Il grazie del popolo ucraino a Papa Francesco per le sue preghiere, per gli aiuti umanitari inviati e soprattutto per i numerosi tentativi fatti, anche a livello diplomatico, per raggiungere la pace. Il Consiglio pan-ucraino delle Chiese e delle organizzazioni religiose è arrivato a Roma ed è stato ricevuto, mercoledì 25 gennaio, prima dell’udienza generale, è dal Santo Padre. E’ Sua Beatitudine Epifanio, metropolita di Kiev e primate della Chiesa Autocefala Ortodossa in Ucraina, a raccontare al Sir “lo stato d’animo” con cui i leader religiosi ucraini hanno incontrato il Papa, in un momento critico del paese a quasi un anno (era il 24 febbraio 2022) dall’inizio dell’aggressione russa su vasta scala. La mattina del 24 gennaio la delegazione del Consiglio pan-ucraino ha preso parte a vari incontri con i capi dei dicasteri vaticani. Ha visitato la Cattedrale di Santa Sofia a Roma, centro dei greco-cattolici ucraini della città di Roma, diventata in questi mesi uno straordinario luogo di raccolta di aiuti umanitari. Nella serata, la delegazione è stata ricevuta dall’Ambasciatore dell’Ucraina presso la Santa Sede, Andriy Yurash. “Il papa è un leader religioso per tutto il mondo. Per questo motivo i suoi pensieri, le sue parole, ma ancora di più le sue preghiere sono importanti per noi”, dice Sua Beatitudine il Metropolita Epifanio, in questa intervista al Sir rilasciata a casa Santa Marta dove è ospite. “Sentiamo in modo speciale, in questo momento difficile della nostra storia, il suo supporto spirituale attraverso la preghiera”, aggiunge. “Ma il Papa inoltre non è soltanto un leader religioso. E’ anche un Capo di Stato. E molte persone, in tutto il mondo, lo ascoltano. E’ quindi molto importante per gli ucraini il supporto degli altri Paesi”.
Cosa dirà a Papa Francesco?
Andremo dal papa come delegazione del Consiglio pan-ucraino delle Chiese e delle organizzazioni religiose. Vorremmo prima di tutto ringraziarlo per quanto, ed è molto, ha fatto fino adesso. Non solo a livello spirituale, con le sue preghiere, ma anche attraverso un supporto materiale, con l’invio di aiuti umanitari che ci stanno arrivando dalla chiesa cattolica. Gli chiederemo che questo supporto possa continuare. Noi crediamo anche che la voce del Papa contro questo male che ha aggredito e distrutto l’Ucraina, sia forte e possa essere ascoltata. Stiamo combattendo per la libertà. Non soltanto per la libertà degli ucraini ma per la libertà di tutta l’Europa.
Quale ruolo può avere Papa Francesco e quale mediazione può condurre la Santa Sede per la pace?
Quello che chiediamo è che si raggiunga una pace giusta.
Ma per raggiungerla, l’Ucraina deve vincere questa battaglia. Significa che occorre ritornare all’ordine globale che c’era prima della guerra. Sappiamo che la Santa Sede ha una grande esperienza di “peace building”. Nel secolo scorso ha trattato molti casi. E’ nostro desiderio che il Papa, come Capo di Stato che rappresenta la chiesa cattolica, possa fare tutto il possibile per raggiungere questa pace giusta.
Pensa che il Papa e la Santa Sede possano essere ascoltati dal presidente Vladimir Putin e dai leader politici della Federazione Russa?
Come possiamo vedere anche alla luce dell’esperienza degli ultimi anni, loro non sono pronti ad ascoltare. Dopo il 24 febbraio abbiamo visto quanto ha fatto il Papa, provando molte volte e personalmente a raggiungere i cuori e le menti di Putin e dell’amministrazione del Cremlino, per portare il suo messaggio. Ma le loro porte sono state sempre completamente chiuse alla sua voce. Né Putin né il Patriarca Kirill hanno voluto sentire non solo la voce del Papa ma hanno chiuso i loro cuori e le loro menti ad ogni leader del mondo.
Come si può aiutare in queste condizioni di chiusura totale a costruire una pace giusta?
