“Sono stato a Lysychansk qualche giorno fa: stanno bombardando in modo molto forte e in continuazione. Quando ero lì è caduta una bomba su un edificio di 9 piani. C’era un ragazzo di 19 anni che è stato ferito gravemente e ha perso una mano. Abbiamo aiutato i medici a portarlo in ospedale. Anche tanti militari sono rimasti feriti. La città di Lysychansk è accerchiata. Ne vogliono fare una seconda Mariupol”. A parlare è don Oleh Ladnyuk, sacerdote salesiano che, dall’inizio della guerra in Ucraina su vasta scala, si è stabilito a Dnipro per raggiungere più facilmente le città della regione del Donbass con pulmini carichi di aiuti, cibo e medicine per la popolazione rimasta lì. In due mesi è riuscito a portare in salvo 500 persone. L’ultima “missione” l’ha svolta il 22 giugno scorso proprio a Lysychansk. “Severdonetsk ormai è stata presa”, dice il sacerdote salesiano che in questi giorni si trova a Leopoli per caricare aiuti e portarli indietro. “Non si sa quante persone siano rimaste a Lysychansk”, dice. “Vivono nei sotterranei. Noi proveremo di nuovo ad entrare, vediamo, mi sto comunque preparando”.
Gli abitanti delle città e dei villaggi in tutta la regione del Donbass sono sotto attacco continuo. Chiedono soprattutto acqua potabile e medicine. “L’acqua non c’è e devono prenderla in posti dove però è pericolosissimo andare”, racconta don Oleh.
“Stanno chiedendo anche farmaci per lo stomaco perché l’acqua è sporca e la gente comincia ad ammalarsi. E poi antidolorifici, farmaci per la pressione, fazzoletti umidi. Tra la gente, si respira disperazione”.
Quando arriva in questi posti, i discorsi sono più o meno sempre gli stessi. “Vedi, là è morto qualcuno”. “Non abbiamo medicine”. “Lì vive una persona che ha lo zucchero nel sangue e ha bisogno urgente di insulina”. Il salesiano è preoccupato. “Ho portato farmaci per l’asma in un paesino che ora è occupato dai russi”, dice. “Non so come potranno fare visto che ora non potrò più entrare e raggiungerli. Non avrei mai pensato di vivere situazioni del genere, nel mondo di oggi. In più, le bombe cadono in continuazione e distruggono tutto… È una cosa terribile”.
Il governatore regionale del Lugansk Sergey Gaidai chiede ai civili di lasciare subito Lysychansk. “Cari residenti della comunità territoriale della città di Lysychansk – scrive su Telegram – e loro parenti. A causa della reale minaccia alla vita e alla salute, chiediamo l’evacuazione immediata. La situazione in città è molto difficile. Salvate voi stessi e i vostri cari. Prendetevi cura dei bambini. Siate certi che nelle città di evacuazione sul territorio dell’Ucraina ci si prenderà cura di voi”. Il salesiano però spiega: “Quando dico alle persone di venire con me, loro rifiutano. Mi dicono che non sanno dove andare, che non hanno più soldi. Poi c’è il problema degli anziani, soprattutto quelli non autosufficienti o malati, che non possono muoversi. In più, le case e i centri di accoglienza a Dnipro sono strapieni”.
La regione è sotto attacco ma si combatte. “I nostri soldati – conferma il salesiano – devono resistere perché sanno che se prendono Lysychansk, i russi avanzano”. La direzione è verso Sloviansk, una delle principali città della regione di Donetsk, che per fortuna è ancora sotto il controllo ucraino. I russi stanno ammassando soldati, veicoli corazzati pesanti e artiglieria. La tattica è sempre la stessa. È quella che è stata utilizzata a Mariupol, Severdonetsk e al sud a Mykolaiv: accerchiare, bombardare e occupare. La perdita di Severdonetsk è stato un colpo duro. “Ma noi sappiamo che è una questione di tempo e i russi non hanno tutto questo tempo”, spiega don Oleh. “Prima o poi si stancheranno e cederanno. Intanto Lysychansk tiene duro. Non avranno la città facilmente”.