(Strasburgo) “La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano”. Con queste parole inizia la Dichiarazione di Robert Schuman del 9 maggio 1950, riconosciuta come la pietra miliare dell’integrazione europea. Ogni anno questa data segna la festa dell’Europa.
All’indomani della seconda guerra mondiale, il ministro degli esteri francese affermava: “Il contributo che un’Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche”. Schuman precisava:
“L’Europa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”.
Pace e solidarietà, dunque: sono questi i fondamenti dell’Unione europea. Ma oggi la guerra, scatenata dalla Russia di Putin, è tornata nel Vecchio Continente. Sono temi risuonati durante la sessione plenaria in corso a Strasburgo.
Ma, ha detto la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola, questa Unione ha bisogno di riforme per poter produrre risultati a favore dei cittadini nel segno della pace, della democrazia, del rispetto dei diritti, dello sviluppo e dell’apertura al resto del mondo. “Dobbiamo anticipare il cambiamento, non subirlo”, ha puntualizzato Metsola.
Anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz, invitato a tenere un discorso a Strasburgo, ha rivolto lo sguardo in avanti:
“Il futuro non appartiene ai nostalgici. Il nostro futuro è l’Unione europea”.
Mons. Mariano Crociata, presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece), ha dal canto suo sottolineato: “Le circostanze che sono all’origine dell’Unione, all’indomani di una guerra mondiale che aveva prodotto immani distruzioni e morti senza fine, appaiono di una inquietante attualità e invitano a riguadagnare le ragioni e la volontà di perseguire con rinnovata determinazione l’unità europea e la pace”.