Margaret Karram (Focolari): “La sinodalità diventi stile permanente nella Chiesa”

“Si tratta di un processo lungo e ancora in divenire. L’augurio è che questa sinodalità diventi stile permanente nella Chiesa”. È Margaret Karram, presidente del Movimento dei Focolari, a raccontare al Sir l’esperienza vissuta a Praga per la tappa continentale dell’Assemblea Sinodale Europea: “Si parla sempre di ciò che oggi manca nella Chiesa e si parla forse troppo poco di quello che la Chiesa fa nel mondo. Pensiamo agli ordini religiosi, ai movimenti e ai carismi nati nella Chiesa lungo i secoli. Pensiamo a quanti oggi lavorano a fianco degli emarginati, per i poveri, i malati”

Margaret Karram, presidente del Movimento dei Focolari (Foto Sir)

(Da Praga) “È stata un’esperienza di Chiesa molto ricca. Ho visto in tutti i partecipanti il grande desiderio di voler entrare in questo cammino sinodale. Si tratta di un processo che richiede tempo. L’augurio è che questa sinodalità diventi stile permanente nella Chiesa”. È Margaret Karram, presidente del Movimento dei Focolari, donna non europea, originaria di Haifa, a raccontare al Sir l’esperienza vissuta a Praga a margine della tappa continentale dell’Assemblea Sinodale Europea. “Avevo partecipato all’apertura del Sinodo in Vaticano ed ho seguito il processo che anche il Movimento dei Focolari in tutti i continenti sta facendo. Sono arrivata qui con un atteggiamento di ascolto profondo. In questi giorni ho capito quanto questo processo sia urgente e necessario. L’esperienza vissuta qui, mi ha fatto capire che siamo all’inizio del cammino e che ci vuole pazienza e ascolto reciproco”.

Quale Chiesa in Europa è emersa in questi giorni?

Per me che non sono europea, è emersa un’Europa diversificata, con tante ricchezze di chiese e di tradizioni religiose ma anche con tante sfide aperte nei confronti delle quali si hanno approcci diversi. Mi sono accorta quanto in Europa, nonostante sia un continente dalle radici cristiane, ci siano ferite molto profonde: la guerra, l’emarginazione, il secolarismo, la divisione tra i Paesi, gli abusi. Emergeva in questi giorni il dolore dell’umanità in questo momento in Europa.

Sono stati trattati temi delicati e divisivi, come la questione della donna, una maggiore inclusività nella Chiesa, l’apertura del sacerdozio agli sposati. Queste voci sono state accolte e ascoltate?

L’impressione è che siano state ascoltate. È vero, si sono levate varie voci, a volte anche contrastanti tra loro, che hanno creato anche momenti di tensione. Ma sono rimasta molto colpita dai vescovi e dai sacerdoti che si sono messi in un atteggiamento di umiltà e di grande ascolto e penso anche di grande purificazione.

Lei prima diceva che questa sinodalità deve diventare stile permanente nella Chiesa. Se non lo si fa, che Chiesa è destinata a diventare in Europa?

Una Chiesa divisa su vari argomenti. Una Chiesa che non è più credibile. Una Chiesa lontana dal messaggio evangelico. E di fronte ad una Chiesa così, sarà inevitabile che tanti cristiani andranno a cercare altrove, perché non troveranno in noi una vera e autentica vita di Vangelo. La Chiesa è chiamata ad essere casa, famiglia. Non si tratta di pensare tutti nello stesso modo. Sarà un cammino lungo ma si dovrà arrivare, senza avere paura del cambiamento, a delle soluzioni. Sono però fiduciosa che se si continua a camminare così come abbiamo fatto in questi giorni, lo Spirito Santo guiderà la Chiesa ad essere quello che deve essere e cioè Chiesa di comunione, Chiesa che accoglie tutti, nella verità e nella misericordia.

Alla luce del carisma dell’unità che lei rappresenta come presidente del Movimento dei Focolari, come si attua concretamente questo stile permanente di sinodalità?

Prima di tutto, mi viene in mente una parola che è stata ripetuta qui moltissime volte: conversione del cuore, conversione a vivere il comandamento di Gesù, amarsi a vicenda come Lui ci ha amato. Solo se riusciamo a “farci uno” con l’altro, portando fino in fondo i suoi pesi e facendo nostre le sue sfide, arriveremo ad uno stile di sinodalità. Nella sala dove si è svolta l’assemblea, c’era un crocifisso. Sulla Croce Gesù ha redento il mondo ed ha sanato anche quel rapporto spezzato tra l’uomo e Dio. Dobbiamo credere che su quella Croce, Gesù ha redento anche le nostre ferite e ci permetterà di trovare le soluzioni che stiamo cercando.

Le donne gridano. Vogliono un maggiore spazio nella Chiesa. Sono state ascoltate?

Forse non eravamo tantissime qui a Praga, però c’eravamo e abbiamo potuto esprimerci. In questi giorni si è parlato spesso del “ruolo” della donna nella Chiesa oggi, ma più che di ruolo, parlerei del dono che la donna è nella Chiesa e per la Chiesa. È quel genio femminile che è quello di Maria di cui ha parlato spesso San Giovanni Paolo II. Con Papa Francesco si sono fatti passi in avanti importanti e le donne vengono sempre più valorizzate anche nelle istituzioni della Chiesa, occupando anche posti importanti.

Siamo in un processo storico di grandi cambiamenti. Che tipo di Chiesa vede in futuro in Europa?

Forse non sarà una Chiesa con moltitudini di fedeli. Già oggi ci sono molte chiese vuote, vendute e cedute per altri usi. Immagino quindi una Chiesa che torna ad essere la Chiesa di Gerusalemme, fatta di persone diverse tra loro ma che vivono con un’anima sola e che insieme si mettono in missione. Immagino una Chiesa in uscita che annuncia il Regno di Dio, la fraternità. Una Chiesa che accoglie tutti. Vorrei però dire anche un’altra cosa: si parla sempre di ciò che oggi manca nella Chiesa e si parla forse troppo poco di quello che la Chiesa fa nel mondo. Pensiamo agli ordini religiosi, ai movimenti e ai carismi nati nella Chiesa lungo i secoli. Pensiamo a quanti oggi lavorano a fianco degli emarginati, per i poveri, i malati. Pensiamo anche a chi lavora nei territori di guerra, in aiuto degli sfollati, a fianco delle vittime delle catastrofi naturali. C’è gente che parte e mette anche a rischio la propria vita, pur di aiutare persone in difficoltà. Tutte queste persone sono un’espressione vera della Chiesa.

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