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Pasqua senza tregua in Ucraina: sotto le bombe, un popolo in preghiera per invocare la vittoria e la fine della guerra

Ancora una Pasqua sotto i colpi dei missili. Secondo le cifre date dal capo del dipartimento delle comunicazioni della polizia nazionale, in più di 13mila chiese ieri sul territorio dell'Ucraina si sono tenuti i servizi festivi della Pasqua ortodossa che secondo il calendario giuliano, si celebra una settimana dopo la Pasqua cattolica. Anche quest’anno, ingente il numero delle forze dell’ordine schierato per assicurare il più possibile la sicurezza con il coinvolgimento di oltre 20mila agenti su tutto il territorio nazionale. Nei sermoni pasquali dei vescovi greco cattolici, da Kharkiv a Donetsk fino ad Odessa, riecheggiano i dolori del popolo ucraino ma anche la fede incrollabile nella vittoria e nella rinascita della loro terra

Kiev, Pasqua nella Cattedrale patriarcale della Resurrezione di Cristo (Foto Ugcc)

Kiev, Cattedrale patriarcale della Resurrezione di Cristo (Foto Ugcc)

Come lo scorso anno, ancora una Pasqua nel sangue, sotto i colpi dei missili, senza tregua. In più di 13mila chiese ieri sul territorio dell’Ucraina si sono tenuti i servizi festivi della Pasqua ortodossa che secondo il calendario giuliano, si celebra una settimana dopo la Pasqua cattolica. Secondo le cifre date da Oksana Blyshchyk, capo del dipartimento delle comunicazioni della polizia nazionale ucraina, sull’intero territorio dello Stato, in 13mila chiese si sono svolte funzioni. Nella sola città di Kiev la Pasqua è stata celebrata in 163 edifici religiosi. È chiaro che si tratta di un numero molto elevato, perché le statistiche tengono conto anche dei piccoli edifici religiosi. E mentre si scava ancora tra le macerie a Sloviansk dove il 14 aprile gli aerei russi hanno bombardato gli edifici della città, anche quest’anno, ingente il numero delle forze dell’ordine schierato per assicurare il più possibile la sicurezza delle persone con il coinvolgimento di oltre 20mila agenti su tutto il territorio nazionale. Nonostante però le precauzioni, in un bombardamento avvenuto nella notte della Pasqua, un missile russo S-300 ha distrutto la chiesa di San Michele Arcangelo nel villaggio di Komyshuvakha, nella regione di Zaporizhzhia. “Grazie al buon senso dei nostri preti a quell’ora non c’era la cerimonia e la benedizioni del cibo per Pasqua, perché solitamente la chiesa è molto affollata”, ha detto il capo della comunità, Yurii Karapetian spiegando che era stata data l’indicazione di non svolgere la tradizionale messa notturna di Pasqua “a causa della minaccia di attacchi missilistici”. Gli auguri del presidente ucraino Volodymyr Zelensky inneggiano alla vittoria: “Oggi celebriamo la festa di Pasqua con una fede incrollabile nella nostra vittoria. Abbiamo già fatto molta strada. Forse il più difficile è ancora davanti. Lo supereremo. E insieme andremo incontro alla nostra alba, quando il sole sorgerà su tutto il nostro paese”.

Oggi noi, ucraini in particolare, sentiamo che la storia della morte e risurrezione di Cristo non riguarda solo Lui, ma anche ciascuno di noi”, ha detto il Capo della Chiesa greco-cattolica ucraina Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk nel suo sermone pasquale nella cattedrale patriarcale della Resurrezione di Cristo a Kiev. Cattedrale che fin dalle prime ore del primo massiccio attacco russo del 24 febbraio 2022, si è trasformata, soprattutto nei suoi sotterranei, in luogo di rifugio e riparo per tanti. “Oggi, nostro Signore”, dice Sua Beatitudine Sviatoslav, “tende a ciascuno di noi la sua mano destra vivificante, trafitta da un crocifisso” e “tocca le ferite della nostra Ucraina piangente e impoverita. Quelle ferite che oggi portiamo sul nostro corpo”. “Tocca le lacrime” e “persino la morte” che “vediamo ogni giorno nelle nostre città e villaggi distrutti”. E dice: “Io sono la tua forza”. “Oggi l’Ucraina è crocifissa, oggi veniamo uccisi”, dichiara con forza Shevchuk. “Ma l’Ucraina è sulla via della vittoria, della sua risurrezione”.

Nei sermoni pasquali dei vescovi greco cattolici, da Kharkiv a Donetsk fino ad Odessa, terre dove purtroppo la minaccia dei bombardamenti russi è giornaliera, riecheggiano i dolori del popolo ucraino ma anche la fede incrollabile nella vittoria e nella rinascita della loro terra. “La guerra in Ucraina va avanti già dal secondo anno. L’aggressore russo ha violato la pace sulla nostra terra”, dice il Vescovo Vasiliy Tuchapets, Esarca della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina di Kharkiv, città a 40 chilometri dal confine russo presa costantemente di mira dal fuoco nemico. Nelle sue parole, il vescovo parla dei difensori dell’Ucraina. Li chiama “i nostri eroi”. Il pensiero va anche a tutte le “persone pacifiche e i bambini innocenti” che a causa della guerra ogni giorno muoiono. “Quanti dolori, quante persone sono rimaste mutilate e ferite, quanti soffrono in cattività, quanti sono dispersi”, dice il vescovo. “Vogliamo tutti che questa terribile guerra finisca il prima possibile e che torniamo a una vita tranquilla”. 

A Odessa, l’esarca della chiesa greco-cattolica, Mykhaylo Bubniy ha incontrato le famiglie costrette a lasciare le proprie case, distribuendo ai 140 bambini presenti un cesto pasquale. A loro il vescovo ha garantito che la chiesa li sosterrà e aiuterà sempre in questo difficile periodo della loro vita. “Sembra che il potere militare e la forza stiano trionfando sul campo di battaglia”, scrivono da Donetsk il vescovo Stepan Menyok e il suo ausiliare Maxim Ryabukha. “Ma la lotta per la verità, l’indipendenza e l’amore per la Patria sono più forti delle armi, perché Dio è lì presente”. “Il male non può trionfare sul bene. Ciò contraddirebbe l’Onnipotenza di Dio e il suo Amore”.

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