“Credo che in questa situazione la risposta peggiore sia quella di alzare il livello dello scontro e della contrapposizione. Sbagliano, per esempio, quei paesi che inviano armi o soldati in Ucraina o nei paesi baltici perché queste manovre alzano il livello dello scontro e comunque non risolvono a cambiare le sorti della guerra. Quello che si dovrebbe fare in questa situazione è ricominciare a trattare per trovare una situazione complessiva al problema della sicurezza in Europa, il che non vuole dire cedere alla Russia ma parlare con la Russia”. Insomma, abbandonare ogni progetto militare e favorire “la via diplomatica sempre”. E’ Aldo Ferrari, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e direttore delle ricerche su Russia, Caucaso e Asia centrale dell’Ispi, a fare il punto sulla situazione tra Ucraina, Russia, Stati Uniti e paesi Nato. La tensione è altissima. La Nato ha rafforzato gli schieramenti a Est. I Paesi baltici inviano missili antiaerei e anticarro. Gli Usa ordinano l’evacuazione delle famiglie dei diplomatici. L’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Borrell invita alla calma ma Londra, Berlino e Vienna iniziano a evacuare.
Professore, ma davvero siamo andando incontro ad una guerra nel cuore dell’Europa?
La mia personale opinione è che non credo che si vada verso un conflitto armato. Se così fosse, vorrebbe dire che la Russia ha agito in maniera politicamente sconsiderata e irrazionale. La politica estera russa è spesso brutale però ha una razionalità. La Russia non ha interesse di invadere e occupare l’Ucraina per molte ragioni. L’Ucraina è un Paese grande, popoloso, gran parte della popolazione è avversa alla Russia e quindi combatterebbe e resisterebbe con tutte le forze. Anche se la Russia riuscisse a vincere questa guerra, lo farebbe quindi con un costo altissimo. Inoltre, se anche avvenisse una guerra e una occupazione russa in Ucraina, il problema della Russia – vale a dire avere la Nato alle frontiere – non sarebbe assolutamente risolto. Quindi mancherebbe del tutto la razionalità in questa eventualità.
E allora perché si stanno scaldando così tanto i motori sia da parte russa che da parte Usa e Nato?
Noi occidentali facciamo una fatica terribile a capire il punto di vista russo. L’Occidente afferma, giustamente dal punto di vista internazionale che uno Stato indipendente come l’Ucraina abbia il diritto ad entrare in tutte le alleanze sia militari che politiche. Mi permetta però di fare una domanda: poniamo che Cuba volesse entrare nella Csto, vale a dire nella alleanza militare a guida russa, portando i missili russi vicini alle coste americane, come reagirebbero gli Stati Uniti? È chiaro che per la Russia avere alle proprie frontiere la più importante alleanza militare del mondo e di tutti i tempi, costituisca una oggettiva minaccia alla sicurezza nazionale.
Perché tutto questo nervosismo ora?
Ma non è da ora. Sono tanti anni che la Russia chiede all’Occidente di cambiare la sua politica di espansione verso Est e l’Occidente non ha mai risposto a questa domanda. La Russia ha deciso di mostrare i muscoli e di porre una sorta di ultimatum agli Stati Uniti e alla Nato chiedendo loro risposte scritte riguardo alla sicurezza e in particolare alla espansione della Nato ad Est. Ma facendo così la Russia ha assunto una posizione rischiosa.
Perché?
Sono richieste sostanzialmente irricevibili. Non c’è nessuna possibilità che Nato e Stati Uniti accettino. Si aprono allora due scenari. Il primo è che la Russia, per non perdere la faccia, sia costretta a fare ciò che non vuole fare e cioè innescare un’azione armata. Il secondo scenario è che accetti di fare brutta figura, la figura del cane che abbaia ma alla fine non morde. E’ più probabile – visto il rischio di tensione altissimo – che si arrivi ad un qualche compromesso. Due risultati comunque la Russia li ha già ottenuti.
Quali?
Ha costretto l’Occidente a prestare finalmente attenzione alle sue richieste. Gli incontri che ci sono stati a distanza ravvicinati, per quanto poco fruttuosi, hanno se non altro dato il segnale di un ritorno alle trattative. E questo è comunque un punto di partenza rispetto al silenzio o alla completa assenza di comunicazione degli ultimi anni. Da queste trattative può uscire qualche piccolo, ma ripeto piccolo, risultato.
Sono 8 anni, dal 2014, che in Ucraina è in atto una guerra “ibrida” che c’è ma non scoppia. Un conflitto subdolo che sta mettendo in ginocchio il Paese. Paradossalmente, una guerra può risolvere questo stallo?
Si, potrebbe risolverlo. Ma sarebbe un bagno di sangue. Sarebbe una guerra tremenda. L’Ucraina è un paese di 40 milioni di abitanti, che da anni si prepara a questa eventualità e resisterebbe. La quantità di vittime sarebbe in un ordine di decine di migliaia. Ripeto quanto ho detto prima e cioè che la guerra non dovrebbe scoppiare perché non ce ne sono ragioni e interessi oggettivi. Però, attenzione, ci sono tanti casi di guerre scoppiate in maniera irrazionale. Pensiamo alla Prima guerra mondiale quando saltò tutta l’Europa per nulla. Per questo dico che non è saggio inviare forze militari e alzare la tensione e che si vada a parlare con Mosca.