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Ucraina. Don Grynevych: “Ci vorrà tempo per piangere sui morti e risanare le ferite della guerra”

Caritas-Spes Ucraina copre attualmente 23 regioni, è presente in più di 15.000 insediamenti, comprese le zone di prima linea. Grazie al sostegno dei partner, dall'inizio della guerra su vasta scala, sono state complessivamente 1.048.546 le persone assistite. Ma sono i morti il vero “choc” di questo popolo. “Non c’è famiglia che non abbia subito un lutto”, racconta il direttore della Caritas-Spes Ucraina. “Ci sono madri che hanno perso un figlio e tante altre che cercano notizie di figli scomparsi o semplicemente che non rispondono più al cellulare e di cui si sono perse le tracce”

Kyiv, don Vyacheslav Grynevych, direttore Caritas-Spes Ucraina (Foto Sir)

Kyiv, don Vyacheslav Grynevych, nel suo ufficio di Caritas-Spes

(da Kyiv) L’Ucraina in guerra è un Paese che piange i morti. L’inverno, il freddo, i rifugi per anziani soli e disabili. Tutto è un’emergenza. Ma è la perdita dei propri cari l’aspetto forse più brutale di una crisi umanitaria che gli ucraini stanno vivendo da due anni. A raccontarlo è don Vyacheslav Grynevych, direttore della Caritas-Spes Ucraina. Il Sir lo ha incontrato nella sua sede di Kyiv dove lavora insieme ad un gruppo numeroso di giovani. Il Paese è grande e dall’inizio dell’aggressione russa, la Caritas Spes è fortemente impegnata sui vari fronti dell’emergenza. C’è bisogno di gente per affrontare tutte le richieste che arrivano qui e coordinare gli aiuti. La grande cartina che campeggia su una parte della sede di Kyiv mostra la presenza capillare di Caritas-Spes su tutto il Paese. Oggi l’organizzazione conta 54 centri di aiuto. A più di un anno dalla guerra su vasta scala, Caritas-Spes Ucraina, insieme ai suoi partner, copre attualmente 23 regioni dell’Ucraina, è presente in più di 15.000 insediamenti, comprese le zone di prima linea. Ma non è facile lavorare in territorio di guerra. Nella notte del 19 settembre 2023 le truppe russe hanno colpito un magazzino industriale a Leopoli, dove si trovavano gli aiuti umanitari di Caritas-Spes Ucraina. I dipendenti della Missione sono rimasti illesi, ma il magazzino con tutto ciò che conteneva è stato raso al suolo dall’ incendio. Sono state bruciate 300 tonnellate di beni umanitari.

Kyiv, sede di Caritas-Spes (Foto Sir)

Ma sono i morti il vero “choc” di questo popolo. “Non c’è famiglia che non abbia subito un lutto”, racconta il sacerdote. “Ci sono madri che hanno perso un figlio e tante altre che cercano notizie di figli scomparsi o semplicemente che non rispondono più al cellulare e di cui si sono perse le tracce. Chi poi non ha avuto indietro il corpo del proprio caro, ha sempre la speranza che la notizia della sua morte sia un errore vivendo poi nell’attesa, spesso vana, di un suo ritorno a casa”. Ci sarà bisogno di molto tempo per piangere, per risanare le ferite, curare i traumi, prepararsi ad una riconciliazione. “La città di Kyiv sembra normale”, aggiunge il sacerdote, “ma il nostro mondo interiore è distrutto. Quello che abbiamo visto a Bucha ora lo troviamo dentro i nostri cuori”. Lo scorso 1° novembre a commemorare i morti c’erano solo donne e “questo mostra tutta la brutalità della guerra”. Ci sono in Ucraina villaggi interamente svuotati di uomini. Grynevych racconta di un villaggio vicino a Kherson da dove è arrivata una insolita richiesta: le donne hanno chiesto all’organizzazione di poter seguire dei corsi sulla guida dei trattori e sulle tecniche agricole. Erano rimaste sole a occuparsi dei campi. I mariti erano tutti impegnati sul fronte.

Centro per persone con disabilità nel villaggio di Zarichany (Foto Caritas-Spes)

Ai traumi della guerra, si aggiunge la crisi economica con il rialzo dei prezzi e la fatica a comperare beni di prima necessità. I poveri aumentano così come le necessità. “Tutti siamo stanchi. Soprattutto preoccupa l’assenza di una prospettiva futura. Ma tutti vogliamo una pace giusta perché, se non fosse così, non avrebbero senso le morti che stiamo piangendo”. Intanto Caritas-Spes non cessa nel suo lavoro di solidarietà. Il bilancio dell’anno è carico di vita: nel 2023 hanno ricevuto assistenza 280.046 persone ma dall’inizio della guerra su vasta scala sono state complessivamente 1.048.546 le persone assistite. Rifugi, bisogni alimentari e di base, supporto psicosociale. Solo nell’ultimo periodo invernale, 15.120 persone hanno ricevuto coperte, biancheria da letto calda, forni, stufe, generatori e altri beni necessari per proteggersi dal freddo. Sono invece 18.726 le persone che hanno ricevuto consultazioni e informazioni tramite la linea online. L’8 dicembre è stato inaugurato un centro inclusivo per persone con disabilità nel villaggio di Zarichany. Il centro è unico nel suo genere, in quanto non esiste un complesso del genere a Kiev, Zhytomyr o in molte altre regioni. L’edificio dispone di 26 camere che possono ospitare 45 persone con disabilità e i loro accompagnatori, 2 sale conferenze e una moderna cappella. All’inaugurazione ha partecipato anche il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello, che con una piccola delegazione ha visitato l’Ucraina per condividere con le Caritas locali le opere di accompagnamento e prossimità messe in atto. In quell’occasione don Pagniello ha annunciato che Caritas Italiana e tutte le diocesi della Chiesa cattolica in Italia vogliono sostenere la pastorale per i bambini con disabilità avviata da Caritas-Spes Ucraina.  “La loro visita – commenta don Grynevych – è stata per noi molto importante. La guerra fa presagire una strategia di intervento a lungo termine e senza l’aiuto della famiglia Caritas non saremmo in grado di farcela. La visita della Caritas Italiana è stata per noi il segno che non siamo soli”.

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