Nella campagna a est di Mosca, a circa 400 chilometri dalla capitale della Federazione russa c’è Karabanovo, un minuscolo paese, dove svetta il campanile della chiesa della Resurrezione del Signore che appartiene alla diocesi ortodossa di Kostroma. La comunità è guidata da padre Ioan Budrin: un parroco buono che parla e scrive di pace e di amore.
La polizia lo ha fermato, interrogato, multato perché nella predica di domenica 6 marzo padre Ioan aveva sostanzialmente affermato, riferendosi alla guerra in Ucraina, che al di là di ogni valutazione politica “non possiamo infrangere il comandamento ‘non uccidere’ così facilmente”, spiegando anche che “isoldati russi stanno uccidendo i loro fratelli e sorelle in Cristo”.
Qualche giorno prima, allo scoppio della guerra, sul sito web della parrocchia aveva scritto un simile messaggio “sull’inammissibilità dello spargimento di sangue”. Ma la legge della Federazione russa vieta parole contro la guerra. Quindi padre Ioann è stato condannato a una multa amministrativa di 35.000 rubli (circa 400 euro)e invitato a non pubblicare più niente sul sito della parrocchia. Padre Ioan ha ripreso la vita quasi come prima nella sua comunità. Il Sir lo ha raggiunto e lui, con grande disponibilità e apertura, ha risposto alle domande.
Come si sente padre Iann?
Mi sento come se una molla d’acciaio si fosse avvolta dentro di me. Sto sempre in allerta. Sono pronto a reagire sempre, ad accettare qualsiasi svolta degli eventi. Ma sarà difficile rimanere a lungo in questo stato.
L’hanno cambiata gli eventi recenti?
Si, sono diventato più attento e non mi piace, allora mi sforzo di dire quello che penso, in modo diretto. Non mi piace fingere. E così, siccome sul sito della nostra chiesa mi è stato proibito di scrivere, ho aperto un canale Telegram. Lì dico quello che penso e sento. Non sempre rispetto alla politica, anche perché per me la cosa più importante è preservare la fede in coloro nei quali essa vacilla, aiutarli a trovare la loro strada a Cristo. Suona molto semplice, forse primitivo, ma in un momento come questo credo che un cristiano dovrebbe più che mai testimoniare l’amore e il fatto che l’amore vive ancora in questo mondo, non è svanito, nonostante le atrocità e la crudeltà. Cristo ha detto a proposito degli ultimi tempi che “per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si raffredderà” e che
la nostra luce deve risplendere davanti agli uomini, e che dobbiamo aver cura degli altri e di noi stessi affinché la luce che è in noi “non sia tenebra”. Per me ora questa è la regola per l’azione.
Secondo me non ha senso chiedere in maniera generica di fermare la guerra: questo tipo di appelli non hanno alcun effetto su chi l’ha iniziata e la sostiene. Durerà finché Dio lo permetterà. Non vedo il senso di maledizioni e denunce: non fanno che generare altro che odio. E per ora ce n’è già abbastanza. Io trovo un senso nelle parole e nelle azioni d’amore: aiutare i rifugiati a perdonare e a pregare per i nemici. Nella mia vita, cerco di incarnare questo prima di tutto. Sono stato denunciato alla polizia, hanno testimoniato contro di me al processo, scrivono denunce contro di me al metropolita, raccolgono firme per rimuovermi dal ministero. Attraverso tutto questo il Signore mi ha fatto un dono inaspettato, che non avevo dentro prima: guardo con calma queste persone e vedo che in questo modo rivelano a Dio la loro essenza. Testimoniano contro se stessi. Ciascuna persona porta in sé la propria condanna, la propria sentenza. E compiendo scelte nei momenti chiave della propria vita, ciascuno è un pubblico ministero, un giudice e un carnefice. Perciò mi dispiace per loro: sono così sinceri nella loro autocondanna e nella loro malevolenza.
Teme che le possa accadere qualcosa di peggio?
Solo gli sciocchi o le persone con un’immaginazione poco sviluppata non hanno paura. Sono una persona normale. Ma ho un enorme vantaggio: credo e sento che questa vita è breve e l’eternità ci sta di fronte. Ogni giorno mi avvicino ad essa. Spesso devo seppellire defunti, e ogni volta penso che lì giacerò anche io. Questo mi permette di relazionarmi con più calma a ciò che sta accadendo nella mia vita. Non è un sentimento di pessimismo, è solo il ricordo dell’eternità. Durante i funerali pronunciamo parole bellissime: “Fratelli e sorelle, non vogliamo che ignoriate i morti per evitare di soffrire, come coloro che non hanno speranza. Perché se crediamo che Gesù è morto e risorto, allo stesso modo Dio condurrà con sé quelli che si sono addormentati per mezzo di Gesù”. E ricordo spesso queste parole.
