Di nuovo esplosioni e sirene in tutta l’Ucraina. Mons. Yazlovetskiy (ausiliare di Kiev): “Europa, aiutaci!”

Lo stato di allerta non è finito. Esplosioni sono state udite nella regione di Kiev e in altre città ucraine. La difesa aerea ucraina ha abbattuto questa mattina due missili russi nella regione di Kiev. E con le esplosioni anche le sirene antiaeree sono tornate a risuonare in tutta l'Ucraina. “La gente questa mattina è disorientata”, racconta al Sir il vescovo ausiliare di Kiev. “Non sa se andare al lavoro con il rischio che la metropolitana si fermi. C’è confusione. La giornata di ieri ha scosso tutti. Ma posso assicurare che tutti sono molto coraggiosi. Nessuno dà segni di cedimento. Nessuno ha detto, lasciamo entrare i russi perché abbiamo paura. Ognuno fa quello che deve fare e va avanti”

(Foto ANSA/SIR)

“La giornata di ieri sta continuando. Ancora adesso stanno suonando le sirene in tutta l’Ucraina perché stanno bombardando di nuovo le città. Anche a Kiev hanno risuonato gli allarmi anti-aerei”. Raggiunto telefonicamente dal Sir, è il vescovo ausiliare di Kiev, mons. Oleksandr Yazlovetskiy, a raccontare a caldo la situazione oggi in città e nel resto del Paese. Esplosioni sono state udite questa mattina nella regione di Kiev e in altre città ucraine. E con le esplosioni anche le sirene sono tornate a risuonare questa mattina in tutta l’Ucraina, segno che lo stato d’allerta ancora non è terminato. Ventiquattro ore dopo che la prima pioggia di missili russi, le autorità invitano i cittadini a rimanere nei rifugi e a non ignorare gli allarmi perché potrebbero verificarsi ancora oggi nuovi attacchi. Intanto il Servizio di emergenza statale ha reso noto che è salito ad almeno 19 morti e 105 feriti il bilancio degli attacchi missilistici sferrati ieri dalle forze russe sul territorio dell’Ucraina.

(Foto Tv2000)

Mons. Yazlovetskiy, ci racconti come si risvegliata oggi l’Ucraina?
La gente questa mattina è disorientata. Non sa se andare al lavoro con il rischio che la metropolitana si fermi. C’è confusione. La giornata di ieri ha scosso tutti. È stato un po’ come ritornare al 24 febbraio quando siamo stati attaccati per la prima volta dai russi. Sembrava davvero essere tornati a quel periodo. Siamo di nuovo sotto attacco.

Come sta reagendo psicologicamente la popolazione?
Non so quale scopo i russi vogliono raggiungere con queste azioni di ieri e di oggi. Forse vogliono spaventare la gente, però, le posso assicurare, tutti sono molto coraggiosi. Nessuno dà segni di cedimento. Nessuno ha detto, lasciamo entrare i russi perché abbiamo paura. Ognuno fa quello che deve fare e va avanti.

E a Kiev, in che situazione è la città?
A Kiev e in diverse città grandi del paese, hanno spento la luce perché hanno bombardato gli impianti della elettricità. Già ieri a Kiev c’erano parti della città spente e parti illuminate. Ma andiamo avanti. Preghiamo e andiamo avanti.

Le strade sono più vuote oggi?
La gente non esce perché non sa in che situazione si può trovare. Quindi sì, si è rimasti a casa.

Il 24 febbraio scorso, quando per la prima volta i russi hanno attaccato l’Ucraina, molte persone hanno chiesto riparo e aiuto nelle chiese. È stato così anche ieri?
Sì, nelle chiese che possono offrire un posto sicuro, cioè uno spazio sotterraneo dove le persone possono trovare rifugio. Chi non sapeva dove andare, chi abita vicino ad una di queste chiese, ha chiesto aiuto, preferendo non fare tutta la strada per raggiungere la prima fermata della metropolitana.

Cosa pensate di fare?
Faremo e continueremo a fare quello che abbiamo fatto ogni giorno dal 24 febbraio. Chi, come la Caritas, aiuta i rifugiati, chi celebra la messa, chi prega, chi lavora…la vita va avanti.

Cosa chiedete?
Bisogna continuare a pregare e non smettere. Perché se non siamo arrivati ad una situazione ancora peggiore rispetto a quella di oggi, è solo grazie alla preghiera. A differenza del 24 febbraio, siamo psicologicamente più forti, più coraggiosi, più patriottici, con più amore verso la nostra terra. E tutto questo – noi lo sentiamo – è una conseguenza della preghiera. Per questo dico che dobbiamo perseverare nella preghiera. Ma la pace si costruisce insieme. Ci aspettiamo l’aiuto innanzitutto dei paesi europei che sono più vicini.

Ci spieghi meglio, cosa vi aspettate dall’Europa?
Che non rimanga solo a guardare ma ci aiuti veramente a costruire la pace. Come fa il nostro Papa. Aiutateci. Aiutateci. Oggi la guerra è arrivata qui. Ma domani può arrivare anche da voi. Questo è il mio appello.

Papa Francesco?
Sì, la sua voce si sente e viene diffusa dai media locali. Lo sentiamo vicino anche attraverso i suoi delegati come la visita del card. Krajewski che è molto conosciuto qui in Ucraina. Lui è la mano e gli occhi di papa Francesco per noi.

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