Triste capodanno

E così è arrivato, in extremis, l’accordo per la Brexit: dal 1° gennaio la Gran Bretagna sarà un Paese extracomunitario. L’addio all’Ue è realtà. Il premier britannico, esulta. Noi no. Sarà un capodanno triste!

E così è arrivato, in extremis, l’accordo per la Brexit: dal 1° gennaio la Gran Bretagna sarà un Paese extracomunitario. L’addio all’Ue è realtà. Il premier britannico, esulta. Noi no. Sarà un capodanno triste!
Non ci interessa quante miglia di mare sono state concordate per la pesca, o la questione dei dazi, dei trasporti, dei visti d’entrata, delle restrizioni all’immigrazione (lo stop agli immigrati è stato uno dei motivi della vittoria, peraltro risicata, del referendum pro Brexit), o dell’Erasmus (gli scambi universitari che vengono bloccati)… tutte questioni – peraltro – molto importanti.
A noi interessa la brutta marcia indietro nella storia dell’Europa e del Regno Unito. Londra ne pagherà certamente lo scotto, fors’anche la spaccatura con la Scozia che vuol rilanciare un referendum per l’indipendenza e per restare in Europa. E che la regina Elisabetta non ne abbia fatto neanche cenno nel suo discorso natalizio, indica quanto si tratti di una realtà surreale.
L’esultante Johnson ha proclamato: “Abbiamo ripreso il controllo delle nostre leggi e del nostro futuro”. E in un comunicato scrive: “L’accordo garantisce che la Gran Bretagna non sia più il satellite dell’Unione Europea, che non siamo più legati alle regole dell’Ue e che abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi prefissati per il ritorno della sovranità. Un sistema per il controllo dell’immigrazione ci ridarà il controllo totale di chi entra in Gran Bretagna e la fine del libero movimento delle persone”. Parole tristi, inaccettabili, inneggianti all’individualismo nazionalista, come se un’esperienza di fratellanza sia un fatto negativo: sempre, quando si mettono le vite insieme, ciascuno rinuncia un po’ a se stesso! Ed è assurdo, di corto respiro e rischioso parlare di riduzione delle singole sovranità nazionali quando l’obiettivo è una grande sovranità condivisa!
Il processo di unificazione europea è stata la concretizzazione di un ideale di pace che 80 anni fa sembrava semplicemente utopistico. Si fonda su una cultura cristiana comune, costruita sulle basi della rivoluzione religiosa e sociale di San Benedetto e dei suoi monaci, portata avanti nel Medioevo dalle università. Costituita infine sulle ceneri della seconda guerra mondiale: sono stati i cristiani i primi a intuire che i popoli d’Europa dovevano ritrovare il loro grande legame di fratellanza.
Ed è avvenuto di fatto, si è consolidato, ma va completato: manca ancora l’unione politica che un giorno arriverà. Di fatto questa Unione di popoli, costruita nella pace, si fa modello per tante altre nazioni della terra ancora in armi tra loro. Certo, tanti gli errori e tante le storture da raddrizzare. Ma il meglio si ottiene collaborando, non fuggendo.

(*) direttore “Il Nuovo Torrazzo” (Crema)

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