Ho letto che lei ha ricevuto molto sostegno: da chi e in che modo?
Dopo che le informazioni della causa contro di me hanno iniziato a girare, le persone hanno immediatamente iniziato a inviare denaro per pagare la multa. Persone completamente sconosciute provenienti da tutta la Russia e anche da alcuni Paesi stranieri (anche se a dire il vero dall’estero non è poi arrivato nulla a causa delle sanzioni). La somma che serviva è stata raccolta ancor prima della prima udienza. E continuano a mandare e offrire aiuto, anche se ho scritto sul sito della parrocchia che la cifra richiesta è stata raccolta. Ma per me è stato più prezioso che molti abbiano scritto e detto che le mie parole erano state di aiuto per loro. La loro fede vacillava e le mie parole sono state un piccolo puntello che ha evitato il crollo. Non vedo alcun merito in questo. È evidente che Dio mi stava solo usando per dire loro quello che avevano bisogno di sentire. È buffo che nessuno dei sacerdoti di Kostroma mi abbia nemmeno chiamato. Hanno scritto e chiamato alcuni sacerdoti di altre parrocchie, ma pochissimi. Molti parrocchiani mi sono stati vicini in tutta questa storia. Per quanto ne so, non sono stati i parrocchiani a firmare la lettera contro di me, ma gli abitanti del paese vicino, che non si vedono quasi mai nella nostra chiesa.
Sa di altri sacerdoti che si siano apertamente schierati contro la guerra, come ha fatto lei?
So di una lettera contro la guerra, firmata da circa 300 sacerdoti. Personalmente conosco padre Georgy Edelstein, con il quale abbiamo firmato un appello. E anche padre Andrei Kordochkin di Madrid, che mi ha scritto.
È stato anche molto criticato, però: che effetto le ha fatto?
Tutto ciò che ho detto e dico si basa sulla mia esperienza religiosa personale ed esprime le mie convinzioni religiose. L’inammissibilità dello spargimento di sangue, come base della civiltà umana, la maledizione per questo, che ricade su qualsiasi assassino, indipendentemente dalle sue motivazioni, l’odio, come qualcosa che distrugge il legame con Dio in qualsiasi persona: per me su queste cose non ci sono dubbi. Pertanto, nessuna critica può cambiare le mie convinzioni, tanto più che il più delle volte è accompagnata da rabbia e odio.
Che cosa pensa della posizione della sua Chiesa in relazione alla guerra in Ucraina?
Penso che la posizione espressa dalla maggioranza del clero della nostra Chiesa locale sia profondamente sbagliata. Non si basa sui comandamenti dell’amore e porta in sé ragioni del tutto mondane. Tuttavia, non condanno queste persone, sempre per le stesse ragioni: risponderanno a Dio quando chiederà: “Chi sei?”. Se non hanno amore e compassione, non potranno fingere e mostrare ciò che non hanno. Se non so ballare il balletto, per quanto io mi sforzi, alla fine non potrò fare i “passi” del balletto.
Lei prega per il patriarca Kirill nella liturgia?
Non ho motivo per non ricordarlo. Non è un eretico. Confessa lo stesso credo che professa la Chiesa. E i suoi peccati personali… sarà Dio a valutarli. Se dobbiamo pregare per i nostri nemici, perché non dovremmo pregare per il Patriarca?
Secondo lei l’unità della Chiesa è a rischio?
Per rispondere a questa domanda, bisogna prima rispondere alla domanda su cosa è la Chiesa e dove sono i suoi confini. Solo il Concilio Ecumenico può dare questa risposta. Io comprendo la Chiesa come il corpo di Cristo, come assemblea di cristiani che vivono secondo i comandamenti dell’amore. Cristo ha detto: “Da ciò tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”. È questo, e nessun segno formale, la cosa principale per me. Inoltre, l’insegnamento della Chiesa dice che una persona che commette un peccato si allontana dalla Chiesa e può tornarvi solo attraverso il pentimento. Pertanto, è possibile una situazione in cui una persona può anche stare presso l’altare, ma essere fuori dalla Chiesa. Quindi credo che la Chiesa di Cristo è sempre una e non ci sono scismi nella Chiesa e non possono esserci. Ci può solo essere un personale allontanamento da Cristo.
Che cosa pensa di quanto sta avvenendo in Ucraina?
Per un verso è una catastrofe sia per l’Ucraina sia per la Russia e un prova durissima per il mondo intero. Per altro verso credo che tali prove siano un esame per tutta l’umanità. Ora Dio ha posto ad ogni persona una domanda seria: “Chi sei? Parla tu di te stesso “. Con le proprie parole, i propri atti o l’inazione, ogni persona ora rivela la sua essenza davanti a Dio. Come ciascuno comparirà davanti a Dio, dipenderà in gran parte da ciò che diciamo e facciamo in questi giorni.