(da Marsiglia) Sono già “al lavoro” da lunedì scorso, in attesa dell’arrivo dei vescovi e di Papa Francesco. Sono 70 giovani, dai 25 ai 30 anni, di ogni fede, religione, paese, in rappresentanza del Mediterraneo in tutta la sua diversità. Vengono dal Marocco, dall’Algeria, dalla Terra Santa. Sono anche di denominazioni cristiane diverse. Ci sono ebrei e musulmani. Sono venuti a Marsiglia per lavorare insieme sulle sfide e sulle risorse del Mediterraneo e per condividere i loro pensieri e le loro testimonianze. Gli Incontri del Mediterraneo che si stanno svolgendo a Marsiglia dal 17 al 24 settembre, hanno anche il loro volto. Non c’è nessun progetto e documento prestabilito ma un programma fitto di visite, incontri, scambi di riflessione, ascolto e parola. Al centro dei dibattiti le sfide che attraversano il Mare ma anche le attese per un “mondo migliore in cui vivere”. La migrazione e le immagini che rimbalzano dall’isola di Lampedusa divenuta in questi giorni approdo per tanti giovani che provengono dall’Africa. Il conflitto in Ucraina e i milioni di profughi di guerra che sono fuggiti in Europa alla ricerca di un posto sicuro. La multiculturalità e la paura dell’altro. Il cambiamento climatico con tutti i disastri che hanno colpito in questi ultimi mesi diversi paesi. Le inondazioni in Italia, la tragedia in Libia, gli incendi in Grecia. Sono queste le sfide su cui si stanno confrontando “i giovani di Marsiglia”.
“Lo scopo di questo incontro non è fare la lista dei problemi ma aprire cammini di speranza”, spiega Thomas Callias, 30 anni, di Marsiglia. “E’ vero, veniamo da luoghi diversi e dai vari interventi, stanno emergendo anche le varie sfide”, racconta Thomas. “L’idea però è di far emergere non tanto un programma o una proposta per così dire politica ma di delineare l’idea di un mondo migliore da cui poi avviare progetti concreti”. I giovani si faranno portavoce delle loro attese, confrontandosi con i vescovi che giungeranno giovedì a Marsiglia dai diversi paesi dell’area mediterraneo. Poi tutti insieme presenteranno a papa Francesco una sintesi e un documento sui lavori. “Dai leader religiosi – dice il giovane francese – ci aspettiamo la capacità di avviare cammini di speranza, la volontà di aprire più porte possibili, il coraggio di pensare diversamente, ma soprattutto l’audacia di uscire dai cammini precostituiti”. Duir Warshavsky, 28 anni, viene da Gerusalemme ed è ebreo. Anche lui parla della necessità di saper aprire spazi di fraternità e inclusione, di educare alla giustizia e alla “cura dell’altro e della natura”, della disponibilità alla interazione. “Non mi interessa sapere ciò che già so, ma ascoltare ciò che di nuovo l’altro mi può dare e farmi ispirare dalla sua condivisione”.
Non è facile trovarli in città, si muovono in continuazione. L’appuntamento per i giornalisti con alcuni di loro per un “point presse”, è ai piedi della Basilica di Notre Dame de la Garde. Nella seconda giornata di incontro, i giovani si sono divisi in gruppi ed hanno visitato una moschea, una sinagoga, la sede di una associazione… “Differenti luoghi – spiega padre Alexis Leproux, vicario generale dell’arcidiocesi – in cui hanno sperimentato in prima persona quanto sia importante l’arte del dialogo in una città”. “Il messaggio principale è l’importanza di conoscere l’altro, mettere da parte i pregiudizi, essere consapevoli della propria ignoranza per mettersi in ascolto e alla scoperta di chi è diverso da noi. E’ questa l’Avventura che abbiamo voluto far sperimentare ai giovani perché siamo convinti che solo se il Mediterraneo diventa spazio di interazione, può essere un messaggio di speranza e pace per tutti”. Anche le religioni possono svolgere un ruolo essenziale. “Ma è importante capire che non sono una minaccia. Al contrario sono l’opportunità che abbiamo per scoprire che il pluralismo anziché ostacolo alla pace mediterranea, è una delle sue più grandi risorse”.
Riuniti qui a Marsiglia i giovani non dimenticano i loro coetanei che proprio in queste ore sono a largo dell’isola di Lampedusa. “Sono nel cuore delle loro riflessioni”, conferma padre Leproux. Anche con papa Francesco ci sarà un momento di raccoglimento per le vittime in mare. “Verranno ricordati non solo i migranti ma anche i lavoratori e i marittimi che con il loro lavoro spesso mettono in pericolo la loro stessa vita. Ciascuna di queste persone ha un volto e una storia unica. Su ciascuna di queste persone noi piangiamo. Anche qui, bisogna abbattere le paure. I migranti non sono una minaccia ma persone che tendono la mano e chiedono il nostro aiuto. Non possiamo abbandonarli in mezzo al mare e voltare lo sguardo dall’altra parte”.