“Sono davvero entusiasta del progetto, una monumentale celebrazione del cristianesimo, attraverso milioni di preghiere esaudite, nel cuore d’Inghilterra, uno dei posti più secolarizzati del mondo. Anche se la Chiesa cattolica non ha partecipato formalmente alla costruzione, ha messo il suo mattone, promuovendo questo muro eterno in tutti i modi possibili”. Monsignor Timothy Menezes è il decano della cattedrale di Saint Chad, chiesa madre dell’arcidiocesi di Birmingham, dove sorgerà l’Eternal Wall of Answered Prayer. Un milione di laterizi, disposti a formare un’enorme striscia di Mobius, che ha ricevuto, in questi giorni, il permesso di costruzione. L’anello bianco, alto 51 metri, senza inizio e senza fine, sarà una testimonianza, per migliaia di automobilisti, “dell’infinito amore di Dio che sempre ascolta e sempre risponde alle nostre richieste”.
Preghiere aperte con una app. Questa cattedrale contemporanea, immersa nel verde, per incoraggiare i visitatori a rilassarsi e rientrare in loro stessi, sorgerà appena fuori la città di Birmingham. Al punto di incontro tra le due autostrade più importanti del nord d’Inghilterra, la M6 e la M42, il muro sarà visibile a mezzo milione di automobilisti ogni giorno da nove chilometri di distanza. L’Eternal Wall of Answered Prayer sfrutta anche gli ultimi sviluppi tecnologici, consentendo di accedere ad ognuna del milione di storie con il quale sarà costruito, con un semplice clic su una app. Si potranno anche selezionare, via audio, via video e via sms, alcune parole invece di altre, magari scegliendo le richieste e le storie più vicine alla condizione esistenziale di chi arriva fino a qui. Si punta all’inaugurazione nel 2022 ma per la costruzione sono necessari quasi 10 milioni di euro dei quali 640mila sono già stati raccolti con donazioni e offerte online.
Rapporto tra uomo e Dio. “Certo incoraggeremo i cattolici a contribuire al progetto inviando preghiere dei quali sono stati autori e protagonisti”, continua monsignor Menezes. “La fede diventa viva, attraverso racconti nei quali Dio è intervenuto per aiutare una persona in difficoltà. Soprattutto in questa era Covid, quando è chiaro, come confermano anche tanti sondaggi, che la gente prega di più, è commovente vedere innalzarsi questo muro che è una celebrazione del rapporto sempre vivo e fecondo che intercorre tra uomini e Dio”.
Ecumenico e interreligioso. Per questo l’arcivescovo di Birmingham Bernard Longley ha dato il suo sostegno al progetto che ha una natura ecumenica e anche interreligiosa.
Accanto al muro vi sarà una mostra dove ciascuna fede potrà esprimere il proprio modo di pregare.
È cominciata anche la consultazione con gli altri leader religiosi di questa zona del nord d’Inghilterra per scoprire come intendono partecipare al progetto.
Invocazioni e risposte. “Essere cristiani oggi vuol dire essere ecumenici e interreligiosi”, continua monsignor Menezes. “Sono queste stesse suppliche, che sono state ascoltate, a farci capire quanto misterioso e impenetrabile sia Dio. E laddove un’invocazione sembra essere caduta nel vuoto può darsi che, in realtà, una risposta ci sia stata. Magari non quella che si aspettava chi ha pregato. Oppure è anche possibile che era necessario aspettare un periodo di tempo più lungo prima che arrivasse una risposta”.
Una visione prima del muro. L’idea del muro è stata di Richard Gamble, ex cappellano anglicano della squadra di calcio del Leicester, che ha avuto una visione, nel 2004, nella quale Dio gli chiedeva di avviare il progetto. Per il muro ha voluto che si pregasse per dieci anni prima che un’idea vincitrice emergesse da una competizione, organizzata dal Royal Institute of British Architects, organo professionale internazionale degli architetti. Tra 133 provenienti da 28 paesi diversi è stato Paul Bulkeley, dello studio Snug Architects, a pensare alla striscia di Mobius. “Penso che il fatto che ci si affidi alla Provvidenza senza nessuna vera garanzia che il muro sarà costruito se non vi saranno sufficienti donazioni sia profondamente cristiana in un’epoca nella quale si vuole controllare e programmare tutto e non si è più capaci di aspettare”, conclude monsignor Menezes. “Mi piace anche pensare che persone di tante culture diverse, credenti e non, possano trovare qui qualcosa che parli a loro in un modo speciale, un spazio per ritrovare quel mistero che è al centro della vita di ciascuno di noi”.