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Politica, una via alla santità laicale. Chiaro messaggio contro i populismi

Robert Schuman, statista francese e "padre dell'Europa unita", è stato dichiarato "venerabile" da Papa Francesco. La conferma che l'impegno nelle realtà sociali e nelle istituzioni politiche può essere strada privilegiata per la santità dei laici

Un'immagine di Robert Schuman

Papa Francesco ha riconosciuto il 19 giugno l’eroicità delle virtù di Robert Schuman (1886-1963), uomo politico francese: si tratta di un passo importante sulla lunga strada verso la beatificazione.
Nato tedesco, avvocato, militante cattolico, Schuman diventò francese nel 1918 dopo la restituzione della Lorena alla Francia, come alla stessa data Alcide De Gasperi diventò italiano quando il Trentino tornò all’Italia.
Deputato nel 1919, Schuman fu attivo per difendere le specificità della sua regione in particolare il concordato con la Santa Sede per preservare “l’anima cristiana” della Lorena e dell’Alsazia nel contesto della Francia laica. Fermato dai nazisti e internato in Germania nel 1940, fuggì nel 1942 e si nascose nel sud della Francia dove svolse azione di resistenza.
Eletto di nuovo deputato alla Liberazione per il partito democratico cristiano (il Mouvement Républicain Populaire), diventò uomo di Stato di primo piano, ministro delle Finanze (1946-1947), presidente del Consiglio (1947-1948), ministro degli Esteri (1948-1952).
Schuman è soprattutto legato alla costruzione europea, particolarmente al progetto che portò della creazione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Dichiarazione del 9 maggio 1950, nel famoso Salone detto dell’Orologio del Quai d’Orsay). La sua preoccupazione era di assicurare attraverso la riconciliazione tra Francia e Germania una pace durevole per un continente regolarmente devastato dalle guerre. La pace rappresentava per lui una posta in gioco fondamentale. Era perciò convinto della necessità di creare un vero destino comune con un grande senso pragmatico che ha poi riassunto nel suo libro manifesto Pour l’Europe pubblicato nel 1963.
Membro del terz’ordine francescano, Robert Schuman conduceva una vita assai austera, e non nascondeva niente delle sue convinzioni religiose. Si nutriva quotidianamente del Vangelo e del magistero pontificio.
Ormai “venerabile” per la Chiesa cattolica, raggiunge Giorgio La Pira e Giuseppe Lazzati già riconosciuti per le loro “virtù eroiche”, mentre i processi di Alcide De Gasperi, Igino Giordani e Luigi Sturzo sono ancora in corso presso la Congregazione per le cause dei santi.
Papa Francesco domandò a un gruppo delle Lega missionaria studenti d’Italia il 30 aprile 2015: “un cattolico può fare politica?”. Lo stesso pontefice rispose subito: “Deve!”. Aggiungeva citando i suoi predecessori Pio XI e Paolo VI che “la politica è una delle forme più alte della carità perché cerca il bene comune. […] Nella Chiesa ci sono tanti cattolici che hanno fatto una politica non sporca, buona; e che hanno favorito la pace tra le nazioni. Pensate ai cattolici qui, in Italia, del dopoguerra: pensate a De Gasperi. Pensate alla Francia: Schuman, che ha in corso la causa di beatificazione. Si può diventare santi facendo politica”.
Difatti tutti i papi da Pio XI fino ad oggi hanno incoraggiato i laici a impegnarsi in politica. Nell’esortazione apostolica Christifideles laici del 30 dicembre 1988, sulla vocazione e la missione dei laici nella Chiesa, Giovanni Paolo II ne faceva anche un obbligo morale: “per animare cristianamente l’ordine temporale, nel senso di servire la persona e la società, i fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla politica, ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale, destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune”.
La società contemporanea favorisce la santità dell’azione, la santità sociale la cui condizione è di armonizzare la vita interiore e l’impegno, che si completano l’una l’altro per tendere verso la vocazione politica. Il cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano, parlava di “santità laicale”. Fu il medesimo messaggio di Papa Wojtyla quando decise nel 2000 di fare di san Tommaso Moro (1478-1535) il “patrono celeste dei responsabili di governo e degli uomini politici”.
È interessante fermarsi sulle ragioni di questa decisione del Papa: dare al mondo politico dei modelli credibili, che ricordino come il governo degli uomini è innanzitutto un esercizio di virtù.Finora la Chiesa ha beatificato personalità impegnate nell’azione sociale soprattutto attraverso l’opera di congregazioni religiose. La beatificazione di politici contemporanei, del Novecento, impegnati nella vita politica da parlamentari o sindaci come Schuman o La Pira, sarebbe un messaggio davvero importante per i cattolici nel contesto attuale di crisi della democrazia e di crescita dei populismi.

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