Nel mezzo della catastrofe, nella zona più colpita dall’alluvione, Ahrweiler (Renania-Palatinato), nella valle Aurina, è stata montata una tenda dall’équipe pastorale di Bad Neuenahr-Ahrweiler (diocesi di Treviri) a cui appartengono tre comunità parrocchiali, per accogliere le persone che cercano aiuto, sostegno, ascolto. Che ancora cercano famigliari che non sono nella lista dei morti, ma che non si trovano. Johanna Becker è una delle operatrici pastorali che sta lavorando sul posto. Johanna, classe 1992, è assistente pastorale, responsabile per la pastorale giovanile del decanato. Il Sir l’ha raggiunta al telefono. Sullo sfondo si sentono voci e mezzi pesanti che transitano. C’è tempo per poche domande, spesso interrotte, perché c’è troppo da fare; Johanna Becker si scusa per le interruzioni ma non rinuncia a rispondere perché “è importante che si sappia che cosa stiamo vivendo”.
Com’è la situazione lì adesso?
È il sesto giorno dopo la catastrofe, e si stanno continuando a ripulire, svuotare le cantine e locali dall’acqua, recuperare persone, mancano ancora nella zona assistenza sanitaria di base, elettricità, collegamenti. Le tubature delle fognature e dell’acqua potabile sono anche rotte, ma viene assicurato il rifornimento dell’acqua con vie alternative.
Quali sono le priorità?
Ogni giorno porta le sue priorità. Ma certamente la prima cosa da fare è portare via tutto. Ci sono dei tendoni pieni di roba che è stata donata, ma nessuno può ancora prendere nulla, perché non si può ancora portare nelle case. C’è tanto cibo a disposizione, ma nessuno può ancora cucinare. Quindi bisogna continuare a ripulire e ci vorrà tanto tempo.
Com’è l’atmosfera, il clima tra le persone?
Il sentimento è “ce la faremo”. La solidarietà è incredibilmente grande, le persone si aiutano e stanno vicine le une alle altre,c’è molta pazienza e comprensione verso tutto, non si cercano giustificazioni, ma c’è naturalmente tanta sofferenza, perché ogni famiglia ha perso qualcuno o conosce qualcuno che è morto.
È possibile celebrare i funerali?
No, è un grosso problema. Al momento non si è ancora potuto anche perché non si sa ancora quali cimiteri possono essere utilizzati.
Come vi rapportate con le persone?
Tanti vengono da noi, alla tenda, oppure noi giriamo per le strade, per parlare con le persone.
Che cosa sente incontrando la gente?
C’è tanta disperazione, per la situazione, per quello che non si è riusciti a fare. Una persona mi ha detto di non essere riuscita ad aiutare la sua vicina. C’è un dolore inimmaginabile, è una situazione molto difficile.
Ci sono momenti in cui le persone si ritrovano per pregare, celebrare?
Ieri era domenica, noi abbiamo dato la possibilità di celebrare la Messa, ma solo pochi hanno partecipato, anche se con grande riconoscenza. Al momento io penso che le persone facciano fatica a fermarsi. Questo scatenerebbe anche tante emozioni e non ci riescono ancora. Quelli che c’erano ieri erano grati e noi abbiamo pregato anche a nome di coloro che ancora non riescono a fermarsi. Molti si chiedono anche “perché ci è capitato questo?”.
La visita della cancelliera Merkel, domenica, è stata importante?
Sì, per le persone è importante che le autorità politiche vengano a vedere la situazione e si rendano conto di dove è necessario dare l’aiuto economico.
Sentite il sostegno delle altre comunità cattoliche in Germania?
Si, molto, in particolare la nostra diocesi ci è vicina. Anche il vescovo Stephan Ackermann domenica è venuto qui. Siamo collegati bene con la diocesi, fanno molta attenzione a noi, ci sostengono.
Che significa vivere la speranza lì, in questo momento?
È soprattutto vivere, è l’incredibile riconoscenza per il fatto di essere sopravvissuti insieme alla solidarietà, l’essere insieme e aiutarsi.