Un’occasione per rendere omaggio ad Alexei Navalny, ucciso – ormai questo sembra acclarato – in un gulag russo in Siberia. Ma anche per dire all’Europa e al mondo intero che questa morte, come le migliaia di morti in Ucraina, ricadono nella responsabilità di Vladimir Putin, “a capo – secondo la vedova del dissidente – di una banda di criminali” che tiene sotto scacco la Russia. “Putin deve rispondere di ciò che ha fatto al mio Paese. Putin deve rispondere di ciò che ha fatto a un Paese vicino e pacifico”, l’Ucraina. “E Putin deve rispondere di tutto ciò che ha fatto ad Alexei”. Yulia Navalnaya, vedova del dissidente russo morto il 16 febbraio in carcere, non usa mezze parole nel suo discorso tenuto mercoledì 28 febbraio all’Europarlamento di Strasburgo.
“Il male cadrà…”. “Mio marito non vedrà come sarà la bella Russia del futuro, ma noi dobbiamo vederla. E farò del mio meglio per realizzare il suo sogno: il male cadrà e questo bellissimo futuro arriverà”. Un discorso, il suo, segnato da numerosissimi applausi. Commossa, occhi arrossati, Navalnaya ha detto: “Dopo che Putin ha tentato di uccidere Alexei per la prima volta, abbiamo vissuto per diversi mesi nel sud della Germania. Alexei si stava riprendendo dall’avvelenamento, imparando di nuovo a camminare e scrivere. Abbiamo camminato molto, a volte facendo brevi viaggi. In uno di questi viaggi siamo stati a Strasburgo con i bambini… Ora mio marito è morto. Sono tornata a Strasburgo, ma non sono più qui con la mia famiglia. Ora sono qui per rivolgermi a voi, e tramite l’Europarlamento, all’Europa intera”. “Pensavo che nei 12 giorni trascorsi dalla morte di Alexei avrei avuto il tempo di prepararmi per questo discorso. Ma prima abbiamo passato una settimana a recuperare il corpo di Alexei e ad organizzare un funerale. Poi ho scelto il cimitero e la bara”. Il funerale avrà luogo il 1° marzo “e non so ancora se sarà pacifico o se la polizia arresterà coloro che saranno venuti a salutare Alexei”.
“Putin ha ucciso mio marito”. “Sabato scorso abbiamo ricordato i due anni della guerra di Putin all’Ucraina. Una guerra brutale e subdola. Il mondo intero è corso in aiuto dell’Ucraina. Ma sono passati due anni, c’è molta stanchezza, molto sangue, molta delusione. È già stato utilizzato tutto per fermare la guerra: armi, denaro, sanzioni… Ma nulla funziona. Ed è successo il peggio: ci siamo abituati alla guerra”. Nel suo discorso Yulia Navalnaya ha accusato apertamente il presidente russo: “Putin ha ucciso mio marito. Su suo ordine, Alexei è stato torturato per tre anni: è stato fatto morire di fame in una minuscola cella di pietra, tagliato fuori dal mondo esterno. E poi lo hanno ucciso”. La vedova del dissidente ha aggiunto: “Da un lato, l’omicidio ha dimostrato ancora una volta a tutti che Putin è capace di tutto e che non si può negoziare con lui. Ma d’altra parte, posso anche vedere quanto siano tutti scioccati. Molte persone hanno la sensazione che Putin non possa essere sconfitto. E in questa disperazione ora mi chiedono: come posso aiutarti? Sto pensando a come Alexei risponderebbe a questa domanda. Proverò a rispondere, ma per farlo devo raccontarvi un po’ com’era. Alexei era un inventore. Aveva sempre nuove idee per tutto, ma soprattutto per la politica. Fantasticava e sperimentava sempre”. Quando non gli era permesso di parlare in tv – ha detto la vedova di Navalny – ha imparato a realizzare video su YouTube “in modo che tutto il Paese potesse guardarli. Anche nel gulag di Putin, Alexei è riuscito a trasmettere idee e progetti che avrebbero gettato nel panico il Cremlino. Era l’opposto di tutto ciò che era noioso. Questa è la risposta alla domanda”.
Presidente mafioso. Quindi ha osservato: “Se volete davvero sconfiggere Putin, dovete diventare innovatori. Non dovete essere noiosi. Non si può danneggiare Putin con un’altra risoluzione o con un’altra serie di sanzioni che non siano diverse dalle precedenti. Non potete sconfiggerlo pensando che sia un uomo di principi che ha una morale e delle regole. Non è così, e Alexei lo aveva capito molto tempo fa. Non abbiamo a che fare con un politico, ma con un maledetto mafioso. Putin è il leader di una banda criminale organizzata”. Ciò “include avvelenatori e assassini, ma sono tutti solo burattini. La cosa più importante sono le persone vicine a Putin, i suoi amici, collaboratori e custodi del denaro della mafia”. “Voi, e tutti noi, dobbiamo combattere questa banda criminale. E l’innovazione politica qui sta nell’applicare i metodi di lotta alla criminalità organizzata, non alla competizione politica”. “Non note diplomatiche, ma indagini sulle macchinazioni finanziarie. Non dichiarazioni di preoccupazione, ma una ricerca di mafiosi nei vostri Paesi, di avvocati e finanzieri discreti che aiutano Putin e i suoi amici a nascondere i soldi”. Infine: “in questa lotta abbiamo alleati affidabili: ci sono decine di milioni di russi che sono contro Putin, contro la guerra, contro il male che porta. Dobbiamo lavorare con loro”.
Il coraggio di Yulia. “Gli assassini di Navalny hanno fallito”, ha detto Roberta Metsola, presidente dell’Europarlamento, accogliendo Yulia Navalnaya. “La speranza che ha rappresentato continua a vivere”. “Alexei Navalny non ha ceduto di fronte alle intimidazioni, alla violenza, al tentativo di avvelenamento, alle sofferenze, alla prigione a un processo farsa”. “La democrazia richiede coraggio. Per questo nel 2021 è tornato in Russia”, sfidando il regime di Putin. Un regime “che lo temeva”: “Le autocrazie cedono alla fine sotto la spinta della libertà”. Yulia Navalnaya nel suo breve passaggio a Strasburgo prima di ripartire per la Russia, ha incontrato anche la segretaria generale del Consiglio d’Europa. Marija Pejčinović Burić ha sottolineato come la morte di Navalny “non può essere separata dalle gravi violazioni dei diritti umani che ha dovuto affrontare”. Pejčinović Burić ha quindi “deplorato la repressione senza precedenti contro la società civile e i difensori dei diritti umani nella Federazione Russa”. In questo contesto, ha elogiato il coraggio di Navalny “nel lottare per una Russia libera e democratica, così come la determinazione di Yulia Navalnaya nel portare avanti l’eredità di suo marito”.