Unione europea guarda a est. Von der Leyen: “Allargamento è una politica vitale”

La Commissione ha reso noto il rapporto sull'allargamento che guarda a Ucraina, Moldova, Georgia e ai Balcani occidentali. Pur tra innumerevoli sfide che l'Europa sta attraversando, le istituzioni comunitarie ritengono essenziale e urgente il sostegno al cammino verso la "casa comune". “Il completamento della nostra Unione ha una forte logica economica e geopolitica", secondo la presidente dell'esecutivo. Non mancano i problemi, mentre la Turchia si allontana

(Photo European Commission)

L’Unione tiene aperta la porta (a tratti sembra spalancarla) all’Ucraina, ai Balcani occidentali e si spinge fino alla Georgia. Le urgenze politiche non mancano per l’Ue (conflitto mediorientale, risposta all’aggressione russa all’Ucraina, migrazioni, energia, inflazione… solo per nominarne alcune) eppure l’attenzione rimane alta verso quella parte del continente ancora ai margini dalla “casa comune”. Le ragioni sono molteplici: legate a economia, sicurezza, tenuta democratica, geopolitica.

Orizzonte naturale. “L’allargamento è una politica vitale per l’Unione europea. Completare la nostra Unione è il richiamo della storia, l’orizzonte naturale della nostra Unione”. Parole quasi “ispirate” quelle pronunciate dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, presentando mercoledì 8 novembre a Bruxelles il pacchetto sull’allargamento. “Il completamento della nostra Unione ha anche una forte logica economica e geopolitica. Gli allargamenti passati hanno dimostrato gli enormi vantaggi sia per i Paesi candidati che per l’Unione nel suo insieme”. In particolare sull’Ucraina la presidente ha ricordato la guerra in corso, le difficoltà che il Paese sta affrontando, “eppure ha soddisfatto il 90% delle richieste” per giungere a ottenere l’avvio del processo di adesione, che comunque richiederà tempo.

Gli sforzi di Kiev. “In Ucraina, la decisione di concedere lo status di candidato all’Ue – si legge nel rapporto della Commissione – ha creato una potente dinamica di riforma, nonostante la guerra in corso, con il forte sostegno del popolo ucraino”. “Il governo e il Parlamento ucraini hanno dimostrato determinazione nel compiere progressi sostanziali” e attuare riforme ritenute necessarie. L’Ucraina “ha istituito un sistema di preselezione trasparente per i giudici della Corte costituzionale e ha riformato gli organi di governo giudiziario. Ha ulteriormente sviluppato” l’impegno contro la corruzione “e ha rafforzato il suo quadro istituzionale”. L’Ucraina “ha compiuto passi positivi con uno sforzo sistemico per affrontare l’influenza degli oligarchi”.

Adesione basata sul merito. Nel pacchetto per l’allargamento emerge la volontà esplicita di accelerare il processo d’integrazione e di sostenere il “cammino europeo”, oltre che di Kiev, per Moldova e Balcani occidentali. Esso fornisce elementi relativi ad Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia, Turchia e per la prima volta è appunto presente un focus su Ucraina, Repubblica di Moldova e Georgia. Il rapporto si concentra in particolare sulle riforme fondamentali richieste a questi Paesi. “L’adesione è e rimarrà un processo basato sul merito, interamente dipendente dai progressi oggettivi raggiunti da ciascun Paese”, la formula adottata.

“Avviare i negoziati”. Comunque Ursula von der Leyen in conferenza stampa ha annunciato i prossimi passi. “Alla luce dei risultati ottenuti da Ucraina e Moldavia e degli sforzi di riforma in corso, la Commissione ha raccomandato al Consiglio di avviare i negoziati di adesione con entrambi i Paesi”. Nel caso della Georgia, “alla luce dei risultati raggiunti, la Commissione raccomanda al Consiglio di concedere lo status di Paese candidato”. Per quanto riguarda la Bosnia-Erzegovina, la Commissione raccomanda l’apertura dei negoziati di adesione “una volta raggiunto il necessario grado di conformità ai criteri di adesione”. Si ritiene infatti che il Paese debba “compiere ulteriori sforzi per soddisfare le priorità chiave stabilite” per la sua richiesta di adesione all’Ue”.

La Turchia si allontana. La parte relativa ai Balcani occidentali nel rapporto sull’allargamento è in chiaroscuro. Note in genere positive per Albania, Macedonia del Nord e Montenegro, problemi confermati per Serbia e Kosovo (relazioni conflittuali), mentre sulla Turchia il giudizio è pesante: “i negoziati di adesione sono in fase di stallo dal 2018. Il Paese non ha invertito la tendenza negativa di allontanamento dall’Unione europea e ha perseguito in misura limitata le riforme legate all’adesione”. Infine la Commissione ha illustrato il nuovo “piano di crescita” per i Balcani occidentali da 6 miliardi di euro, inteso quale “catalizzatore per accelerare il reale sviluppo socioeconomico e l’integrazione all’interno della regione”.

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