“Siamo d’accordo sul fatto che, al fine di garantire che l’Ue esca più resiliente dalle attuali turbolenze economiche, sanitarie e geopolitiche, dobbiamo sviluppare una politica commerciale che sia efficace nell’apertura dei mercati, più assertiva quando l’Ue ha bisogno di difendere i suoi interessi economici e anche più sostenibile”. È quanto emerge dalle considerazioni dei membri dell’associazione degli industriali europei, BusinessEurope, con sede a Bruxelles, rilasciate al Sir sul tema della autonomia strategica europea. Recentemente indiscrezioni della stampa hanno rivelato che Spagna e Olanda hanno elaborato un documento che sottolinea soprattutto come “l’autonomia strategica non implica isolazionismo o protezionismo economico”, ma dovrebbe essere piuttosto concentrata sul multilateralismo, la cooperazione e il libero scambio “senza minare gli interessi dei Paesi meno sviluppati”.
Settori d’intervento. Il documento, secondo quanto hanno riportato i giornali nei giorni scorsi, sarebbe stato inviato alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e al presidente di turno dell’Unione, il premier portoghese Antonio Costa. Il documento chiede soprattutto all’Ue di intervenire in settori come il mercato unico, la trasformazione digitale, l’innovazione, la politica industriale, l’immigrazione, la tassazione internazionale, la politica industriale, il ruolo dell’euro a livello internazionale. L’obiettivo dei due firmatari di ridurre le dipendenze Ue evitando però il protezionismo sembra in contrapposizione con i campioni nazionali,i poli di aziende, a cui punterebbe invece la Francia per evitare di dipendere da altri Paesi per materie prime e produzioni strategiche per l’Europa.
Rischio protezionismo. BusinessEurope non ha espresso un commento sull’asse dei due Paesi e il documento circolato nelle ultime ore, ma sul tema della strategia per l’autonomia Ue ha già espresso la sua posizione: “Accogliamo con favore la definizione della Commissione di autonomia strategica aperta per enfatizzare la capacità dell’Ue di fare le proprie scelte e influenzare il mondo che la circonda attraverso la leadership e l’impegno, trasmettendo i suoi interessi e valori strategici”. Ma gli industriali europei osservano ancora: “Ci preoccupa il fatto che, mentre ci sono voci che comprendono l’importanza dell’elemento di apertura, ce ne sono altre che chiedono un’interpretazione più cauta, qualcuno potrebbe dire protezionistica”. Secondo BusinessEurope è necessario piuttosto seguire la strada di “una politica commerciale dell’Ue aperta la quale può contribuire a creare il giusto quadro politico e di investimento per facilitare il rafforzamento e lo sviluppo delle capacità industriali e tecnologiche dell’Europa”.
Rapporti con la Cina. Per rafforzare le capacità strategiche dell’Ue, alcuni Paesi stanno anche riflettendo e facendo pressione per modificare i meccanismi decisionali dell’Ue. Nel documento redatto da Spagna e Olanda si invita ad estendere il voto a maggioranza qualificata in Consiglio Ue, “limitando l’unanimità quando questa ostacola la capacità di agire dell’Unione”. BusinessEurope ricorda che già in un documento del 2020 sulle relazioni Ue-Cina e su una strategia globale dell’Ue per riequilibrare le relazioni con la Cina era intervenuta sugli ostacoli rappresentati dai meccanismi decisionali Ue per l’autonomia dell’Europa, sostenendo che “le aziende europee e gli Stati membri europei sono tuttavia coinvolti in un problema di azione collettiva”. Le imprese europee e gli Stati membri dell’Unione “trarrebbero vantaggio dalla solidarietà e dall’incoraggiamento della Cina a compiere le riforme necessarie”. BusinessEurope evidenzia in particolare che “la Cina utilizza vari strumenti di leva come l’apertura asimmetrica del mercato e l’approvvigionamento selettivo per minare la nostra azione collettiva”. Gli industriali Ue ritengono di fondamentale importanza per la capacità dell’Unione di agire di fronte alla pressione estera sui singoli Stati membri che “il Consiglio Ue passi da un processo decisionale basato sul voto all’unanimità sulle questioni di politica estera al voto a maggioranza qualificata”.