servizi sociali di qualità, politiche migratorie basate sull’accoglienza, aiuti umanitari e cooperazione, sviluppo sostenibile –, proposti ai candidati alle elezioni europee. Contiene l’invito esplicito a votare. Il minimo che possiamo fare è andare a votare, naturalmente dopo esserci informati per una partecipazione consapevole. Questo è un contributo che tutti possiamo e dobbiamo dare.