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Il sistema sanitario inglese interrompe l’uso dei farmaci bloccanti della pubertà. Dippe: “Possono provocare seri problemi di salute”

Una decisione storica che, soltanto fino a qualche anno fa, sarebbe stata impensabile. “Nhs England”, il sistema sanitario pubblico inglese, ha deciso, qualche giorno fa, di interrompere l’uso dei farmaci bloccanti della pubertà (come la triptorelina) per bambini e minori che soffrono di disforia di genere in centri specializzati e autorizzati dallo Stato. Per capire le ragioni di questa inversione di marcia abbiamo intervistato Tim Dieppe, responsabile delle politiche di “Christian Concern”, una delle più importanti realtà (charities) del movimento per la vita.

Foto Calvarese/SIR

Una decisione storica che, soltanto fino a qualche anno fa, sarebbe stata impensabile. “Nhs England”, il sistema sanitario pubblico inglese, ha deciso, qualche giorno fa, di interrompere l’uso dei farmaci bloccanti della pubertà (come la triptorelina) per bambini e minori che soffrono di disforia di genere in centri specializzati e autorizzati dallo Stato. Un dietrofront molto significativo se pensiamo che, per anni, presso la Clinica Tavistock di Londra, a centinaia di minori, alcuni anche soltanto di 10 o 11 anni, è stato consentito di avviare il processo per cambiare genere, senza che venissero loro garantite sessioni di counselling, cioè aiutare chi ne ha bisogno a prendere decisioni riguardo scelte di carattere personale. Per capire le ragioni di questa inversione di marcia abbiamo intervistato Tim Dieppe, responsabile delle politiche di “Christian Concern”, una delle più importanti realtà (charities) del movimento per la vita.

Come mai questa decisione?
Nel 2022, il governo britannico aveva affidato una commissione d’indagine a Hilary Cass, pediatra di fama, il cui lavoro, a differenza di quanto sostenuto da più parti, aveva evidenziato che non c’erano state sufficienti ricerche sui farmaci bloccanti della pubertà e in particolare sugli effetti irreversibili su chi ne fa uso. L’inchiesta si era conclusa con la richiesta di chiusura della clinica Tavistock che li somministrava, troppo facilmente, a pazienti molto giovani incerti sulla loro identità sessuale. Lo sviluppo sessuale veniva, così, bloccato per consentire ai giovani di scegliere il sesso che volevano. Un approccio sbagliato secondo la commissione Cass perché, nella grande maggioranza dei casi, questa incertezza sulla propria identità sessuale non persisteva nell’adolescenza. Interpretare quindi questa ambiguità come prova che i minori dovevano cambiare sesso produceva, sempre secondo la commissione, conseguenze devastanti e irreversibili se si introducevano bloccanti ormonali e operazioni chirurgiche come la mastectomia.

Perché non va bene prescrivere i bloccanti ormonali?
Perché disturbano la pubertà, che è un processo naturale, possono provocare seri problemi di salute e i minori, di solito, non sono consapevoli di questi effetti. Una percentuale tra l’80% e il 90% dei bambini e adolescenti, che soffre di disforia di genere, esce da questa incertezza proprio grazie alla pubertà. Durante questa fase infatti si accorgono che non possono combattere contro la natura o il loro corpo.

Vi sono stati anche casi famosi come quello di Keira Bell.
Si. La storia di questa sedicenne, ricorsa ai giudici sostenendo che la Tavistock le aveva prescritto bloccanti ormonali per consentirle una mastectomia, senza però darle le necessarie sessioni di counselling che le avrebbero consentito di capire fino in fondo il valore della sua fertilità. Una storia emblematica che ha contribuito alla decisione presa dal governo. Inoltre the “World Professional Association for Transgender Health”, “Associazione Professionale Mondiale per la Salute dei Transgender”, che studia la disforia di genere, ha denunciato che i bloccanti ormonali possono dare problemi alla salute e provocare il cancro e che i minori, spesso, non capiscono l’impatto che possono avere sulla loro fertilità. Il volume “Time to think”, “Tempo di pensare”, di Hannah Barnes, dedicato proprio alla clinica “Tavistock”, ha denunciato come il 99% di chi prende I bloccanti ormonali poi procede sulla strada del cambiamento di sesso. Insomma esiste un’accelerazione del processo di cambiamento di genere, senza che vi sia tempo per pensare.

Perché l’approccio era cosi liberale prima delle nuove restrizioni?
Perché i medici della “Tavistock” erano preoccupati che sarebbero stati accusati di seguire terapie di conversione, che sono proibite, se non avessero consentito ai minori l’accesso ai bloccanti ormonali. L’opinione pubblica poi è rimasta scioccata dall’idea che ragazzi giovanissimi, in pochi appuntamenti, potevano ottenere bloccanti ormonali. Questi ultimi, tuttavia, non sono completamente banditi ma sono disponibili a pagamento e, spesso, vengono offerti in via sperimentale ai minori. Molti genitori insistono perché i figli possano approfittarne, se sono convinti che i figli abbiano bisogno di cambiare sesso.

 

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