All’Arena di Wembley, a pochi passi dal più famoso stadio dove, nel lontano 1982 Giovanni Paolo II radunò ottantamila fedeli, il cuore della Chiesa cattolica inglese ha battuto ancora sabato 4 marzo, con un ritmo fortissimo, fatto di adorazione eucaristica e musica rapper, di preghiera e di teatro, di ascolto di testimonianze di carità e coraggio.
Le parole di Papa Francesco. Ottomila giovani, età media quindici anni, si sono messi in viaggio, da Inghilterra, Scozia e Galles, per incontrarsi a “Flame” (“Fiamma”), la Gmg inglese, il più importante raduno giovanile cattolico del Regno Unito. L’ultima edizione, prima dell’inizio della pandemia, era stata nel 2019. “Abbiate il coraggio di essere diversi, di mostrare altri sogni che questo mondo non offre, di testimoniare la bellezza della generosità, del servizio, della purezza, della fortezza, del perdono, della fedeltà alla propria vocazione, della preghiera, della lotta per la giustizia e il bene comune, dell’amore per i poveri, dell’amicizia sociale”. La giornata è cominciata con la lettura del messaggio di Papa Francesco e una processione che ha portato la statua della Madonna di Walsingham, il più importante santuario mariano inglese, simbolo di una fede sopravvissuta a secoli di persecuzione, sullo stesso palco dove si sono esibiti, con note fragorose e danze coinvolgenti, ritmate dalle luci di migliaia di telefonini, il rapper Guvna B e la cantautrice Adenike.
Verso la Gmg. “Non è un tipo di musica che mi attira in modo particolare, ma questo non importa”, ha spiegato al Sir il primate cattolico di Inghilterra e Galles cardinale Vincent Nichols. “Quello che conta è che questi giovani sono pronti ad ascoltare il messaggio di questa giornata, ispirato dalla Gmg di Lisbona e dalla figura di Maria, ‘Alzati! Cammina!’, e i loro cuori sono aperti al messaggio del Vangelo”. Ed è proprio al tema della vocazione e della chiamata, della ricerca e della stima di se stessi, a cominciare dalla figura della Madonna, e dai dubbi che forse ha avuto, che sono state dedicate molte riflessioni di oratori come l’arcivescovo australiano Timothy Costelloe e l’avvocato americano Robert Bilott, famoso per aver sfidato la multinazionale “DuPont” che inquinava la città di Parkersburg, nella Virginia Occidentale, dove abitava.
La vocazione cristiana. Reon Barrie, 24 anni, studia al Masters di scienze dell’alimentazione all’università di Greenwich; Karron Pinto, 18 anni, frequenta la scuola superiore cattolica di saint Mark a Hounslow; mentre Zaylin Mascarenhas, 23 anni, studia legge all’università cattolica londinese di saint Mary. Qui a “Flame”, si occupano di uno stand del “National Office for Vocation”, “Ufficio nazionale per la vocazione”, promosso dalla Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. “Offriamo ai giovani la possibilità di esplorare la loro vocazione cristiana, che può essere vissuta in tanti modi diversi, non solo scegliendo di essere sacerdoti o suore attraverso degli incontri di preghiera e anche dei ritiri”, spiegano. “Penso che sia molto importante, per i giovani cattolici, ritrovarsi perché la nostra fede è minoritaria nel Regno Unito e il rischio è l’isolamento che indebolisce la nostra identità”.
Non sentirsi soli. È d’accordo il frate carmelitano Matthew Janvier, che accompagna il cardinale Luis Antonio Tagle, del Dicastero vaticano per l’evangelizzazione, e si assicura che possa incontrare tanti giovani prima di salire sul palco. “In Gran Bretagna il cattolicesimo è una fede di minoranza, che riguarda soltanto l’8% della popolazione, e, con la crescente secolarizzazione, questi giovani sono spesso gli unici cristiani impegnati nella loro scuola, nella loro parrocchia, o nel loro gruppo di amici. È quindi molto importante, per la loro identità religiosa, che si ritrovino con altri che la pensano come loro. Sentono di appartenere. Non si sentono più soli”.
Un vescovo… sorridente. Al Sir, presente a “Flame”, il cardinale Luis Antonio Tagle afferma: “I giovani di oggi sono attratti dal messaggio cristiano, che parla loro dell’amore di Dio, ma il problema è come lo comunichiamo. Un giorno un giovane mi ha chiesto se fossi veramente un vescovo perché trovava strano che fossi divertente e che ridessi. Questo episodio mi ha fatto molto pensare su come presentiamo il Vangelo che attira e interessa i giovani”.