“Chiunque veda quest’esposizione, deve rendersi conto quanti tesori vanno annientati con la guerra”. A dirlo l’arcivescovo di Varsavia cardinale Kazimierz Nycz, inaugurando di recente presso il museo diocesano la mostra delle sacre icone di Kiev e Chernihiv, città distante circa 150 chilometri dalla capitale ucraina. Per secoli, proprio a Kiev era presente uno dei più importanti centri intellettuali ed artistici dell’ortodossia la cui influenza sulla cultura europea è tutt’ora rilevante. Come ha affermato Nycz, “l’esposizione delle icone ucraine a Varsavia è anche il segno tangibile di un ecumenismo reale e concreto”.
Tutelare l’arte. “Esponiamo solo alcune delle icone portate in Polonia per preservarle dalle devastazioni della guerra”, ha spiegato il curatore della mostra Waldemar Deluga. Riguardo ad altre immagini, invece, la mostra offre una dettagliata documentazione della loro storia. Fra le inestimabili opere d’arte andate perdute c’è la preziosissima icona della Dormizione di Maria conservata fino al 1941 presso il monastero delle Grotte (Pečerska Lavra) di Kiev. “Alla mostra presentiamo una fotografia in bianco e nero dell’icona poiché l’originale fu distrutto dai bolscevichi interessati solo alle pietre preziose che la ornavano”, racconta Deluga, aggiungendo che i danni perpetrati dai soldati di Stalin furono seguiti da quelli di Hitler e adesso sono ancora aggravati dalle bombe di Putin.
Filo diretto con Kiev. La rassegna è uno degli esempi dell’aiuto che la Polonia, sin dai primi giorni della guerra, cerca di offrire all’Ucraina e al suo popolo. “Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina la frontiera con la Polonia è stata attraversata da oltre 9 milioni di persone, soprattutto donne e bambini”, ha detto qualche giorno fa il vice ministro degli Affari esteri polacco Arkadiusz Mularczyk. “Alcuni di questi profughi – ha poi sottolineato – sono andati in altri Paesi, molti, specialmente uomini, sono tornati in Ucraina per difendere il loro Paese, ma attualmente, secondo le stime del governo polacco, nel territorio nazionale ci sono oltre 3,5 milioni di cittadini ucraini”.
Pressioni esterne. Mularczyk ha affermato inoltre che altri migranti continuano a tentare di attraversare la frontiera tra la Polonia e la Bielorussia, “ispirati e finanziati” da Putin e Lukashenko, “per destabilizzare l’Ue”. I viaggi “forzati” iniziati nel 2021 furono, a suo dire, “la prima fase della guerra in atto oggi in Ucraina”. L’esponente del governo polacco ha anche confermato la validità dei respingimenti. Le organizzazioni umanitarie operanti nella zona frontaliera sottolineano invece le limitazioni imposte dalle guardie di frontiera polacche ai migranti che vengono a tutt’oggi privati del diritto di asilo o protezione internazionale.
Parrocchia solidale. Il comune di Szczekociny, a metà strada tra Cracovia e Czestochowa, conta poco più di 3.500 abitanti. Proprio in questi giorni i gruppi parrocchiali della cittadina hanno inviato in Ucraina ben 2.600 pacchi contenenti beni essenziali. E questo dopo che il precedente invio era stato organizzato appena nel novembre scorso. La parrocchia, grazie a un accordo con i Cavalieri di Colombo, riceve dei fondi per finanziare le iniziative a favore dell’Ucraina, e – a quanto pare – presto verrà seguita da altri centri ecclesiali della regione.
Il ruolo della Caritas. Dall’inizio della guerra la Caritas polacca, specie a livello diocesano, si è mobilitata per organizzare trasporti di generi di prima necessità a coloro che si trovavano sotto le bombe. La Caritas di Radom proprio in questi giorni ha lanciato un’ennesima iniziativa: presso la sede dell’organizzazione tutti coloro che vogliono sostenere l’Ucraina, siano essi scuole, imprese, enti o privati, possono ottenere l’elenco dettagliato dei beni di cui adesso c’è maggior bisogno, e chiedere anche uno scatolone adatto per sistemare i doni.
Accoglienza diffusa. Come rende noto la direzione di Caritas Polska, dall’inizio dell’invasione russa contro l’Ucraina su tutto il territorio polacco sono stati allestiti 32 centri di sostegno ai migranti e profughi che assicurano l’assistenza socio-amministrativa, psicologica, linguistica, lavorativa, nonché le cure per l’infanzia. L’aiuto economico erogato dalla Caritas polacca a favore degli ucraini nel primo anno di guerra ammonta a quasi 10 milioni di zloty (più di 2 milioni di euro) mentre il valore di aiuti materiali offerti ai migranti nelle varie diocesi è stato pari a circa 8 milioni di zloty (1,5 milioni di euro). Ottomila bambini ucraini rifugiatisi in Polonia hanno potuto usufruire di una vacanza e ottenere un sostegno materiale per frequentare la scuola. Inoltre, 1.600 bambini hanno potuto usufruire delle cure e di un sostegno pedagogico presso varie strutture diocesano. Nei centri Caritas e nei centri di sostegno di vari ordini religiosi alloggiano a tutt’oggi oltre 5.000 persone. Sono ben 32.000 i profughi ucraini a ricevere regolarmente degli aiuti alimentari, mentre 413.000 usufruiscono di diverse altre forme di sostegno. Con 20.000 volontari, la Caritas su tutto il territorio nazionale ha servito agli ucraini oltre 2 milioni di pasti caldi.
“Da famiglia a famiglia”. Il valore dell’aiuto materiale donato dalla Caritas polacca per chi è rimasto in Ucraina ammonta a circa 140 milioni di zloty (28 milioni di euro), quello dei 43.500 pacchi inviati in Ucraina è pari a 15 milioni di zloty circa (3 milioni di euro), mentre alla Caritas ucraina e alla Caritas Spes sono stati trasmessi circa 600mila zloty (30mila euro). Inoltre, per l’anno in corso, la Caritas Polska prevede un rilevante ampliamento dell’iniziativa “Da famiglia a famiglia” con la quale una famiglia polacca aiuta una famiglia ucraina.