Il Regno Unito passa oggi, 11 maggio, alla “fase 2”, anticipata da un annuncio del premier Boris Johnson. I media britannici hanno sintetizzato: dallo “stare a casa” allo “stare attenti”. Una nuova fase che preoccupa Phil McCarthy: “spero che vi sarà il buon senso di gestire la pandemia senza rischi inutili”, spiega l’amministratore delegato di “Caritas Social Action Network” (Csan), agenzia della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles nel campo sociale, la quale raccoglie 48 associazioni che lavorano con bambini e adulti vulnerabili, anziani, senzatetto, migranti, rifugiati e disabili, richiedenti asilo e sieropositivi. “Do il benvenuto alla rimozione di alcune delle restrizioni perché è importante riavviare l’economia, anche se la salute va ancora protetta”.
Aumento delle richieste d’aiuto. Con un aumento vertiginoso della povertà per colpa del virus – le banche del cibo, in Gran Bretagna, hanno visto le richieste di prodotti in scatola e altri alimenti crescere del 60%, tra febbraio e marzo, diciassette volte di più che nello stesso periodo dello scorso anno – Phil McCarty e la sua organizzazione si sono ritrovati nell’occhio del ciclone di una domanda sempre più consistente. In un Paese, come il Regno Unito, dove, negli anni dell’austerity il welfare state è stato ridotto e i volontari delle caritas svolgono spesso il compito che una volta toccava agli assistenti sociali. Philip McCarty e il suo gruppo di sei persone, una volta imparato come usare Zoom, hanno avviato una collaborazione con la Società San Vincenzo de Paoli (Saint Vincent de Paul Society) e messo a punto un documento per affrontare l’emergenza.
Una “guida” per affrontare il Covid. Con il documento denominato “Raccolta di risorse contro il Covid-19 per parrocchie cattoliche e agenzie diocesane della Caritas” (disponibile sul sito https://www.csan.org.uk/guidance/covid-19/) “abbiamo voluto rispondere alla domanda di chi ci contattava per chiederci come comportarsi durante questa difficile crisi”, spiega l’amministratore delegato di Csan. “Se in una parrocchia il rischio è l’isolamento dei fedeli, consigliamo di avviare un numero telefonico amico che può chiamare chi si sente solo e anche di organizzare dei gruppi che si incontrano online”. Nel testo sono previste una serie di situazioni concrete. Per esempio che cosa fare quando si riceve la spesa a casa essendo in isolamento ed è necessario evitare il contatto con chi la porta. “Il pagamento va fatto con il Bancomat e non è necessario aprire la porta per ringraziare”, si legge nel documento. Il libretto insegna anche come cercare, dentro a una comunità, chi ha più bisogno di aiuto, oltre a suggerire le organizzazioni più competenti per diverse situazioni. Vengono inoltre offerte una serie di preghiere da utilizzare.
Vescovo Drainey: “aiutate le charities”. Quando ripensa alla fase uno della crisi da coronavirus Philip Mc Carthy racconta tutte le difficoltà di rispondere a una domanda di cibo e soldi aumentata di colpo. Per non parlare delle case di riposo, diverse delle quali sono in mano alle associazioni che fanno riferimento a Csan, dove sono mancate le protezioni necessarie contro il virus. La sospensione dei fondi che di solito arrivavano dalle offerte raccolte in chiesa, generata dallo stop alle messe, ha provocato un buco nelle risorse “molto difficile da riempire”. Dotare i dipendenti della tecnologia necessaria perché potessero lavorare da casa ha comportato un altro costo in una situazione già difficile. “Per questo motivo il nostro presidente, il vescovo Terence Drainey, ha lanciato un appello, all’inizio della crisi, incoraggiando i cattolici a dare priorità ai poveri” e sottolineando come “le associazioni al loro servizio si trovino in difficoltà, in questo momento, private dei soldi delle offerte”. I poveri, anche in questa emergenza sanitaria, economica e sociale, non possono aspettare.