Centro logistico per migranti, tra Bielorussia e Polonia, sul valico di confine di Kuznica-Bruzgi. Fa freddo, la temperatura raggiunge i -11 gradi centigradi. Nell’enorme centro adibito dal governo per dare un rifugio caldo ai migranti, ci sono 900 persone: 230 sono i bambini. È tornata di nuovo qui una delegazione della Caritas Bielorussia e della Caritas diocesana di Grodno con un convoglio pieno di dolci e regali per Natale da dare ai bambini e pacchi di alimenti da consegnare alle mamme. A coordinare l’iniziativa sono il direttore della Caritas Bielorussia, don Andrei Aniskevich e il direttore di Caritas Grodno, Roman Rachko. “Abbiamo comprato cioccolatini e dolci per Natale e li abbiamo distribuiti ai bambini. Alle mamme invece abbiamo consegnato sacchi pieni di alimenti”. Nel centro – un immenso immobile costruito in realtà per essere usato come magazzino commerciale – le persone si sono organizzate dividendo gli spazi con lenzuola e coperte così da creare piccole “stanzette”. Sul posto operano a fianco dei migranti, militari e organizzazioni umanitarie. Tante persone in realtà sono ancora disperse nei boschi lungo la frontiera. “Ce lo confermano tanti parroci sul confine, tanto che stiamo portando anche a loro degli aiuti e beni di prima necessità, da dare quando questi migranti bussano alla loro porta e chiedono soprattutto qualcosa da mangiare”.
Secondo i dati di Save the Children, al confine fra Bielorussia, Polonia, Lituania e Lettonia sono ancora fermi migliaia di migranti. Fra loro, persone provenienti da Siria, Iraq, Yemen e Afghanistan che provano ad entrare in Europa in assenza di canali sicuri. I numeri sono contenuti. Come ha sottolineato la commissaria per gli Affari interni dell’Ue Ylva Johansson, finora 8mila migranti hanno attraversato le frontiere e si trovano in Lituania, Polonia o Lettonia, in centri di accoglienza. Don Andrei Aniskevich conferma e aggiunge: “Sono determinati a restare, non vogliono per nessun motivo tornare indietro. Sono sicuri di poter raggiungere l’Europa in un modo o in un altro. Provano soprattutto di notte ad attraversare la frontiera ed entrare attraverso passaggi vietati. Cercheranno in tutti i modi di uscire dalla Bielorussia e di entrare in Polonia perché per molti la meta finale è la Germania, il Belgio o anche la Norvegia. Se non riescono a passare ritornano al centro logistico e se vengono presi dalla polizia polacca o lituana, sono portati in centri dove possono rimanere per legge 6 mesi al massimo. A quel punto o ricevono il documento di asilo o vengono rimpatriati. La maggior parte purtroppo viene rimpatriata. Secondo i dati della Caritas Lituana, sono 3mila i migranti e richiedenti asilo in queste condizioni”.
In queste terre di confine, si intrecciano storie di abbandono e fuga. “Torneremo ancora, verso Capodanno”, racconta il direttore della Caritas bielorussa. “Ogni azione è comunque concertata con la Croce Rossa, in modo da non sovrapporci. Quando andiamo, ci ringraziano. Sono tutte persone che scappano, chi per povertà, chi perché è perseguitato per motivo religioso o politico. Alcuni hanno soldi, bancomat e cellulari. Altri invece non hanno niente, sono poverissimi. Gli uomini si adattano, sono giovani e forti abbastanza per affrontare questi viaggi. Non hanno paura del freddo. Quello che invece colpisce è la condizione in cui vivono donne e bambini”.
È un tempo difficile anche per la Bielorussia. Don Aniskevich racconta: “Tanti hanno perso il lavoro. Aumentano i poveri. Ma non siamo così poveri da non poter condividere anche quel poco che abbiamo. Abbiamo capito chi sono i migranti, le loro sofferenze, il mondo da dove arrivano. Attraverso le loro storie, abbiamo capito che quando scoppia una guerra, la gente è costretta a fuggire per cercare altrove un posto sicuro, una vita migliore. Tanti partono senza sapere dove arrivare. Scappano, vendendo tutto e con la famiglia. Scappano anche se non sanno se arriveranno vivi o morti. Ma fuggono per provare ad iniziare una vita diversa e possibile”.
Un messaggio all’Europa. “Bisogna aprire i nostri cuori per vedere cosa succede attorno”, dice il direttore della Caritas bielorussa. “Solo se riusciamo a farlo, ci accorgeremo che ci sono tante persone che soffrono. Sono vicini a noi. Sono arrivati accanto alle nostre case ed hanno bisogno del nostro aiuto. Il mondo si è diviso, è ferito da conflitti, malato per la pandemia. Sono realtà che ci chiedono di avere un cuore buono”. “All’Europa, ma soprattutto ai giovani, ai bambini, ai ragazzi, vorrei dire: non perdete i tesori cristiani. Dove non c’è Dio, c’è il vuoto e il vuoto si riempie nei centri commerciali. Se perdiamo quindi la fede, perdiamo la vita”.