(dal Lisbona) “In 45 anni siamo riusciti a realizzare tutto questo. Quando sono arrivato qui, non c’era niente. Le case erano baraccate, le persone anziane e malate morivano nelle loro abitazioni sole e senza cura. La Chiesa è stata l’ultimo edificio che ho costruito. Questa gente aveva bisogno di una risposta di carità”. Sarà padre Francisco Crespo ad accogliere venerdì 4 agosto Papa Francesco prima nel Centro Social Paroquial São Vicente de Paulo dove incontrerà circa 200 rappresentanti di alcuni Centri di assistenza socio-caritatevole della città e poi nella parrocchia adiacente altre 400 persone. Il Papa ha chiesto di vedere una chiesa di periferia e di includere nel programma di queste sue giornate a Lisbona un incontro con le realtà di aiuto assistenziale e caritativo. “Verrà qui”, dice socchiudendo un po’ gli occhi padre Francisco.
Bairro da Serafina. Siamo in uno dei quartieri periferici e più problematici della città di Lisbona. Padre Francisco oggi ha 82 anni. Quando era giovane si forma a Torino come missionario della Consolata. Poi passa qualche tempo a Fatima. Raggiunge Lisbona. “La Missione – racconta – l’ho trovata qui, nella periferia di questa città e qui sono rimasto”. La parola d’ordine nel Centro è: “La carità è evangelizzatrice”, e chi ne fa parte cerca di mettere in pratica, “giorno dopo giorno” la dottrina di san Vincenzo de’ Paoli riassunta nella chiamata di “Amare Dio nei poveri”. “Non mi interessava – spiega padre Crespo – aspettare che la gente venisse in chiesa a pregare o partecipare alla messa. Sapevo che là fuori c’erano persone che avevano bisogno di mangiare ed essere curate. Siamo partiti da loro”.
Con il passare degli anni le precarie strutture cedono progressivamente il passo a nuovi edifici e nuove attrezzature in grado di dare risposte di qualità ai bisogni della popolazione locale. Oggi il Centro offre un servizio diurno a 60 anziani, un servizio a domicilio ad altre 80 e una accoglienza a 120 persone non autosufficienti. Nell’ampia sala adiacente, dietro una vetrata, si sentono applausi e canti. È un gruppo di anziani che trascorre così i pomeriggi. Ma tra i corridoi si vedono anche adulti disabili la cui “stragrande maggioranza è senza sostegno familiare”. Dei ragazzi stanno sistemando una fontana in vista dell’arrivo del Papa e gli operai stanno dando gli ultimi ritocchi alle pedane per favorire il passaggio del Santo Padre in sedia a rotelle. In un edificio adiacente, un gruppo di bambini sta giocando e ancora più in là sorge un centro per giovani. “Ci siamo inventati attività varie per loro, per toglierli dalla strada e liberare questi giovani dai pericoli che la strada spesso comporta”. La particolarità di questo centro – spiega il sacerdote – è che nasce nel cuore di una comunità. “È il frutto di una parrocchia che non si è chiusa in sé stessa ma si è aperta ai bisogni della gente cercando di dar loro una risposta. Ha fame? Qui può trovare del cibo. Ha bisogno di un medico? Qui c’è uno staff sanitario. Ha bisogno di lavoro? Noi lo cerchiamo con lui”. I numeri sono sorprendenti. Il Centro oggi segue ed accoglie 900 persone e distribuisce ogni giorno 1.200 pasti. Sono 170 le persone dipendenti che lavorano qui tra medici, infermieri, fisioterapisti e personale.
La sintonia con Papa Francesco è totale. “In America Latina – dice il sacerdote – è stato parroco ed ha lavorato con i più poveri. Tutta la sua persona trasmette questa esperienza che ha vissuto prima come parroco, poi come vescovo e cardinale, ed ora come Papa. Per questo quando gli hanno chiesto come voleva chiamarsi, ha scelto il nome Francesco”. “Il mio lavoro – spiega padre Crespo – è fare il bene. Sono prete per questo. È Gesù che servo quando servo una persona. Tutti qui mi vedono come un padre. Tutti sanno che qui, se hanno bisogno, trovano una porta sempre aperta ed una risposta di carità ai loro bisogni”.