Il Consiglio europeo ha deciso di aprire i negoziati di adesione con l’Ucraina e la Moldavia. Inoltre, ha concesso lo status di Paese candidato alla Georgia. Sono queste alcune delle decisioni prese durante il vertice in corso a Bruxelles dove sono riuniti i leader dell’Unione europea. Nelle conclusioni sull’Ucraina e sull’allargamento si legge anche: “Il Consiglio Europeo accoglie con favore l’adozione del 12esimo pacchetto di sanzioni” contro la Russia. Per capire quali implicazioni possa portare questa apertura all’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea, il Sir ne ha parlato con Raul Caruso, professore ordinario di Politica economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Professore, cosa ne pensa dell’apertura dei negoziati da parte del Consiglio europeo?
È una buona notizia perché rappresenta una sorta di ritorno a casa,
l’Unione fa quello che la storia ci dice è stato sempre fatto con l’Europa, ovvero creare comunità per la pace sostanzialmente. In questo senso, l’apertura a un’integrazione dell’Ucraina riprende un po’ quella vecchia idea.
Inoltre è molto positivo il fatto che non ci siano state titubanze su questo, se non qualcuna facilmente prevedibile. Cosa non per niente scontata, perché a volte anche tra Paesi vicini ci sono divisioni profonde.
Cosa potrebbe cambiare con questa adesione?
Evidentemente all’Ucraina non si potrà chiedere il rispetto dei criteri comunitari che sono stati sempre chiesti ai Paesi candidati, quindi il primo problema che si verrà a creare è capire cosa fare con gli altri Paesi in attesa. Ad esempio, con i Balcani. Se infatti su alcuni criteri si attua una politica più “leggera” con l’Ucraina, lo stesso deve essere per altre regioni. Quindi va benissimo l’apertura all’Ucraina ma è necessaria una politica a 360 gradi anche con il Sud – Sud Est dell’Europa.
Ci saranno anche dei risvolti a livello economico.
Drammaticamente ci siamo accorti lo scorso anno il peso che ha l’Ucraina nell’agricoltura. La principale politica europea è ancora quella agricola, quindi andrà riscritta tenendo conto di questo, contestualmente all’impatto che potrebbe avere sui prezzi. La politica comunitaria non è solo legata ai sussidi, ma anche e soprattutto ai prezzi. Questo inevitabilmente richiederà un passaggio legato alla fiscalità: probabilmente i contributi che gli Stati versano all’Unione dovranno aumentare e questo apre a due possibilità. O gli Stati si mettono in accordo per contribuire in misura maggiore rispetto a ora con dei trasferimenti diretti, oppure si deve dare maggiore potere fiscale all’Unione. Nel primo caso si mantiene un po’ la sovranità degli Stati e nel secondo caso automaticamente significa erodere un po’ di sovranità. Io auspicherei un maggiore contributo dei Paesi membri, ma sicuramente il bilancio così com’è va arricchito, altrimenti non si può portare avanti un ulteriore allargamento.
Sul fronte del conflitto con la Russia, cosa c’è da aspettarsi?
Con l’accesso dell’Ucraina scomparirebbe definitivamente il progetto di una difesa comune, perché evidentemente una Russia armata non accetterebbe mai un’Ucraina ugualmente armata.
Sarebbe molto delicato come equilibrio.
Penso che se davvero si farà l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue, sarà un qualcosa che allontana l’ipotesi di una difesa comune e, allo stesso tempo, allontana l’Ucraina dalla Nato. Gli verrà dato l’ingresso in una comunità economica ricca, ma non gli verrà dato l’ingresso nella Nato per non creare ulteriori tensioni con la Russia.