Si concludono oggi a Berlino (dal 17 al 23 giugno) gli Special Olympics World Games. Un evento internazionale, a cui hanno partecipato atleti provenienti da oltre 190 nazioni. La missione di Special Olympics (che conta oltre 5,2 milioni di affiliati nel mondo) è quella di dare l’opportunità di allenarsi e gareggiare, in una varietà di sport olimpici, a bambini ed adulti con disabilità intellettive durante tutto il corso dell’anno. Migliaia di atleti con disabilità mentali e multiple competono in 26 sport. I World Games di Special Olympics sono il più grande evento sportivo inclusivo del mondo: gli stessi Giochi paraolimpici (i prossimi si terranno a Parigi 2024) sono organizzati sulla base di 22 discipline sportive. Le gare sono state trasmesse in tutto il mondo grazie a una partnership tra reti televisive pubbliche e private tedesche e la televisione sportiva specializzata Espn, che detiene i diritti di ritrasmissione negli Stati Uniti d’America, con una copertura complessiva di 220 ore di dirette oltre alle sintesi quotidiane.
L’associazione sportiva di ispirazione cattolica Djk – Deutsche Jugendkraft (letteralmente “Potere giovanile tedesco”), con le società affiliate e le strutture diocesane, collabora all’organizzazione partecipando a vari livelli al programma. Il nome, che può apparire un po’ strano, richiama un modo di dire popolare che alla fine del XIX secolo identificava la somma di tutte le qualità positive, potenti e creative della giovinezza, senza limitarsi alla fase giovanile della vita. In occasione dei World Games berlinesi, la Djk ha svolto un ruolo attivo dando il benvenuto agli atleti e tifando. Questo è parte del progetto “Fans in the Stands – Tifosi sugli spalti” proposto da Special Olympics per rendere ancora più festanti e colorate le gare, anche dei cosiddetti sport minori, che spesso sono invece molto praticati da chi ha problemi neuromotori e intellettivi. “Fans in the Stands” prevede che vengano adottati singoli rappresentanti di nazioni piccole o lontane o senza fondi per accompagnatori e tifosi, che sono stati supportati nel loro cammino agonistico e di vita a Berlino.
Il progetto, ovviamente, non fa distinzioni tra gli atleti, in quanto tutti hanno ricevuto il sostegno dei tifosi e gli applausi: la festa, indistintamente da qual Paese o Continente giungano, è stata creata insieme a gruppi di fans allegri e colorati in tutte le gare.
Nel messaggio sulla pagina ufficiale di Special Olympics World Game Berlin 2023 è spiegato bene quello che la Djk ha rilanciato, soprattutto con la sua sezione “Giovani”: “Non tutti gli atleti possono avere sostenitori che possono venire in Germania per sostenerli di persona. Ed è qui che entri in gioco tu. Con una folla rumorosa che applaude sugli spalti, tutto sembra migliore. Aiuta i nostri atleti a competere al meglio e falli sentire i benvenuti a Berlino!”.
L’organizzazione capillare della Djk ha seguito le indicazioni della Special Olympics, coordinando nelle scuole cattoliche tedesche e nelle associazioni sportive collegate, “squadre” di dieci studenti o iscritti, che hanno comunicato quale atleta o nazione hanno seguito e in quale competizione. Anche le organizzazioni di base locale e diocesana della Djk hanno dato il loro contributo creando squadre di tifosi che si sono segnate per rendere gli Special Olympics World Game di Berlino un successo di sport e inclusione totale. Ogni squadra di tifosi ha coccolato a suo modo, con invenzioni sonore e colorate, ma anche con momenti di festa, di accoglienza e di supporto logistico, gli atleti adottati: la loro partecipazione alle competizioni è stata sia gratis sia onerosa, con l’acquisto dei biglietti, così da assicurare spalti pieni e fragorosi.
Ma il ruolo della Djk durante i giorni berlinesi non è stato limitato solo agli spalti: infatti, ha collaborato alle attività spirituali e ludico-sportive del quartiere fieristico di Berlino, coordinate da Elisabeth Keilmann, assistente sportivo olimpico e paralimpico della Conferenza episcopale tedesca, e da Christian Bode, pastore paralimpico della Chiesa evangelica in Germania. “Ci siamo preparati intensamente da mesi con un team di Berlino composto da rappresentanti dell’Associazione sportiva Djk, dell’arcidiocesi di Berlino, del Consiglio ecumenico di Berlino-Brandeburgo e della Chiesa evangelica di Berlino-Brandeburgo-Slesia dell’Alta Lusazia”, racconta Christian Bode: “Dopo aver accompagnato diverse volte gli atleti ai Giochi paralimpici, ho atteso con ansia la mia prima Special Olympics come pastore. Vorrei continuare la cooperazione oltre Berlino”.
L’equipe, alla quale hanno partecipato molti dei membri della Djk già impegnati come fan, è parte del team benessere istituito dal comitato organizzatore Special Olympics Germania, a completa disposizione 24 ore su 24 degli atleti, nonché dai membri di tutte le delegazioni, familiari, dipendenti, volontari e funzionari sportivi. Elisabeth Keilmann sottolinea che “abbiamo dato molto tempo all’ascolto e per offrire opportunità per conversazioni basate sulla fiducia, ma anche per aiutare nelle situazioni quotidiane. È stata inoltre istituita una linea d’emergenza speciale”.
Presso uno stand opportunamente organizzato per l’accoglienza anche di atleti con gravi disabilità sono stati previsti appuntamenti ecumenici e momenti di confronto spirituale con membri delle Chiese.“I Giochi possono anche aiutare ad abbattere le barriere nelle menti e nelle strutture e a trattare gli uni con gli altri con tolleranza, onestà, apertura e rispetto reciproco – dice Elisabeth Keilmann – perché dobbiamo avvicinarci alle persone apertamente e con il cuore, indipendentemente dal fatto che abbiano o meno una disabilità. Anche noi, come rappresentanti della Chiesa, possiamo imparare molto dagli atleti e sull’inclusione. Ecco perché noi, come pastori, non siamo solo presenti ai Giochi olimpici, ma anche agli Special Olympics”.