Le lacrime delle mamme, i funerali celebrati, i bambini uccisi, feriti, deportati. L’Ucraina è una Via Crucis vivente oggi e in ogni punto del Paese. Raggiunto telefonicamente dal Sir, è mons. Oleksandr Yazlovetskiy, vescovo ausiliare della diocesi di Kiev-Zhytomyr, e presidente della Caritas-Spes, a descrivere la situazione in cui quest’anno a più di un anno dall’inizio dell’aggressione russa su vasta scala, le comunità cattoliche del Paese si apprestano a vivere la Settimana Santa. Mercoledì, all’udienza generale, Papa Francesco ha rivolto ancora un pensiero alla guerra: “Guardando Maria, la Madonna, davanti la Croce, il mio pensiero va alle mamme dei soldati ucraini e russi che sono caduti nella guerra. Sono mamme di figli morti. Preghiamo per queste mamme. E non dimentichiamo di pregare per la martoriata Ucraina”. “Noi accogliamo tutte le parole del Papa con gratitudine filiale”, commenta subito il vescovo. “Sappiamo di essere nel cuore del Santo Padre. Ci menziona in ogni occasione in cui può farlo. E siamo grati. Soprattutto sappiamo che il Papa può arrivare con le sue parole ai potenti di questo mondo ed è ascoltato”.
Ha avuto modo come sacerdote, come vescovo, di parlare con donne che hanno perso i loro figli sul fronte?
Le nostre donne sono coraggiose. Dall’inizio della guerra hanno affrontato con grande coraggio e con forza questo momento difficile che stiamo vivendo nel paese. Ma soffrono e assomigliano davvero alla madre di Dio che è rimasta ai piedi della Croce. Maria ha visto soffrire suo figlio, lo ha visto appeso alla Croce e poi lo ha anche seppellito. Da noi, nelle città, nei villaggi, dappertutto nel Paese, stiamo celebrando funerali. Sono talmente tanti che persino il nostro governo ha detto di non far ritornare, in una volta sola a casa, tutti i nostri eroi uccisi per non scioccare la gente. È un lutto nazionale. Anch’io sto celebrando funerali, anche in vari posti, e posso dire che le persone che piangono e soffrono di più, sono le mamme. Il Santo Padre ha giustamente menzionato le mamme che hanno perso i loro figli. Ma ci sono anche le mamme che piangono i loro bambini che sono stati deportati in Russia. Secondo le statistiche dell’Onu, fino ad oggi, quasi 20 mila bambini sono stati deportati in Russia. Ci sono famiglie a cui sono stati strappati e deportati bambini senza i loro genitori. Queste mamme chiedono, a tutti i livelli, anche al Santo Padre, di aiutare a far ritornare i loro figli a casa. Penso poi anche alle mamme dei circa 500 bambini che sono stati uccisi. Anche loro piangono per la perdita dei loro figli duranti i bombardamenti. Ci sono poi tantissimi bambini feriti. Molti di loro sono ricoverati negli ospedali qui a Kiev. Anche loro sono vittime della guerra. Anche loro hanno accanto le loro mamme, spesso anche con poca speranza di curarli. Il numero delle donne che in questo momento in Ucraina stanno piangendo, è altissimo.
Ucraina, Via Crucis. Quale, tra le varie stazioni, l’immagine che grida oggi in particolare?
Davvero, non saprei indicarne una. Forse la stazione in cui Maria è sotto la Croce. Forse la figura della Veronica.
Per noi, ogni stazione sta parlando adesso. Tutta la Via Crucis è la nostra via oggi.
Perchè è Gesù, innocente, che nonostante il peso della Croce avanza sul Calvario per dare compimento alla sua missione. Era innocente. Tutti gli ucraini rimangono scossi e piangono quando sentono di essere accusati di aver provocato questa guerra o che non vogliono la pace. Per noi questa guerra è frutto di una ingiustizia e davanti a chi non lo capisce, ci viene solo da piangere perché le parole, anzi i fatti, purtroppo non bastano per cambiare questo pensiero.
Che Pasqua sarà quest’anno?
Le circostanze ci aiutano a festeggiare le feste in modo spirituale. E’ arrivata la primavera e già si vedono attorno i primissimi segni della rinascita nella natura. Sono segni che ci dicono la gioia di essere sopravvissuti all’inverno. La guerra non è finita ma le circostanze ci aiutano a gioire e ci dicono che nonostante la guerra, anche qui, anche in questo tempo, Cristo risorge. Speriamo però che con il suo aiuto e le vostre preghiere, il nostro Paese possa rinascere di nuovo.
Quale appello vorrebbe consegnare all’Europa?
Il mio appello non può essere diverso da quello del Papa. La sua, la nostra preghiera a tutti è: non dimenticatevi di noi! Pregate perché quello di cui abbiamo bisogno oggi, è la preghiera. A chi invece ha potere, ai politici, ai responsabili delle Nazioni ma anche ai leader religiosi, vogliamo dire: per favore, fate tutto il possibile per fermare questa guerra perché se non si spegne il fuoco, il rischio è che divampi ancora di più e si allarghi. Dalla nostra pace, dipende anche la sicurezza europea. Non giocate con il fuoco, spegnetelo subito.