Un parlamento frammentato in sei partiti ed eventuale governo di larga coalizione: è ciò che attende la Bulgaria dalle elezioni politiche che si svolgeranno domani, domenica 2 ottobre, dopo le dimissioni del governo di coalizione di Kiril Petkov avvenute in estate. Tutto questo in piena alla crisi economica che sta colpendo il più povero Paese membro dell’Ue. Il precedente governo riformista ha avuto una vita molto breve, di soli sei mesi. In questo periodo, fra l’altro, la Bulgaria si è schierata apertamente contro l’aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina.
Gerb torna primo partito? Gli ultimi sondaggi indicano Gerb, partito dello storico leader Boyko Borissov, come prima formazione politica con il 23,7% dei consensi. Ma questo partito viene accusato da molti degli attori politici di aver favorito la corruzione durante i 12 anni al potere. Secondo partito nei sondaggi è il movimento riformista dell’ex premier Petkov “Continuiamo il cambiamento”, con il 16,9% delle preferenze, mentre il partito della minoranza turca avrebbe il 12,0% e quello dei socialisti il 9,9%. Elevato il probabile risultato per il partito filorusso “Risorgimento” con l’8,7%, mentre l’ultimo partito sopra la soglia di sbarramento al 4% sarebbe “Bulgaria democratica” con 7,8%. Secondo l’analista politico Assen Grigorov interpellato dal Sir, il problema principale dell’élite politica in Bulgaria è “come sradicare la corruzione che dilaga nel Paese mentre i nuovi partiti come ‘Continuiamo il cambiamento’ devono ancora costruire una propria base di elettori”. A suo avviso, “con un consenso diffuso la società aveva intrapreso la strada di un cambiamento del modello di governo rispetto agli ultimi dieci anni, ma questa energia e questo slancio sono ora diminuiti”. Il governo aveva aumentato le pensioni e gli stipendi pubblici, ma la coalizione di quattro partiti “era molto fragile e la gente si aspettava risultati”.
L’inflazione e il conflitto in Ucraina. Un grande ruolo nella campagna hanno avuto l’inflazione alle stelle e il conflitto in Ucraina, che hanno destato parecchia preoccupazione tra i bulgari. “La gente ha bisogno di sicurezza e stabilità in mezzo alle crisi in corso. L’inflazione annuale è quasi al 20% con i costi dell’energia in continuo aumento e l’incognita se ci saranno forniture di gas dopo il taglio delle forniture da parte della Russia”, racconta Emanuil Patashev, segretario generale della Caritas in Bulgaria. Il quale rileva “che a differenza degli altri Paesi, qui già ci sono parecchi poveri e l’instabilità politica che si prospetta dopo il voto non promette niente di buono”. Secondo l’analista Grigorov, invece, “il fatto che nella campagna elettorale il gas sia diventato attore principale non è casuale, perché in Bulgaria non è molto diffuso l’utilizzo del gas, mentre molte persone usano la legna come fonte per il riscaldamento e dunque la preoccupazione è eccessiva”. In questo vede “l’influenza russa da sempre presente a Sofia, che però prima era più timida e più nascosta, mentre ora si presenta apertamente anche con il partito filorusso Risorgimento”. Grigorov si rammarica dal fatto che negli ultimi 30 anni, dopo la caduta del comunismo in Bulgaria, “non si sono istaurate le basi di una società civile forte, dello stato di diritto e gli altri valori base dell’Ue”. “La maggior parte dei media bulgari non sono liberi ma soggetti a finanziamenti occulti”, rileva, ed essi “contribuiscono a formare il parere delle persone”.
Forte astensione. Dopo quattro elezioni negli ultimi due anni, dice Grigorov, “la gente si sente stufa della politica e non intende occuparsene, senza capire che partecipare alle elezioni rappresenta una responsabilità nei confronti della società”. Infatti ci si aspetta un’affluenza alle urne non oltre il 40%, anche se “per la Bulgaria – rileva l’analista politico – è un fenomeno normale”.
Quale governo? “Ci sono diversi scenari: o Gerb riuscirà a formare una coalizione – spiega Grigorov – e governerà senza durare a lungo, o il governo sarà formato dalla coalizione di prima”, ossia il movimento riformista “Continuiamo il cambiamento”, con i socialisti e i democratici. L’analista prevede anche “la possibilità che non si riesca a formare un governo e allora il Presidente della Repubblica dovrà nominare un governo tecnico e indire nuove elezioni”. Anche il segretario generale della Caritas Emanuil Patashev non crede “che dopo le elezioni sarà chiaro lo scenario che aspetta i bulgari”. “Il costo delle bollette, degli alimentari, del riscaldamento: ci sono troppo incognite che preoccupano le persone – racconta – e servirebbe un governo stabile che possa aiutare a risolvere i problemi”.