Sì agli antimicrobici se necessari. Il Parlamento europeo ha respinto a settembre la mozione avanzata dal deputato tedesco dei Verdi, Martin Häusling, di vietare l’uso dei farmaci contro le infezioni negli animali. Vittoria per gli allevatori, che paventavano il pericolo sanitario e il danno economico, e vittoria per la salute pubblica dei cittadini. Lo stop agli antibiotici sarebbe infatti andato contro l’approccio “One health”, incentivato dall’Organizzazione mondiale della sanità, per la promozione della salute in tutti i settori. Ma qual è l’uso che si fa in Europa e in Italia degli antibiotici da parte dei veterinari? Secondo Gaetano Penocchio, presidente della Federazione nazionale degli ordini veterinari italiani (Fnovi), l’attenzione al tema è massima, tanto è vero che l’uso solo nel nostro Paese è diminuito del 30%. Penocchio, che prima del voto a Strasburgo aveva scritto anche un appello al presidente del Consiglio, Mario Draghi, al ministro alla Sanità, Roberto Speranza, e al presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. Vietare l’accesso ad intere classi di farmaci antimicrobici non avrebbe avuto fondamento scientifico mentre bisogna perseguire sulla strada tracciata della riduzione dell’uso di antibiotici intrapresa dai medici e dai veterinari sia per l’uomo sia per gli animali.
Presidente, a Strasburgo è stato sventato un rischio per la salute degli animali ma anche per l’uomo?
Senza antibiotici gli animali muoiono o potrebbero tornare delle malattie che avevamo combattuto nel passato. Potrebbero poi verificarsi delle zoonosi, cioè patologie capaci di trasmettersi all’uomo. E senza antibiotici pure gli alimenti di origine animale potrebbero non essere più sicuri. Secondo me,
era inconcepibile parlare di un divieto che non ha fondamenti scientifici che lo sostengano.
Se fosse venuta meno la possibilità di usare gli antibiotici, le malattie non sarebbero state curate adeguatamente, avremmo messo a rischio la vita dell’animale. I rischi sono tanti sia per gli allevamenti sia per gli alimenti derivati. Noi siamo ben coscienti che gli antibiotici vadano somministrati solo per necessità.
Come vengono usati oggi gli antibiotici per gli animali?
Nei congressi sul tema non raramente si parla dell’abuso degli antibiotici da parte dei veterinari e del loro uso a scopo preventivo negli allevamenti, cosa che però è vietata dal 2006. Abbiamo creato anche delle procedure per controllare l’uso e andare a misurarne il consumo nel dettaglio. Fin dal 2011 la nostra zootecnia ne ha contratto la somministrazione e ciò è dimostrato dai dati disponibili prima sul venduto e adesso con la ricetta elettronica sul consumato. C’è un importante sforzo culturale in atto, lontano dall’atteggiamento di chi vorrebbe vietare intere classi di antibiotici in veterinaria. Gli animali vanno curati e a volte gli antibiotici determinano una condizione di vita o di morte.
Di quali malattie stiamo parlando?
Dipende dalla specie animale e dalle condizioni in cui vengono allevati. L’antibiotico quando serve va usato.
Quali sono i numeri sulla riduzione di somministrazione negli ultimi anni?
C’è stata una riduzione in Italia del 30% dell’uso degli antibiotici, per alcune tipologie anche del 50% o 60%. Si è davvero promosso l’uso consapevole, inoltre con la ricetta elettronica tutto è finalmente tracciabile.
Esiste però un rischio antibiotico resistenza.
Sì esiste. E infatti tutto questo sforzo per contrarre l’uso degli antibiotici è mosso da questo motivo. Ma va detto che è l’uso responsabile che va incentivato, così come per gli uomini. La medicina umana e quella veterinaria devono collaborare per usarli meglio.