Migrazioni: ancora morti nel Mediterraneo. Ma l’Europa naviga a vista

Il fenomeno migratorio, sempre in prima pagina tra naufragi, nuove vittime e rimpalli di responsabilità, non trova una reale soluzione su scala comunitaria. L'Italia appare isolata, mentre manca una concreta solidarietà dagli altri Stati Ue. La riforma dell'accordo di Dublino è al palo. Intanto si teme un'ondata di arrivi attraverso la Tunisia

(Foto ANSA/SIR)

Ancora una volta la questione migratoria sembrerebbe rimossa dalle priorità dei leader europei. Tutto tace sui ricollocamenti e il superamento del regolamento di Dublino con il nuovo Patto per la migrazione. Durante l’ultimo summit la ricerca di politiche di solidarietà e di condivisione di responsabilità nell’affrontare i flussi migratori sono state tra le grandi assenti alla riunione.

Silenzi e proposte. Un’assenza che, però, si fa sentire tra gli sbarchi e le tragedie che continuano a verificarsi nelle ultime settimane e nelle ultime ore, soprattutto sulle coste italiane. Eppure anche dall’Italia sembrano non arrivare proposte concrete. Tra conversazioni non ufficiali e silenzi, spuntano proposte di Francia e Germania per il rispolvero dell’operazione Sophia con navi militari europee per sorvegliare le rotte via mare tra Africa e Italia, contenere il traffico di migranti e intervenire con operazioni di salvataggio. La Germania avrebbe ricordato all’Italia che tutte le procedure riguardanti i flussi migratori dovrebbero essere condivise a livello europeo e non solo gli sbarchi o le redistribuzioni. Mentre, l’Italia negli incontri tra i leader a margine del summit avrebbe chiesto ai leader Ue di sostenere l’economia della Tunisia per cercare di contenere i flussi migratori.

Il “fronte” tunisino. Per l’Italia c’è il rischio che questa situazione scateni “un flusso di migranti senza precedenti”, secondo quanto ha riferito ai media la premier Giorgia Meloni in occasione del summit della scorsa settimana. Gli ultimi sbarchi sulle coste italiane registrati dalle autorità provengono dalla Tunisia. Cosa che sarebbe confermata anche da un rapporto reso pubblico dai servizi segreti italiani, nel quale si sostiene che metà dei flussi di migranti nel 2023 partirà dalla Tunisia. Anche il governo francese avrebbe espresso preoccupazione per la situazione economica della Tunisia. Tali flussi migratori stanno, quindi, mobilitando i leader Ue per stabilizzare il Paese. Il commissario europeo per gli Affari economici, Paolo Gentiloni, è in missione a Tunisi proprio in questi giorni per esplorare possibili sostegni finanziari al Paese africano.

Le parole di Gentiloni. Al sito di informazione europea Politico.Eu Paolo Gentiloni ha dichiarato: “L’Ue ha bisogno di una Tunisia stabile e prospera, ed è per questo che siamo pronti a prendere in considerazione un’ulteriore assistenza macrofinanziaria se saranno soddisfatte le condizioni necessarie. Questo significa non solo avere un nuovo programma del Fondo monetario internazionale attivo e funzionante, ma anche mantenere il rispetto dei diritti umani e dei valori democratici condivisi”. Nel frattempo, il governo italiano starebbe spingendo l’Fmi ad adottare un pacchetto di 1,9 miliardi di dollari per la Tunisia. Su questi fondi era già stato raggiunto un accordo con il Fmi a settembre, ma al momento è tutto bloccato perché non sono state realizzate le riforme da parte del governo tunisino che erano state promesse. Intanto, ad aprile anche la commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, dovrebbe recarsi a Tunisi e presto dovrebbe concretizzarsi una missione congiunta dei ministri degli Esteri italiano e francese.

Il problema-Libia. Restano ancora difficili le relazioni con altri Paesi extra Ue sulle rotte dei migranti per contenere i flussi. Ci si interroga costantemente sui rapporti tra l’Ue e la Libia, considerato un Paese non sicuro per i rimpatri dei migranti e totalmente instabile politicamente. Lo scorso weekend, Sea Watch ha documentato un nuovo attacco a una nave Ocean Viking, che cercava di soccorrere un gommone con 80 persone a bordo, da parte della Guardia costiera libica. Un portavoce della Commissione Ue durante il briefing quotidiano con i media a Bruxelles ieri ha ribadito: “L’Ue non finanzia le guardie costiere in Libia, forniamo loro strumenti o training per migliorare i soccorsi. Il nostro focus è sui diritti umani e salvare le vite, il contesto non è facile”. L’obiettivo dell’Ue è “sostenere i libici a migliorare le operazioni di ricerca e soccorso”, ha aggiunto. Il portavoce ha sottolineato che l’Esecutivo Ue non intende commentare l’incidente specifico e che “chiederà chiarimenti” alle autorità libiche “su quanto successo e perché è avvenuto”.

Mancano veri risultati. Nelle ultime ore si è registrata un’altra tragedia, almeno 29 migranti sono morti a causa di due imbarcazioni affondate al largo della Tunisia mentre cercavano di raggiungere l’Italia. La Commissione Ue ancora una volta “deplora il naufragio” e afferma attraverso un portavoce: “Siamo in contatto con le autorità italiane per dettagli”. Mentre si continuano a verificare perdite di vite in mare, i leader Ue sembrano dunque continuare a navigare a vista, senza ancora tracciare una rotta per rendere le politiche migratorie più efficaci, solidali e condivise nelle responsabilità.

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