“Se vuoi costruire una nave non chiamare a raccolta gli uomini per procurare la legna e distribuire i compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito”. Con questo aforisma di Saint-Exupery, che amava e citava spesso, don Aldo Giordano comunicava l’idea d’Europa che aveva nel cuore: “un mare da solcare e da evangelizzare”. Anche attraverso un’immagine sapeva trasmettere il significato e la bellezza di un’esperienza che abbracciava i popoli, andava oltre i confini nazionali, diventava testimonianza di fraternità. Questa idea lo ha accompagnato dal 1995 al 2008, gli anni del servizio di Segretario generale del Consiglio delle Conferenze episcopali europee
Il percorso è continuato dal 2008 con la nomina di Osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa. Raccontava con entusiasmo la prima “Messa per l’Europa” che celebrò a Strasburgo nel 2009 e che vide la partecipazione di numerosi rappresentanti dei Paesi membri del CdE. “Non credevo ai miei occhi – mi disse – ma in quel momento compresi come Dio è capace di unire attorno a sé tanta diversità e a farne uno stupendo spettacolo di unità. Compresi in quella occasione come la ricerca di Dio fosse viva in donne e uomini impegnati nella promozione e nella tutela dei diritti dell’uomo”. Da pochi mesi Nunzio apostolico presso l’Unione europea, aveva ripreso il percorso europeo: era rientrato dal Venezuela dove dal 2013, anno in cui fu consacrato vescovo, al 2021 era stato Nunzio apostolico.
Don Aldo è stato un maestro del dialogo, lo accompagnavano una solida preparazione teologica e filosofica, una grande sensibilità, una dignitosa umiltà, la gioia di essere prete. Negli incontri con le altre Chiese cristiane, con le diverse religioni e culture questi suoi talenti apparivano immediatamente. Non aveva bisogno di cattedra, la sua autorevolezza e la sua credibilità si manifestavano nella capacità di ascolto, nel parlare chiaro e rispettoso e nell’esprimersi anche con il sorriso. Indimenticabile la sua esultanza dopo la firma della Charta Oecumenica (2001).
Un pensiero che lo accompagnava era sulla necessità di portare la vita e il pensiero del Ccee oltre gli spazi degli addetti ai lavori: qui si inserì la nascita di Sir Europa. Fu la seconda Assemblea speciale per l’Europa (1999) a portare a maturazione un progetto che trovò l’agenzia giornalistica Sir e la Conferenza episcopale italiana pronti all’avventura che pochi anni dopo venne stimolata dalla esortazione post-sinodale “Ecclesia in Europa” (2003). Vedeva in questo percorso un’esperienza professionale unica che progressivamente si accreditava nelle Chiese d’Europa e nelle istituzioni europee.Don Aldo Giordano era un amante della natura, della montagna, dello sci. Amava anche l’umorismo: una volta a tavola si parlava di questo sport e qualcuno gli chiese: “Qual è il tuo stile preferito?”. Rispose: “Il mio è lo stile evangelico… la gamba destra non deve sapere quello che fa la gamba sinistra”.
È infine bello riportare un episodio che lui stesso racconta nel libro intervista a cura di Alberto Campoleoni che consente di leggere la sua storia e il suo pensiero. Si riferisce a due giovani africane che in San Pietro lo seguono per riuscire a pregare accanto alla salma di Giovanni Paolo II. Ci riescono grazie a lui che poi così le saluta: “Quasi sicuramente non ci incontreremo più su questa terra ma possiamo darci un appuntamento in Paradiso”. Le due ragazze rispondono: “Allora arrivederci in Paradiso: lei in Paradiso ci va certamente per il regalo che oggi ci ha fatto!”. Don Aldo Giordano, un regalo di Dio.
Don Aldo Giordano, un regalo di Dio
Paolo Bustaffa, già direttore del Sir, ricorda il nunzio vaticano scomparso ieri a Lovanio. “È stato un maestro del dialogo. Non aveva bisogno di cattedra, la sua autorevolezza e la sua credibilità si manifestavano nella capacità di ascolto, nel parlare chiaro e rispettoso e nell’esprimersi anche con il sorriso”. Fu convinto sostenitore della nascita di Sir Europa