“Ci hanno raccontato che ieri hanno sparato a un convoglio di auto in viaggio da Mariupol a Zaporizhia. C’erano a bordo bambini e donne incinte. La loro presenza dentro le vetture era segnalata, quindi chi ha sparato sapeva perfettamente cosa stava facendo! Dimmi, come può l’Europa negoziare con un male così? È una guerra diabolica! Sono parole disperate quelle pronunciate al Sir da padre Pavlo Tomashewski, dell’Ordine di San Paolo Primo Eremita, parroco della parrocchia di Nostra Signora di Czestochowa a Mariupol. Parole forti che utilizza per descrivere la difficile situazione nella sua città. Con un gruppo di parrocchiani era riuscito a fuggire da Mariupol una settimana fa. I collegamenti telefonici con chi è rimasto in città sono difficilissimi, praticamente impossibili. Difficile quindi avere notizie chiare e dettagliate su quello che sta succedendo. Impossibile riuscire a sapere se amici e conoscenti stanno bene o sono morti sotto gli attacchi russi. “La situazione in città è critica”, racconta il parroco. “Ho potuto parlare oggi con delle persone che hanno lasciato la città. Ora sono a Berdyansk. Stanno cercando carburante per le auto e andranno nella città di Zaporozhye. Non c’è alcun collegamento con chi è rimasto nella città di Mariupol. Siamo riusciti a parlare solo con una persona e la conversazione non è stata lunga”.
Mariupol praticamente non esiste più. Dalla curia della diocesi di Kharkiv, di cui fa parte Mariupol, ci confermano che il 90% degli edifici residenziali è stato completamente distrutto. Delle notizie che è riuscito a ricevere, padre Pavlo le riassume così: “La città di Mariupol viene distrutta dai russi senza sosta pezzo a pezzo. Ogni giorno gli aerei lanciano bombe sulla città. Anche l’artiglieria spara molto spesso. Quasi la metà della città è controllata dai russi. Continuano le risse di strada in città. Non c’è cibo, acqua, luce, Internet e comunicazione. La gente prende l’acqua del fiume ma è acqua molto sporca e cerca di purificarla in qualche modo. La situazione è così difficile che non so come descriverla”. La “buona” notizia” è che dalle macerie del Mariupol Drama Theatre, bombardato mercoledì, i soccorritori hanno cominciato ad estrarre i primi sopravvissuti, finora 130. Non è chiaro però quante persone siano sopravvissute ma si sa che nei giorni precedenti l’attacco, la struttura era stata utilizzata come rifugio da centinaia di civili, tra cui bambini. Chi può, lascia la città e secondo le informazioni locali, sono circa 30.000 i civili fuggiti con i propri mezzi di trasporto. Sarebbero 350 mila le persone rimaste in città, nascoste nei rifugi. Solo negli ultimi due giorni a Zaporizhzhia, città dell’Ucraina sudorientale, sono arrivate 11.525 persone.
“Non puoi negoziare con i russi”, dice il parroco. “Sono insidiosi. Stanno uccidendo i civili. Sanno cosa stanno facendo. Sparano ai civili dai carri armati. Bambini e donne vengono uccisi e se ne vantano!”. Georgia, Cecenia, Ichkeria, Abkhazia. La lista di padre Pavlo è storia. “Lo hanno sempre fatto”, dice. “Hanno questa strategia della terra bruciata”. “Sono sempre stati così. Raccontano bugie in tv e fanno propaganda. Dicono che sono entrati in guerra per proteggerci dai nazisti. Come puoi parlare di pace? L’umanesimo europeo è per loro una debolezza e ne ridono”.
Che cosa possiamo fare dall’Italia?
“Davvero, non so cosa dire. Chiedo solo preghiera. Soprattutto per i politici. Per i politici europei”, risponde il parroco. “Abbiamo chiesto che la Nato ci aiuti a chiudere il cielo sopra l’Ucraina ma la Nato ha paura e per questo a Mariupol muoiono ogni giorno donne e bambini innocenti”. E conclude: “Questa non è rabbia. Questa è disperazione. Quando sai che i tuoi parrocchiani sono seduti nel seminterrato in questo momento, senza cibo né acqua, e potrebbero morire. Quando sai che non puoi aiutarli in nessun modo, non provi rabbia, ma solo disperazione”.