Prima di tutto attraverso la preghiera speciale, detta con il cuore, da tutti i cristiani del mondo. Noi crediamo che Dio sia capace di cambiare ogni situazione che la Provvidenza di Dio sia all’opera nel mondo. Crediamo che Dio possa fermare questa guerra, spezzare la catena di questo male e dirigere le conseguenze al bene, a beneficio delle persone. È anche importante che la società globale supporti l’Ucraina in questo difficile momento. Il nostro popolo sta vivendo una situazione molto critica a causa dell’inverno. Come sapete il nemico sta cercando di distruggere le nostre infrastrutture.
Abbiamo quindi bisogno di ogni tipo di aiuto.
I nostri politici stanno discutendo come aiutare l’Ucraina, non solo con gli aiuti umanitari ma anche con invio di armi. Lei cosa pensa?
Prima di tutto chiediamo aiuti umanitari. Ma se vogliamo che questa guerra finisca e se vogliamo spezzare la catena di questo male abbiamo bisogno di aiuto militare. Prima questa guerra finisce, meno ci saranno distruzioni e soprattutto vittime. Sfortunatamente constatiamo che sia il presidente russo Purtin, sia l’amministrazione della Federazione russa non riescono a capire che il dialogo è necessario. Pensano che il dialogo sia un segno di debolezza. Capiscono solo il linguaggio della forza. Se gli ucraini sono forti, loro perdono il desiderio di prolungare questa guerra. Se gli ucraini cessano di resistere, il nostro Stato è destinato a non esistere più. E se Putin ferma i bombardamenti e gli attacchi, questa guerra finisce.
Stiamo assistendo anche ad una guerra che si sta combattendo tra le Chiese ortodosse del Paese. Cosa sta succedendo?
Prima di tutto non c’è una vera guerra. Noi tutti crediamo che prima o poi in Ucraina ci sarà un’unica Chiesa ortodossa locale. Si arriverà cioè ad una unità ortodossa nel Paese.
Siamo contro alla strumentalizzazione che il Patriarcato di Mosca sta facendo in Ucraina contro gli ucraini.
Questa guerra è formata da molte componenti. In Ucraina sono stati proibiti i canali russi che diffondono propaganda russa. In Parlamento sono stati proibiti partiti filorussi. Putin purtroppo sta usando anche la componente spirituale e lo Stato ucraino sta cercando di assicurare la sicurezza nazionale. Non si tratta quindi di proibire o mettere al bando delle Chiese. Non è in questione la libertà di credo e religione. Stiamo parlando di sicurezza nazionale.
Ma è vero che molte parrocchie ortodosse legate a Mosca stanno chiedendo di unirsi a voi?
Abbiamo molte parrocchie che vorrebbero unirsi alla nostra Chiesa e in base alla legge e alla Costituzione ucraine, è permesso cambiare giurisdizione. E’ la propaganda russa a dire che c’è una guerra interna tra le chiese locali. Ma non c’è nessun tipo di conflitto. Sono le parrocchie locali a chiedere di poter cambiare giurisdizione e noi siamo a favore a che questo processo avvenga in modo pacifico, volontario e con calma. Non siamo assolutamente contrari a chi ha volontà di appartenere alla Chiesa russa. Siamo uno stato democratico e in quanto tale non possiamo proibire a nessuno di vivere e appartenere ad una chiesa. Ma devono usare il loro vero nome, e cioè Chiesa ortodossa russa in Ucraina.
C’è il rischio in Italia ci si dimentica di questa guerra. Faccia un appello agli italiani.
Non dimenticate questa terribile guerra che si sta svolgendo nel cuore dell’Europa. Gli ucraini pagano questa guerra ogni giorno con il prezzo di molte vite umane, vite anche di molti bambini. Se condividete con noi il nostro dolore, il dolore diventa meno forte. Il popolo ucraino sta soffrendo. E sta soffrendo perché stiamo proteggendo non solo il nostro futuro ma il futuro di tutta l’Europa. Come cristiani, sappiamo che quando una parte del corpo soffre, tutto il corpo soffre. Per questo chiediamo preghiere, supporto e compassione.