Attacco questa mattina, 28 gennaio, alla chiesa di Santa Maria a Sariyer, nel sobborgo di Büyükdere, a Istanbul, dove durante la messa due persone armate sono entrate esplodendo colpi di pistola. Uno dei fedeli presenti ha reagito, protestando, e per questo ucciso. Un gesto di coraggio che probabilmente gli è costato la vita. La vittima, 52 anni, era solita frequentare da qualche mese il luogo di culto ed era nota anche per avere problemi di salute mentale. Saranno le indagini, coordinate da ben tre pubblici ministeri, a fare piena luce sulla vicenda. Non viene esclusa la pista di un’esecuzione. A riguardo il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha dichiarato che sono state prese “misure necessarie” per dare la caccia agli assassini. Erdogan ha parlato al telefono con funzionari locali e con il sacerdote della chiesa. In serata la Polizia ha comunicato l’arresto dei due presunti killer, un cittadino ceceno con passaporto russo e un tagiko. Secondo il ministro degli Interni della Turchia, Ali Yerlikaya, entrambi sarebbero affiliati all’Isis.
Matrice anticristiana. “Ho visto il video dell’attacco e mi pare di poter dire che si tratti di un attentato anticristiano, di matrice religiosa – commenta al Sir, mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia -. Per fare totale chiarezza bisognerà che vengano assicurati alla giustizia gli esecutori materiali, diversamente sarà difficile connotare con maggiore precisione l’attentato”. Per mons. Bizzeti non è un attacco contro “una chiesa italiana. È italiana perché fatta dagli italiani come buona parte delle chiese a Istanbul. Si tratta di una chiesa, nello specifico, officiata dai padri francescani conventuali. Non è la chiesa degli italiani, o almeno non più di altre”. Dunque, più che un attacco ad una chiesa italiana, sottolinea il presule, “è un attentato contro la minoranza cristiana, una delle tante presenti in Turchia e in Medio Oriente. In Turchia da decenni i cristiani sono bersagli numero 1. Pensiamo, per esempio, a don Andrea Santoro, ucciso a Trebisonda il 5 febbraio 2006, mentre pregava in chiesa, e a mons. Luigi Padovese, ucciso il 3 giugno 2010, a Iskenderun, dal suo autista reo confesso”.
“Le minoranze devono trovare i loro spazi di autonomia e di protezione e non essere luogo dove si scatena la violenza”.
Fare chiarezza. “La nostra comunità è letteralmente sconvolta – sono le parole di mons. Massimiliano Palinuro, vicario apostolico di Istanbul rilasciate a Vatican News -. Questo è il momento della preghiera, della solidarietà alla comunità cattolica di Büyükdere, e naturalmente è il momento della preghiera per la persona che è defunta. Come comunità cristiana, chiediamo alle autorità di fare chiarezza, di cercare la verità, giustizia per questa persona che ha perso la vita. E nello stesso tempo – aggiunge mons. Palinuro –
chiediamo maggiore sicurezza perché sia garantita l’incolumità dei fedeli delle comunità cristiane
che perseverano nella fede, che con coraggio a volte affrontano anche tragitti molto lunghi per partecipare alla celebrazione eucaristica”. Alla comunità di Santa Maria a Sariyer è giunta la vicinanza di Papa Francesco, al termine dell’Angelus. Ferma condanna è stata espressa dalla premier italiana, Giorgia Meloni, dall’Ue e dal Consiglio d’Europa: “Attaccare un luogo di culto è inaccettabile”, ha affermato la segretaria generale dell’organizzazione internazionale con sede a Strasburgo, Marija Pejcinovic Buric, rivolgendo i suoi pensieri “alle vittime e alle loro famiglie, e alle autorità turche che stanno affrontando la situazione”.
La rivendicazione. A rivendicare l’attacco, in serata, è stato l’Isis tramite l’Agenzia Amaq: “Due combattenti dello Stato islamico hanno attaccato una chiesa cristiana mentre gli infedeli svolgevano i propri riti”. Se venisse confermato, si tratterebbe del primo attacco dello Stato Islamico in Turchia dal capodanno del 2017.