Sabato 26 agosto la Chiesa in Polonia celebra la festa della Vergine Nera di Czestochowa. L’icona della Madonna custodita presso il santuario di Jasna Góra non solo è una delle immagini più conosciute della Vergine, ma è anche indissolubilmente legata alla storia della nazione così da caratterizzare in maniera particolare la religiosità dei polacchi. Il santuario di Częstochowa, secondo in Europa solo a Lourdes e Fatima, è anche meta di numerosi pellegrinaggi. I gruppi di fedeli percorrono centinaia di chilometri per giungere a Jasna Góra per il giorno dell’Assunzione della Vergine (il 15 agosto) o per la festa patronale indetta da Pio XI.
In questi giorni la vasta spianata davanti al santuario di Jasna Góra è un “immenso campo di preghiera” cadenzato da bandiere nazionali e quelle del Pontefice, immagini sacre portate in processione, fiori e croci che s’innalzano verso il cielo al ritmo di canti religiosi e inni alla Madonna. Le ragazze con dei vestiti tradizionali, gli scout in uniforme e i rappresentanti delle forze armate in divisa partecipanti all’annuale pellegrinaggio delle forze armate (dal 1991) fanno da sfondo alle parlate locali che si mischiano con inglese, francese, tedesco, italiano e ancora tante altre lingue dei circa 80mila presenti.
“È molto bello! Tutti vogliamo bene alla Madonna e vorremmo tanto condividere questo nostro amore!”, si entusiasma Magdalena, arrivata a Czestochowa da Łask, un piccolo paese non lontano da Łódź. Gli scout provenienti da Szczerców, un altro paese del centro della Polonia, hanno camminato per cinque giorni insieme ad altri 200 giovani. La loro preghiera è stata quella per la pace nel mondo. I ragazzi sottolineano di aver giurato di “servire Dio e la Patria” e oggi sono felicissimi di poter dimostrare quel loro patriottismo qui, davanti alla Madonna Nera.
Il primo pellegrinaggio alla Madonna di Częstochowa proveniente dalla capitale polacca è partito nell’agosto del 1711. Ad inaugurare la tradizione dei cammini verso Jasna Góra furono però già nel 1626 gli abitanti di Gliwice che vollero ringraziare la Madonna per aver risparmiato la città dalla distruzione durante la guerra dei Trent’anni (1618-1648). Successivamente, nel 1637 a Częstochowa è arrivato un gruppo di pellegrini dalla città di Calisia, distante ben 640 chilometri.
Oggi i pellegrini percorrono dai 15 ai 35 chilometri al giorno, fermandosi per mangiare e dormire nei luoghi già stabiliti o, a volte, anche “dove capita”. L’organizzazione dei pasti e dei posti per il riposo dei viandanti diventa così un altro aspetto importante della partecipazione alla vita della Chiesa.
“Per dire alla Madonna quanto la amano” i ciclisti di Przasnysz hanno percorso 600 chilometri in una settimana. Fra loro c’è anche Luiza che, davanti all’effigie della Vergine, insieme al marito, ha rinnovato le promesse matrimoniali. Le parole di s. Marco “L’uomo non separi ciò che Dio ha unito”(Mc 19,9) hanno guidato poi anche il 37° Pellegrinaggio delle famiglie partito da Główna nella diocesi di Łowicz. Così Agata che ha percorso tutto il cammino con il marito e quattro figli sottolinea che “i figli vanno educati non con le parole bensì con l’esempio”.
“Bisogna ringraziare i pellegrini per la loro testimonianza”, afferma il vescovo ausiliare di Łowicz, mons. Wojciech Osial, a capo di un altro gruppo di famiglie in cammino. E quest’anno le carrozzine con bambini o i piccoli in spalla ai papà sono davvero tanti! Mons. Osial spiega che soprattutto le famiglie di pellegrini “chiedono amore, concordia e perdono a casa, oltre che ci sia del lavoro che permetta di avere sempre del pane quotidiano”. Aggiunge anche però che non mancano le famiglie che al primo posto nelle loro preghiere mettono la supplica “per la pace nella martoriata Ucraina”.
Il più giovane partecipante al 44° Pellegrinaggio da Halemby che dista un centinaio di chilometri da Częstochowa ha appena tre anni mentre il pellegrino più anziano ne ha 71. Molti fedeli di quel gruppo sono arrivati in bicicletta. Quest’anno infatti, i pellegrini-ciclisti sono un’altra grande novità. Molte delle diocesi hanno organizzato dei pellegrinaggi speciali e fino alla metà di agosto a Jasna Góra sono arrivati in sella circa 7.500 fedeli suddivisi in 181 gruppi provenienti da quasi tutta la Polonia.
Quest’anno che è il primo anno dopo la pandemia da Covid-19 i pellegrinaggi a Częstochowa, sebbene non raggiungano le cifre stratosferiche, sono molto più numerosi che negli anni passati. In un certo senso “grazie alla pandemia” sono anche più seguiti tramite i social media dalle persone che accompagnano i viandanti “in modo spirituale”. Le trasmissioni delle preghiere e dei momenti di condivisione tramite YouTube, Instagram e Tik Tok durante il Covid 19 hanno permesso a numerosi fedeli di “camminare a fianco dei pellegrini”, il cui numero, a causa delle restrizioni sanitarie, doveva essere ridotto. Oggi, quando le limitazioni pandemiche non sono più in vigore, quell’“accompagnamento spirituale” però non si è esaurito, permettendo a molti di partecipare al cammino verso Jasna Góra da casa propria. “Sono convinto che le trasmissioni via social possono essere un incoraggiamento a prendere parte ad un pellegrinaggio nella realtà”, ha osservato a tale proposito p. Grzegorz Łojtek, responsabile della Pastorale universitaria di Varsavia.
L’eco della Gmg svoltasi in Portogallo all’inizio di agosto risuona anche sulla spianata del santuario, soprattutto se si considera che, ad esempio, alla 98° edizione del pellegrinaggio proveniente da Lodz quest’anno partecipano 1.500 camminatori, quest’anno accolti dal card. Konrad Krajewski (nato proprio in quella città) e dal futuro cardinale e arcivescovo della diocesi, mons. Grzegorz Ryś. “Per noi – ha sottolineato uno dei pellegrini – Częstochowa rappresenta una sorta di ‘Lisbona polacca’, è come se fosse la continuazione della Gmg e l’occasione di condividere l’entusiasmo dell’incontro con il Papa”.
Per mons. Krzysztof Zadarko, presidente del Consiglio per le migrazioni, turismo e pellegrinaggi dell’episcopato polacco, gli annuali pellegrinaggi a piedi a Jasna Góra non solo sono “un fenomeno su scala mondiale”, ma sono soprattutto “permettono di avere fiducia che possiamo essere uniti”.