Domani, domenica 10 marzo oltre 10 milioni di cittadini portoghesi sono chiamati alle urne per partecipare alle elezioni legislative indette dopo le dimissioni, rassegnate lo scorso novembre, del premier António Costa, coinvolto con altre personalità politiche in un’inchiesta di presunta corruzione legata ad alcuni progetti per la transizione verde nel Paese. Per il Portogallo si tratta di nuove elezioni politiche a soli due anni di distanza dalle precedenti e a pochi mesi dalle elezioni europee di giugno. Sono una decina i partiti in lizza. Per conoscere meglio il clima in cui i portoghesi si recheranno alle urne domenica prossima abbiamo interpellato Eunice Lourenço (nella foto), editoralista e opinionista politica, prima per Rádio Renascença (della Conferenza episcopale portoghese), ora per Expresso.
Quale atteggiamento stanno assumendo gli elettori portoghesi verso questa nuova tornata elettorale?
Lo scenario attuale è caratterizzato dall’incertezza. Dagli ultimi sondaggi, almeno il 20% dei portoghesi si dichiara totalmente indeciso e un’ulteriore fascia dell’elettorato ammette di poter cambiare l’orientamento di voto da qui a domenica. Ci sono delle aspettative di crescita dei consensi da parte di Chega, partito nazionalista di destra, che potrebbe raddoppiare i voti rispetto alle politiche del 2022. Sull’elettorato portoghese aleggia comunque un sentimento di sfiducia e diffidenza verso la classe politica, sia per le inchieste di corruzione in corso sulla stessa sia per l’incapacità dell’ultimo governo Costa di garantire una stabilità politica nonostante la maggioranza assoluta dei seggi all’Assemblea della Repubblica. C’è un forte desiderio di cambiamento, ma al tempo stesso una rassegnazione rispetto alle concrete possibilità che ciò avvenga. Ciononostante “mudar” (cambiare) è lo slogan tanto della coalizione di centrodestra quanto quella di Pedro Nuno Santos, attuale leader del Partito socialista e successore politico di António Costa.
Quale ruolo ha attualmente il Portogallo in Europa in questa fase di elezioni ravvicinate?
Il Portogallo è sempre stato un Paese europeista e sono veramente pochi i cittadini che ne criticano l’appartenenza all’Unione europea e all’euro. Anche i partiti più radicali (tanto di destra come di sinistra) non si schierano contro le politiche europee e mantengono un atteggiamento filo-Ue, mentre i due partiti maggiori quali il Ps e il Psd (Partito socialdemocratico, conservatore di centrodestra) vengono definiti “euro-enfatizzati”. Spesso nelle elezioni europee gli elettorati degli Stati membri manifestano il loro disappunto verso i governi in carica, ma così non sarà per il Portogallo, dato che le elezioni dell’Europarlamento di giugno succederanno di soli tre mesi quelle politiche nazionali.
Quali considerazioni si sente di esprimere raffrontando il Portogallo all’Italia?
Attualmente si può affermare che il Portogallo sta vivendo una situazione di instabilità politica che ha conosciuto molto spesso anche l’Italia, specie in presenza di attriti e interferenze tra potere giudiziario e politico. Le dimissioni di novembre del premier António Costa sono state infatti l’effetto di un’inchiesta giudiziaria, ma vi sono altri casi recenti come quello del governo regionale di Madeira, dimessosi sempre per un’inchiesta di giustizia. Da un altro punto di vista, anche il Portogallo sembra stia vivendo una virata a destra del proprio elettorato come avvenuto recentemente in Italia: Andrè Ventura, leader del partito di destra Chega, è un grande ammiratore di Matteo Salvini e cita regolarmente il tema dell’immigrazione, anche se in realtà il Portogallo non è affetto da un problema migratorio.