Diventa sempre più drammatica la crisi umanitaria nelle foreste al confine tra Bielorussia e Polonia, dove sono ammassati da giorni, in condizioni terribili, almeno 4.000 tra donne, uomini e bambini provenienti principalmente da Siria, Iraq, Yemen, Afghanistan. Un duro braccio di ferro tra la Polonia e le autorità di Minsk, accusate di strumentalizzare i migranti aiutandoli ad entrare nell’Unione europea facilitando visti e voli aerei. Le organizzazioni per i diritti umani accusano però entrambi gli Stati e l’Unione europea di violare le norme sul diritto d’asilo. Sul versante polacco la Caritas sta portando aiuti umanitari, che saranno distribuiti attraverso quattro “Tende della speranza” e le parrocchie locali. Una sorta di magazzini e luoghi di incontro dove fornire l’assistenza necessaria. Sono già arrivati alle parrocchie di frontiera 2.000 pacchi di cibo, barrette energetiche, tende, sacchi a pelo, acqua potabile, giacche e vestiti invernali, coperte, borracce termiche, guanti.
Anche i vescovi delle diocesi di Bialystok, Drohiczyn e Siedlce lungo il confine hanno incontrato i parroci, chiedendo di sostenere i migranti. La Caritas avrà una presenza in loco per garantire la distribuzione degli aiuti e la preparazione dei pasti. “Sosteniamo i rifugiati, sia quelli che raggiungono la Polonia sia quelli che sono fuori dal nostro Paese”, dice padre Marcin Izycki, direttore di Caritas Polonia. Finora sono stati spesi per l’emergenza 500.000 Pln pari a 107.000 euro.
Gli attivisti per i diritti umani. Anche gli abitanti della zona si sono mobilitati e intervengono spontaneamente per dare una mano alle persone migranti che sono riusciti ad entrare in Polonia, nonostante gli idranti e i lacrimogeni usati dalle forze di polizia polacche per respingerli dopo un lancio di pietre. Gli attivisti per i diritti umani, tra cui l’italo-marocchina Nawal Soufi, sono da giorni giunti in quelle zone con grande difficoltà. Anche sui loro cellulari personali arrivano i messaggi governativi: “La frontiera polacca è chiusa, le autorità vi hanno mentito. Tornate a Minsk e non prendete pillole dai soldati bielorussi”. I volontari sono stati costretti a nascondere il cibo e il latte per bambini in sacchi neri della spazzatura coperti dalle foglie dei boschi, di nascosto dalle forze dell’ordine.
Con raccolte fondi spontanee organizzano taxi per portare al sicuro a Minsk intere famiglie, comprare cibo e farmaci, soccorrere persone malate e rilanciare i continui appelli dei rifugiati siriani, che chiedono di poter entrare nell’Ue.
Aiuti anche a 16 centri per migranti. Intanto Caritas Polonia ha inviato aiuti anche a 16 centri per migranti all’interno del Paese, tra cui vestiti caldi, giocattoli per bambini, prodotti per l’igiene e cibo. Altro sostegno arriverà dalle raccolte fondi del 21 novembre lanciate dalla Conferenza episcopale polacca tramite il presidente, l’arcivescovo Stanislaw Gądecki, che ha invitato tutte le parrocchie ad organizzare momenti di preghiera e collette. L’organismo caritativo della Chiesa polacca ha aiutato dal 2018 almeno 14.500 migranti tramite i suoi centri, con servizi che spaziano dalla mediazione culturale alle consulenze giuridiche e psicologiche, fino agli aiuti economici per il pagamento degli affitti, l’acquisto di farmaci e vestiario e iniziative per l’integrazione nella società.
Dall’altra parte della frontiera anche la Chiesa in Bielorussia si sta mobilitando in modo simile. Qui un migliaio di migranti hanno finalmente trascorso una prima notte al caldo all’interno di un hub logistico della dogana bielorussa, rifornito di materassi, coperte, vestiti e cibi caldi. Tantissime le famiglie con bambini. La Bielorussia ha annunciato di aver interrotto i flussi di petrolio nell’oleodotto Druzhba verso la Polonia, motivata “da un’imprevista azione di manutenzione che potrà richiedere fino a 3 giorni”. La Commissione europea destinerà 200mila euro in aiuti umanitari ai gruppi della Croce Rossa che forniscono assistenza in quelle zone. Le risorse serviranno per cibo, coperte e kit per l’igiene e per il pronto soccorso.