Il portale della Chiesa cattolica tedesca, katholisch.de, ha avviato una inchiesta giornalistica di approfondimento capillare della testimonianza, della fede e della partecipazione dei cattolici della Germania alla vita ecclesiale: il titolo dell’inchiesta è “#ichbinkirche – io sono Chiesa”. Tante video testimonianze per mostrare quale sia l’impegno di cattolici tedeschi, nonostante la crisi che la Chiesa che è in Germania vive, tra le abiure crescenti, le difficoltà della diminuzione delle vocazioni, le richieste dei laici, gli scandali per gli abusi, il teso confronto del “cammino sinodale”. Si scopre una Chiesa viva, attiva, inclusiva, ecumenica e profondamente accogliente. Questo senza escludere le critiche e i dubbi riguardanti quegli stessi temi che scuotono dall’interno la Chiesa che è in Germania. Nell’editoriale di presentazione di #ichbinkirche è scritto: “Le cose non sembrano andare bene per la Chiesa cattolica: nonostante i numerosi sforzi, l’indagine sui casi di abuso è tutt’altro che conclusa. La mancanza di pari diritti per le donne e le minoranze sessuali, la rigida gerarchia e il grande squilibrio di potere tra sacerdoti e laici lasciano molti cattolici senza spazio per la fede e per la vita. Insomma: la Chiesa ha perso la fiducia di tante persone. Quasi 360.000 abiure nell’ultimo anno parlano da sole”. Ma è da questo quadro allarmante che parte la forza dei cattolici tedeschi: “nonostante tutte le critiche giustificate, la Chiesa è di più: ci sono anche gli oltre 20 milioni di cattolici in Germania che sono ancora lì”. Modellano la chiesa sul posto, molto vicino alla gente, con tante idee, energia e fiducia spesso incrollabile.
Katholisch.de vorrebbe mostrare queste persone che sono impegnate – per la fede e per gli altri. Sono quei credenti che, nonostante tutti i problemi, fanno della Chiesa in Germania un luogo vivo dove la vita e la fede valgono. Che si fanno sentire, che sono presenti in tutti i rivoli e gangli della società tedesca, dalla politica allo sport, dai monasteri alle fabbriche, dalla pastorale sociale all’insegnamento. Con i i ritratti video e i testi pubblicati quotidianamente, emerge la forza di un Chiesa colorata e piena di diversità. In tutta questa diversità, queste persone sono unite dalla stessa frase: “Io sono Chiesa perché…”. Ciò che si evince dall’inchiesta è che, nonostante la grande comunicazione nazionale ed internazionale portino a pensare alla Chiesa solo con titoli negativi, questa Chiesa tedesca che appare è molto di più: le persone intervistate raccontano perché sono ancora membri della Chiesa e cosa li spinge nella loro fede.
Edeltraud Kraus, infermiera geriatrica, è l’iniziatrice dell’azione sociale “anello di baratto”: nel suo lavoro ha sperimentato che gli anziani pensano di non essere più di alcuna utilità per la società e con il grande pubblico. Ha fondato “L’anello di baratto” nella comunità parrocchiale di Illertissen: gli “anelli di baratto” sono iniziative che consentono ai partecipanti di scambiare abilità e proprietà gratuitamente. Il vantaggio di un anello di scambio è che tutti i partecipanti possono scegliere liberamente tra le offerte dell’intera comunità di scambio. Pertanto, un servizio può essere richiesto anche se non è possibile fornire contestualmente un corrispettivo. In questa maniera, racconta Kraus, molti anziani possono mettersi nuovamente in gioco, sfruttando le proprie competenze a favore della comunità, restando attivi e creando una testimonianza di speranza per tante persone che si sentono inutili.
La musica è invece la via che caratterizza il legame speciale con Dio di Franziska Classen: è un’appassionata musicista di chiesa. La combinazione di musica e fede è ciò che l’ha portata alla sua professione. Con il suo servizio per la comunità della parrocchia di St. Katharina di Unna, Classen si mette a disposizione di diverse fasce d’eta, condividendo la sua passione e la sua professionalità. In esso può condividere il suo fascino per la musica con diverse fasce d’età: “Incontro musicalmente la comunità nei vari campi di lavoro nella parrocchia: suonare l’organo nelle funzioni religiose, dirigere e sviluppare i vari cori, organizzare concerti e formare organisti. Il mio predecessore, Angelika Hillebrand, ha fatto tanta musica in questa parrocchia, ha dato slancio e un grande contributo alla musica sacra: spero di continuare questo lavoro nel miglior modo possibile. Per me la musica è l’opportunità di entrare in contatto con le persone e creare comunità”.
Nella sua testimonianza il giornalista di katholisch.de Roland Müller dice che bisogna ammettere che “ci sono molte buone ragioni per voltare le spalle alla Chiesa in questo momento. La Chiesa cattolica ufficiale è giustamente criticata per la sistematica insabbiamento di tanti casi di abusi, discriminazioni contro persone omosessuali, numerosi scandali finanziari e profonde crisi di fiducia, Posso capire i tanti che se ne sono andati, perché essere cattolici in questo momento non è facile. Ma arrivo a una conclusione diversa, perché – grazie a Dio!– ci sono anche molte buone ragioni per restare nella Chiesa”.
Müller cita una buona ragione per cui uscire dalla Chiesa per lui è fuori questione: “La comunità della Chiesa. Come cattolico, non si può vivere la propria fede senza viaggiare insieme ai compagni di fede. Solo insieme puoi aiutare te stesso attraverso le crisi e celebrare le feste. Il paragone che spesso si fa, che la Chiesa è come una famiglia, è assolutamente corretto. Come in una famiglia allargata, anche nella Chiesa cattolica ci sono sorelle e fratelli con cui si va d’accordo e quelli con cui si preferisce non vedersi mai. Puoi apparire a ogni festa di famiglia e unirti ai festeggiamenti, ma puoi anche inviare un biglietto di auguri ai tuoi parenti una volta all’anno a Natale. Ognuno può appartenere alla Chiesa nel modo che gli conviene in questo momento”.
Per Andreas Puttmann, politologo, “la Chiesa universale è come una grande nave cisterna che è lenta a fare correzioni di rotta e deve tenere conto della non simultaneità culturale nel globo. La esaminerò finché la capacità di imparare e di riformarsi si farà sentire nella chiesa. Per combattere gli abusi sessuali è stato fatto di più di quanto gli osservatori superficiali vogliono vedere. Tutte le riforme devono concentrarsi sulle persone vulnerabili, a rischio di abuso di potere, come “immagine di Dio”. Come cattolico critico e leale, sono felice di continuare a farlo. E la mia solidarietà per gli amici che hanno abiurato è cresciuta, ma sento ancora la Chiesa come la mia casa, come lo spazio vivo della mia fede e della mia speranza, come un’istituzione educativa per la mia coscienza. Nonostante le debolezze e gli abissi umani, trovo sempre in lei Gesù Cristo e l’esempio dei santi, insomma: un barlume della “luce del mondo”.